E SCIABOLETTA INFILZO' IL BANANA - L'ARCHIVIO SEGRETO SEQUESTRATO AL SEGRETARIO DI SCAJOLA, AI TEMPI IN CUI ERA MINISTRO, INCHIODA BERLUSCONI – IL BANANA TREMA PER LA VICENDA DEL LATITANTE MARIO LEDDA

1.ECCO L'ARCHIVIO SCAJOLA LE CARTE CHE COINVOLGONO B.
Marco Lillo per "fa"

Silvio Berlusconi ieri mentre era ospite a Omnibus ha detto la sua sull'archivio segreto sequestrato al segretario di Claudio Scajola, Luciano Zocchi, braccio destro del politico di Imperia quando era al ministero. "Non potevo immaginare nulla di questo, bisognerà vedere - ha detto Berlusconi - quali carte sono, se sono veramente segrete, spero che non lo siano".

Purtroppo per Berlusconi però le carte segrete nell'archivio ci sono e riguardano proprio il grande segreto dei rapporti tra Claudio Scajola e l'ex presidente del consiglio. Le carte che possono mettere in imbarazzo il leader di Forza Italia sono quelle trovate dalla Guardia di Finanza di Roma a casa di Zocchi nel 2013 durante una perquisizione relativa all'inchiesta sull'eredità del marchese Gerini, contesa tra gli eredi e i salesiani.

In particolare "la cartellina azzurra recante la dicitura ‘CS - IM ML' contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda" dove CS sta per Claudio Scajola, Im sta per IMperia e ML sta per Mario Ledda. In quel faldone sono contenute le 150 pagine del fascicolo integrale dell'indagine penale sul favoreggiamento di Mario Ledda, un condannato per violenza carnale e altri reati che fuggì latitante in Francia.

L'indagine, della quale Il Fatto si è già occupato nel novembre del 2011, era partita nel 2002 a Milano con le dichiarazioni accusatorie della vedova Ledda, Maria Di Liberto, poi deceduta, e la consegna di un memoriale dell'ex latitante, morto il 21 dicembre del 2001 per un tumore alla gola. L'inchiesta è stata poi trasferita per competenza a Imperia nelle mani del procuratore Galliano poi girata alla magistratura di Imperia che non ritenne di ravvisare le prove di reati né iscrisse sul registro degli indagati Claudio Scajola e archiviò tutto.

La seconda cartellina dell'archivio trovato a Luciano Zocchi, ha un titolo inquietante: "Potere e verità non coincidono', contenente - si legge nel verbale di sequestro - un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicenda Mario Ledda".
In quelle carte c'è la storia di un lungo rapporto dell'ex ministro con il pregiudicato Led-da.

Nel faldone c'è il suo casellario giudiziale: 5 pagine di precedenti dalla truffa alla violenza carnale. Dopo la condanna definitiva nel 1998 Led-da fuggì in Francia, a suo dire aiutato da Scajola e dai suoi amici. Poi fu arrestato in Francia su denuncia dell'imprenditore Pietro Isnardi nel 1999. Dopo quell'arresto inizia una lunga serie di pressioni su Scajola.

In una lettera del settembre 1999 (pubblicata sotto) Ledda chiede aiuto a Scajola dopo essere finito in carcere in Francia. Il pregiudicato ricorda minacciosamente a Scajola il suo ruolo nell'avere favorito la sua carriera sponsorizzandolo con Berlusconi e poi richiama l'aiuto ricevuto nella latitanza da Scajola, dallo stesso Isnardi e poi da Vito Lucia e da Roberto Mengozzi, due persone legate al ministro e a Isnardi.

Il memoriale è da prendere con le molle visto che la Procura di Imperia non vi ha ravvisato reati. Tre mesi prima di morire, Mario Ledda invia un telegramma, consegnato poi dalla vedova Ledda al pm di Milano. Zocchi ha ottenuto queste carte dell'indagine legalmente e facendone richiesta a Imperia. Il telegramma è destinato alla moglie di Scajola. C'è scritto:

"Cara Maria Teresa, sono contento per quello che leggo che anche tu diventi famosa... sulla scia di tuo marito da me portato sugli altari. A salire è facile ma è altresì rapida la discesa se si dimenticano gli antefatti alla base di un successo. Auguro lunga attività e successo rammentando a te e lui (al ministro Ndr) i tempi del felice connubio con Pietro (Isnardi Ndr); Vito (Lucia, Ndr); Mengozzi e altri, sperando con ciò che non gli sia di futuro fastidio". Mario L". In pratica il condannato, rientrato in Italia e finito ai domiciliari, ricordava al ministro tramite la moglie che poteva dire i nomi di quelli che - secondo lui - lo avevano aiutato nella latitanza compiendo un reato.

