SATIRA A CORRENTE ALTERNATA - BRUNETTA A DAGOSPIA: “ABBIAMO CHIESTO SCUSA PER LA VIGNETTA SULLA BOSCHI. MA NESSUNO SI INDIGNÒ QUANDO LE CARFAGNE E LE GELMINI FURONO CALUNNIATE DA FEROCI ATTACCHI MASCHERATI DA SATIRA”
Lettera di Renato Brunetta a Dagospia
LITE SANTORO BRUNETTA A SERVIZIO PUBBLICO
Caro Dago,
noi siamo per la libertà di satira, ma anche per il diritto di criticare la satira. E per il dovere di chiedere scusa quando chi ne è stato oggetto si sente ferito.
Questo è successo ieri sul Mattinale e intorno al Mattinale. Abbiamo ospitato una vignetta dedicata al ministro Maria Elena Boschi e alla sua chiamata all’“unione” dei voti, da qualsiasi parte provengano, sulla legge governativa per le Unioni Civili. Abbiamo chiesto scusa, con molta semplicità, all’On. Boschi e a quanti si siano offesi. Vi sfidiamo a trovare un gesto simile da parte di qualche altro giornale.
Capita di sbagliare, e di mettere in pagina scorie di laboratorio. È successo a tutti, o no? Varrebbe il monito evangelico del “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”, specie quando si recita il mea culpa. Nel nostro caso le scuse hanno eccitato al linciaggio. Come se l’umiltà di dire “ho sbagliato” significasse debolezza. E quando uno è debole, monta la canea.
Siamo gente di mondo, sulla scena pubblica le si dà e le si prende. Ma in questo caso è capitato qualcosa di diverso. Si è usato il pretesto di un errore e della sua onesta ammissione, per scatenare la furia degli ipocriti, il cui scopo palese è la “character assassination” del Mattinale in quanto tale, della sua esistenza in vita.
Lo ha freudianamente confessato ieri Fabrizio Cicchitto parlando di “morte del Mattinale”, tiè, lui che pur di vivere e sopravvivere si attacca alle mammelle di Renzi. E se è sessismo, amen, non ci scusiamo.
Osserviamo il crescendo iroso delle dichiarazioni di ieri e dei commenti giornalistici di oggi. La tecnica è di scuola antica. Suona il tam tam il responsabile della comunicazione del Partito democratico, immediatamente – chi è del mestiere lo capisce – si scatena la batteria delle dichiarazioni dei politici, una corsa formidabile a prendere posizione non certo in difesa del ministro Boschi, ma per segnalarsi a tutto busto come guerrieri della Santa Causa.
L’accusa di sessismo, infondata nei termini con cui ci è stata rovesciata in testa, è un pretesto per delegittimare qualunque critica politica esca da questa nostra bocca. È una forma di censura che mira al centro della espressione politica per impedirci di partecipare al campionato.
Come se un fallo da ammonizione venisse innalzato a pretesto per escluderci dal torneo della vita pubblica. Per capire le dimensioni da armata napoleonica dell’attacco, forniamo l’elenco, per capirci, di tutti coloro che sono intervenuti su agenzie e siti web per esibire la loro crescente indignazione.
Silvia Fregolent (Pd), Valeria Fedeli (Pd), Anna Finocchiaro (Pd), Marco Di Maio (Pd), Valentina Castaldini (Ncd), Fabrizio Cicchitto (Ncd), Camilla Fabbri (Pd), Sergio Lo Giudice (Pd), Dorina Bianchi (Ncd), Vanna Iori (Pd), Alessandro Zan (Pd), Sergio Pizzolante (Ap), Monica Cirinnà (Pd), Nino Bosco (Ap), Matteo Colaninno (Pd), Ernesto Carbone (Pd), Gea Schirò (Pd), Paolo Gandolfi (Pd), Sandra Zampa (Pd), Giuseppe Guerini (Pd), Michela Marzano (Pd), Davide Mattiello (Pd), Lucrezia Ricchiuti (Pd), Grazia Rocchi (Pd), Veronica Tentori (Pd), Daniele Viotti (Pd).
Stamani sui giornali lo strepito continua. Alcuni correttamente riferiscono sia le accuse sia le scuse. Altri, invece, si esercitano nell’arte della ipocrisia un tanto al quintale. La specialista massima in questa arte è Maria Teresa Meli. Costei si cimenta addirittura nel tentativo temerario di negare la stessa liceità per un giornale politico di fare satira contro i suoi avversari.
Come se 1) esistessero giornali che non siano politici; 2) si potesse impedire che giornali politici usino tutti gli strumenti dell’orchestra. Chi ha tramandato con successo e senza mai chiedere scusa l’arte della satira come dileggio è quell’Unità che oggi si strappa le vesti rosse.
Domandiamo a Maria Teresa Meli l’elenco dei suoi poderosi interventi allorché si impiccarono al palo più alto dello sfregio sessista e si calpestarono le reputazioni delle ministre di centrodestra non solo attraverso la satira, ma con il gossip calunnioso e squadristicamente ripetuto da una batteria di giornali, spettacoli teatrali, comizi, libri, trasmissioni televisive.
Qui ci limitiamo a fornire una guida internet per recuperare le vignette, quelle sì veramente sessiste e violente, che hanno colpito le ministre Carfagna, Gelmini e Prestigiacomo e la governatrice Renata Polverini. Nessuna replica a queste offese sfiorò la mente delle signore e dei signori del Pd sopracitati.
Abbiamo provato a fare una ricerca nell’archivio del Corriere della Sera se Maria Teresa Meli sia mai intervenuta a difendere Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo, Mariastella Gelmini.
