SALVINI FINALMENTE HA CAPITO CHE FINCHÉ CI SONO DI MEZZO GLI AFFARI DI MEDIASET, BERLUSCONI FARA' DA STAMPELLA AL GOVERNO DI RENZI - FORZA ITALIA È NEL CAOS, IL "RENZIANO" ROMANI E BRUNETTA LITIGANO E LA METÀ DEL GRUPPO DI PALAZZO MADAMA PRONTO A VOTARE IN DISSENSO…

La finta tregua ostentata dopo un incontro andato male, quello di domenica sera ad Arcore tra Berlusconi e Salvini, degenera in una guerra aperta nel pieno dell’aula del Senato. L’ordine dell’Aventino per i senatori leghisti e poi dell’attacco ai forzisti arriva al telefono direttamente da Strasburgo, dove Salvini partecipa alla plenaria dell’Europarlamento...

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Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

 

BERLUSCONI SALVINI BERLUSCONI SALVINI

La finta tregua ostentata dopo un incontro andato male, quello di domenica sera ad Arcore tra Berlusconi e Salvini, degenera in una guerra aperta nel pieno dell’aula del Senato. Perché lo scontro esploso tra leghisti e e forzisti a Palazzo Madama, coi primi che abbandonano l’aula e accusano i secondi di aver fatto da «stampelle a Renzi assieme a Verdini», non ha precedenti in questa legislatura. Tanto più che l’ordine dell’Aventino e poi dell’attacco ai forzisti arriva al telefono direttamente da Strasburgo, dove Matteo Salvini partecipa alla plenaria dell’Europarlamento.

 

La notizia della rottura e dell’isolamento di Fi rabbuia Silvio Berlusconi quando ha appena parlato con Putin per gli auguri di compleanno all’amico e dopo aver concluso sorridente l’incontro nella sede del partito con i 120 amministratori campani portati dalla sponda Ncd da Nunzia De Girolamo, con tanto di carica di frutta secca al seguito.

Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse

 

«Nelle prossime ore chiamo io Matteo, glielo spiego che per noi non c’erano le condizioni per l’Aventino, che non è nelle nostre corde, i nostri elettori non capirebbero», spiega il Cavaliere a chi lo sente nel breve tragitto tra il partito e il cinema in centro dove in serata proiettano il docu-film curato dalla Fondazione Craxi.

 

Brunetta Salvini foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse

Ha provato in tutti i modi a tenersi fuori dal pantano del Senato, ha dato forfait anche alla riunione di gruppo di oggi trasformatasi poi in effetti in una polveriera. Eppure la grana riforma gli esplode tra le mani. «Da quel che mi ha spiegato Romani se non fossimo rimasti in aula sarebbe saltato per aria l’intero gruppo» ha continuato a spiegare l’ex premier a chi gli chiedeva conto della linea ondivaga. E a chiedergli conto è soprattutto il capogruppo Renato Brunetta, su tutte le furie per la strategia adottata dal collega del Senato.

 

Romani non ha scelta, in effetti. Almeno una decina di senatori gli hanno comunicato che in caso di Aventino si sarebbero presentati in aula in dissenso. Da Matteoli a Carraro, da Scoma a Villari, tra gli altri. Si arriva così al voto favorevole di Fi all’emendamento sulla dichiarazione di guerra che salva il governo e poi alla decisione di non firmare con le altre opposizioni la lettera da inviare al Colle e infine a quella di restare in aula, in rotta con grillini e leghisti.

 

RENATO BRUNETTA LITIGA CON PAOLO ROMANI RENATO BRUNETTA LITIGA CON PAOLO ROMANI

«Al peggio non c’è mai fine, questi vogliono fare i più fighi del bigoncio, facciano pure...» sbotta Romani uscendo dall’aula in serata. Al gruppo, oltre a lui, anche i pesi massimi Gasparri e Matteoli sostengono la tesi del no all’Aventino. Emilio Floris, forzista sardo, a inizio riunione esordisce così: «L’ultima volta che ho parlato con Berlusconi, giorni fa, mi ha chiesto perché stiamo sostenendo Renzi al Senato. Semplice, gli ho risposto, “perché ce lo hai detto tu”».

 

Riccardo Villari va oltre: «Altro che Aventino, io resto in aula e la riforma per coerenza la voto pure». Non resterà solo. Il solo Augusto Minzolini si astiene sull’emendamento della discordia ed è per l’Aventino: «Lasciamoli soli con Verdini, pensate che spettacolo». Ma non li convince. A un chilometro da lì Berlusconi ripeteva il canovaccio di sempre: «Renzi mi ha deluso, è un bulimico di potere, la democrazia è a rischio». Ma se è così, i suoi al Senato non se ne sono accorti.

 

 

 

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