Un mese dopo Scajola, secondo la testimonianza della vedova Maria Di Liberto, confermata da Luciano Zocchi, interessa il suo segretario particolare per tenere buona la signora. Ma in quelle carte ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi. C'è un'informativa dei Carabinieri di Milano al pm Carnevali del 10 ottobre 2002 in cui si legge che Maria D Liberto in data 16 e 17 luglio 2002 aveva riferito "il nominativo della persona, ora deceduta, che aveva presentato Mario Ledda all'onorevole Silvio Berlusconi: "che era comunque una persona di fiducia del dottor Berlusconi presso la cui abitazione aveva libero accesso" ovvero tale Edoardo Teruzzi, persona che in epoca remota aveva costruito un complesso residenziale nell'hinterland di Milano".

I Carabinieri in una seconda informativa della Stazione di Brugherio datata 1996 aggiungono che Teruzzi era impiegato presso la Fininvest e ‘procacciatore di affari di Berlusconi'. Nel suo memoriale, consegnato alla vedova perché lo usasse contro Scajola per ‘vendicarlo' del suo scarso aiuto, Ledda raccontava le confidenze ricevute dall'ex ministro quando erano amici perché gli era riconoscente per il ruolo giocato nel portarlo da Berlusconi.

Scajola gli avrebbe riferito tra l'altro che un maresciallo in servizio al Palazzo di Giustizia di Milano si era offerto di aiutarlo ad avere notizie sulle indagini che riguardavano Berlusconi. Poteva rivelarsi molto prezioso perché vedeva le carte prima dei pm milanesi.
Questa parte del memoriale che riguardava le soffiate del maresciallo sulle indagini di Berlusconi è stata stralciata nel 2002 dal magistrato della Procura di Milano che aveva in carico il caso: l'aggiunto Corrado Carnevali.

Le carte quindi non sono presenti nell'archivio di Zocchi. Certamente non sarà stata trovata alcuna prova contro il carabiniere che ha continuato poi a prestare servizio per l'Arma. Il procuratore aggiunto Carnevali si era mosso con grande cautela. Allora non era filtrata nessuna notizia sull'inchiesta che sarebbe stata deflagrante per la politica nazionale: quando la vedova di Mario Ledda, dopo la sua morte, si presentata in Procura piena di risentimento e carte, Scajola è ministro dell'interno.

2.UN MARESCIALLO IN AIUTO DI SILVIO, POI FAVORI E ORGE IN VILLE ROMANE
Da "il Fatto Quotidiano"

Pubblichiamo parte della lettera-memoriale scritta a Nizza il 9 settembre 1999 da Mario Ledda all'onorevole Claudio Scajola. La lettera è stata esaminata dal pm che non vi ha ravvisato reati.

Caro Claudio, per il contenuto e la riservatezza della presente sarà meglio leggere fino in fondo e tu personalmente. Mai il mio pensiero può e potrà allontanarsi da te, se non altro, per il motivo che, io, e solo io, per interessamento di Pietro, ti ho dato la possibilità di arrivare a quei vertici che oggi ti vedono protagonista e ne sono contento, senza peraltro disconoscere le tue capacità, anche se discutibilissime nel metodo.

Mi rendo conto che "il fine giustifica il mezzo". Ciò non ti esime, che ai doveri di riconoscenza non si risponde con le "bastardate", è una tua parola ricorrente, ed esattamente, avanti a me hai affermato (in cerca del mio consenso) che: "Quando faccio le bastar-date le faccio bene, le so fare", sono ancora parole tue, ma che trovano la mia approvazione. (...) "Avete favorito la mia latitanza, mi avete pagato casa e spese" Voglio essere convinto che nel mio caso non avrai avuto ruolo alcuno, se non altro per gli 87 giorni di carcere da te sofferti, e che mai potrai dimenticare.