Forse ci sfugge qualcosa, com’è noto nessuno è perfetto. Ma forse la Meli meno che mai.
VIGNETTA DI VAURO SU FIAMMA NIRENSTEIN
Ci viene in mente anche un’altra storia infinitamente dolorosa e grave perché ha messo a rischio la vita stessa di una nostra parlamentare, Fiamma Nirenstein, oggetto di una vignetta antisemita e sessista di Vauro, che riuscì peraltro addirittura ad averla vinta in Tribunale riscuotendo denaro su chi aveva osato criticarlo. Sul Corriere ne scrisse con coraggiosa veemenza Pierluigi Battista, non abbiamo trovato una sola dichiarazione a difesa della Nirenstein né di Maria Teresa Meli, né dei giornalisti che oggi si sono cimentati nell’attacco a ‘Il Mattinale’ e neppure tra i politici del Partito democratico.
Quanto all’Unità, è così falsa che si autodemolisce sin dal titolo, che comincia subito con un refuso, specchio di anime ipocrite, nate con il refuso incorporato.
Mai chiesto scusa l’Unità, sempre a trattare le critiche alla satira come un’offesa mortale alla libertà. Quando, alla vigilia di un viaggio estremamente pericoloso, Benedetto XVI fu sottoposto a un feroce attacco mascherato da satira – Vauro e Crozza lo travestirono da nazista, lo illustrarono come uno che abbatte le colombe della pace – come si comportò il giornale organo ufficiale allora dei Ds? Dinanzi alle timide critiche del vecchio cardinal Tonini, lungi dall’accusare o dal pretendere le scuse dagli autori di questa vergognosa aggressione, dedicò il titolo di prima pagina al tema. Così, a tutte colonne: “Sul Vaticano non si può scherzare”.
davide mengacci mara carfagna 5
Tutta la brava gente di cui sopra se si scusasse per le sue offese, e lo facesse adesso, sarebbe certamente tardivo ma comunque apprezzabile.
Siamo noi adesso a chiederlo, cara Finocchiaro, cara Meli.
Altrimenti se la vostra indignazione è a corrente alternata, e il moralismo è a bersaglio mobile, non solo siete non credibili ma anche indecenti...
Infine, diciamo un’altra cosa: siamo orgogliosi di questo attacco delle truppe cammellate contro di noi. Vuol dire che disturbiamo il manovratore, il quale manda avanti i suoi bravi e le sue brave.
Al che manzonianamente rispondiamo: verrà un giorno...
DEDICATO A MARIA TERESA MELI E A TUTTI GLI INDIGNATI A CORRENTE ALTERNATA
Per vostra opportuna conoscenza qui ci limitiamo a fornire una guida internet per recuperare le vignette, quelle sì veramente sessiste e violente, frutto di una nostra prima raccolta, che negli anni scorsi hanno colpito le ministre Carfagna, Gelmini e Prestigiacomo e la governatrice Renata Polverini.
Visto che non abbiamo trovato parole di indignazione, pronunciate al momento della loro pubblicazione, della Meli, o della Finocchiaro, o della Fedeli, o di tutti gli altri indignati, invitiamo i suddetti a indignarsi adesso per allora. Se lo facessero sarebbe certamente tardivo ma comunque apprezzabile. Magari sarebbe meno stantio nell’aria il lezzo insopportabile di doppiopesismo. Altrimenti la vostra indignazione a corrente alternata non solo non è credibile ma è anche indecente
Le vignette su MARA CARFAGNA:
• Vignetta di VAURO del 2008 intitolata “Carfagna di lusso” (pubblicata sul suo blog il 15 novembre 2012)
• Vignetta di VAURO del 2010 intitolata “La Carfagna chiede scusa ai gay”
vauro furioso contro il milionario briatore che fa il comunista
(pubblicata sul suo blog il 16 luglio 2012)
• Vignetta di VAURO del 2010 intitolata “La Carfagna si dimette”
(pubblicata sul suo blog il 27 febbraio 2012)
• Vignetta di VAURO del 2008 intitolata “Ddl Carfagna”
(pubblicata sul suo blog il 4 febbraio 2012)
• Vignetta di BY CB del 2010
(pubblicata sul suo blog il 20 novembre 2010)
• Vignetta di MAGNACCIOSATIRICO.COM del 2011
(pubblicata il 31 marzo 2011)
• Vignetta di SALIS & MAZZOTTA del 2010
(pubblicata il 2 giugno 2010)
• Vignetta del 2008
(pubblicata il 14 settembre 2008)
• Vignetta del 2010 pubblicata da Rosaria Esposito (candidata Pd – elezioni regionali 2010 in Campania)
(pubblicata il 9 marzo 2010)
• Vignetta di LELE CORVI del 2009
(pubblicata il 13 ottobre 2009)
• Vignetta di VAURO del 2012
(pubblicata da ‘Il Fatto Quotidiano’ il 11 ottobre 2012)
Le vignette su MARIASTELLA GELMINI:
• Vignetta di VAURO del 2010 intitolata “Bunga bunker” (pubblicata sul suo blog il 29 agosto 2012)
• Vignetta di BETTY del 2010
(pubblicata il 23 gennaio 2010)
Le vignette su STEFANIA PRESTIGIACOMO:
• Vignetta del 2008
(pubblicata su ‘Polis Blog’ il 30 luglio 2008)
• Vignetta di VINCINO del 2008
(pubblicata su ‘Il Foglio’ il 23 febbraio 2008)
Le vignette su RENATA POLVERINI:
• Vignetta di VAURO del 2010 intitolata “Le scaramanzie della Polverini”
(pubblicata sul suo blog il 17 settembre 2012)
"Il Mattinale" di Renato Brunetta