Pietro (Isnardi, amico di Scajola e imprenditore dell'olio che ha denunciato Ledda portando al suo arresto in Francia, Ndr) ha frainteso forse, il mio modo di operare in suo favore e a fin di bene per non vederlo ignobilmente coinvolto in contraffazione (che pure c'è stata) della bottiglia d'olio e danneggiare così la sua azienda, che ho sempre stimato per la sua serietà nella sua conduzione aziendale.

Non sarà stato lui ad avere preso iniziative, sono sicuramente degli estranei (criminali professionisti) per fini speculativi, forse ben pagati, e avvalendosi della forza (...) I nostri rapporti pregressi, dopo avere raggiunto il tuo scopo, sono stati altalenanti (anche se nella mia disgrazia per i fatti italiani), ma prima e dopo il 27 febbraio '97, mi hanno fatto vivere bene; mi avete sempre assistito sia moralmente che economicamente, e tu e Pietro, avete favorito al meglio la mia forzata latitanza in Italia e in Francia, che per scelta e suggerimento di Vito (Lucia, ndr), avvalendosi, con l'inganno, della preziosa collaborazione di Roberto (Mengozzi, ndr) (subordinato per ragioni di lavoro), che ha fatto da prestanome anche per il contratto della corsa che Pietro ha finanziato e dato ordine di eseguire, il tutto anche per tuo conto.

"Il consistente contributo della Riviera trasporti" Non posso disconoscere nulla: mi avete trovato e pagato la casa, sempre; mi avete fornito il telefonino in abbonamento a Nizza e sempre a nome di Roberto; mi avete finanziato in toto fino all'arresto; mi avete fatto dei grandi e numerosi inviti a pranzo e cena, anche nei miei compleanni oltre che nelle vostre normali visite a Nizza e nei migliori ristoranti: Flò, Charlot 1er e altri che non ricordo il nome, una sera in particolare sei sbarcato all'aeroporto di Nizza proveniente da Roma (tua nota viaggio non rimborsabile dalla Camera perché all'estero), c'era presente Pietro, l'anfitrione, e Vito, abbiamo cenato di gran lusso al ristorante Charlot 1er.

Prima e successivamente, sempre tu personalmente, e più volte mi hai anche invitato a Nizza, il tuo direttore della Rt, Riviera trasporti (con auto di servizio e con tanto di autista in divisa), Carlo Canti, con "buste" aperte e contenente un consistente contributo della Rt e quantità di sigari toscani (omaggio personale di Canti), nonostante tu avessi sempre avvertito di stare vigile e attento sul personaggio che amministra l'azienda pubblica da te presieduta (ricorda la lettera fax da me inviata a te prima e al presidente della Provincia, avv. Gabriele Boscetto, per vigilare sul bilancio della Rt), e memore della precedente opportunità, la famosa "busta" a te consegnata, per il pagamento dei restauri del tuo ufficio, il mio tramite era allora un'insospettabile mezzo di consegna, tardi me ne sono reso conto e ho tentato con ogni mezzo di avvertirti.

Mi ricordo anche di avere inviato via fax copia al procuratore della Repubblica, dr Carli. Da ricordare pure, che nei primi di marzo del '97, prima di avermi "impacchettato" per Nizza il 5 marzo, acauto (Vito faceva da staffetta per la Polizia) per prendere possesso della casa.

"il maresciallo della procura di Milano e i suoi servigi in favore del Cavaliere"
In quei giorni, venne nel tuo ufficio di Imperia il maresciallo (....) della polizia giudiziaria di Milano, Palazzo di Giustizia, mentre tu eri appena andato a Roma, dove Giuliana del tuo ufficio ti ha notiziato telefonicamente, e credendo si trattasse della mia ricerca (ero appena andato in latitanza trovando ospitalità nella casa di Vito a Sanremo in via Goethe e da te e Pietro a Imperia, ci siamo anche incontrati in quella casa, con te, Pietro e Vito) sei tornato da Roma con urgenza per incontrarlo l'indomani, visto che non si trattava del mio caso, hai tirato un sospiro di sollievo.

Il (maresciallo, Ndr), a tuo dire, era venuto per offrire i suoi servigi (in cambio di ricompensa) tuo tramite in favore di Berlusconi per le sue vicende giudiziarie, e dal momento che lui faceva parte della polizia giudiziaria in Palazzo di Giustizia poteva fare molto, informandolo e fornendole... sempre tuo tramite, con notevole anticipo sugli atti giudiziari, che prima di andare al magistrato designato, passavano da loro con lo stesso, sempre a tuo dire, avevi tenuto un buon rapporto, non si sa mai! Questa è stata la tua esclamazione.

La domenica successiva, giorno 9, credo, con Pietro sei venuto a trovarmi a Nizza nella casa in Boulevard Victor Hugo 17, ivi trattenendovi dalle ore 12 alle 14, dove mi hai narrato la storia (...). Tu mi hai riferito che il maresciallo (...) ti aveva lasciato il numero di telefono di suo fratello che abita, se ricordo bene, in Piemonte, anche perché a Milano, tenuto conto della sua posizione in Palazzo di Giustizia, poteva avere il telefono sotto controllo.

A quei tempi il nostro rapporto era più che fiduciario, eravamo ai ricordi dei grandi sacrifici fatti insieme quando nessuno a Sanremo, di quel "gruppuscolo di iene" allora esistene in Forza Italia, non ti voleva come aderente al movimento e tanto meno come coordinatore provinciale, livello da te auspicato, e che io, successivamente, con forza e coraggio, ti ho incoronato nella carica, a Milano e dopo essermi ancora consultato telefonicamente con il presidente Berlusconi.

Sempre io, pur turandomi il "naso", così scriveva Montanelli per fare votare la Dc al posto di altre mediocrità dei partiti politici, ufficializzai la nomina in tuo favore di coordinatore di Fi nella provincia di Imperia. (...). Con Claudio, mi ricordo anche quel 6 gennaio '98, festa italiana della Epifania, quando con l'inganno mi avete fatto salire in auto, la Bmw di Vito, con lui alla guida e tu e Pietro a bordo, per rilasciarmi, dopo le mie umili preghiere, un'ora e mezzo dopo, consegnandomi circa 22 mila franchi francesi da parte di tutti e tre, e una elegante borsetta rossa di un negozio di Roma, contente sigari toscani comprati a Montecitorio, varie agende parlamentari, la navicella e altre varie regalie, casi per tacciarmi a non parlare con estranei delle nostre complicità di rapporto. (...) Tu iniziasti contro di me a sorpresa, una gazzarra di vituperio e minacce, rimproveri e avvertimenti.

(...) È anche certo che, quando ricordo il nostro primo incontro conviviale nella sede aziendale di Pietro, e a quel "segno della croce" prima di sederci a tavola mi viene ancora oggi, il sangue gelido nelle vene. Quel gesto lo ritengo una profanazione religiosa che a te ha però, portato fortuna, mentre a me ha riservato la "sfortuna" del carcere, in una nazione straniera laddove voi tutti mi avete segregato.

(...) "Le case con prestazioniparticolari a Nizza" Claudio, il tuo declino politico forse sta per avere inizio, evitalo se sei intelligente (non distorto) come tu ti professi, abbandona l'essere "furbastro", non paga. (...) Da parte mia ad una cosa sola non ho potuto e voluto adempiere, alla richiesta tua e di Pietro, di trovare posti di incontro e perversi e di farvi presentazioni "particolari" a Nizza o Cannes , così saresti più frequentemente venuto a trovarmi.

Io vi ho risposto che quelle "case" e quelle prestazioni "particolari" non potevo farle perché non le conoscevo e non facevano parte delle mie frequentazioni e del mio costume di vita. (...) Mi ero già fatto un concetto dai tuoi precedenti racconti sulle orge romane fatte nella villa con piscina (...) con le "attricette" della Rai, a base di aragoste e champagne.

Questa è la tua morale spudoratamente narrata. Rifletti Claudio (...) Questa mia esternazione vuole essere trasmessa lealmente a colui che aveva e ha il dovere sacrosanto di essere amico, (...) tu mi hai sempre detto: non ho mai perso un amico.

 

 

 

Berlusconi e Scajola SILVIO BERLUSCONI CLAUDIO SCAJOLA scajola scajola ansa SCAJOLA CON FELPA FIAT

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