LA SECONDA VITA DELL’UOMO DELL’EDITTO BULGARO – MICHELE ANZALDI È STATO PREMIATO DAL PREMIER CON UN SEGGIO DOPO UNA LUNGA CARRIERA NELLE RETROVIE E ORA ASCOLTA SOLO DUE PERSONE: RENZI E GENTILONI – HA FATTO LO SPIN DOCTOR PER RUTELLI E HA ALLEVATO FILIPPO SENSI
Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
Più che un fedelissimo di Matteo Renzi, Michele Anzaldi è il più antico spin doctor dell' attuale presidente del Consiglio. Oltre a essere il maestro di Filippo Sensi, in arte Nomfup, attuale portavoce e spin doctor di Renzi. E tutti quelli che lo conoscono da tempo lo chiamano, sinteticamente, così: «il Maestro». Forse è anche per questa lunga e nascosta storia che, a differenza di qualunque altro renziano, Anzaldi può permettersi tutto. O quasi.
Magari a Palazzo Chigi, come stavolta, a chi chiede si risponde che «quello che dice Michele non è concordato». Ma non viene smentito. Mai. Non lo è stato nemmeno ora che ha bombardato il sancta sanctorum televisivo della sinistra, Rai3 e il Tg3.
Il loro problema, ha detto al Corriere della Sera, è che «non si sono accorti che c' è un nuovo segretario nel Pd». Ha contestato lo spazio esagerato concesso alla minoranza interna («che poi vota con noi», ci dice), a spese dell' opposizione vera («che vota contro»). «Si sono inventati una loro opposizione virtuale», dice a Libero.
La sollevazione è stata generale: Usigrai, firme, mezzo Pd.
Tutti ad accusarlo di un nuovo «editto bulgaro», cioè di replicare la peggiore - per l' intellighentia di sinistra - infamia berlusconiana. È tornato sui suoi passi?
Nemmeno per sogno. «Noi palermitani siamo abituati alle invasioni», sorride con Libero.
Ieri ha rincarato la dose, dando dell'«arrogante» ad Andrea Vianello, direttore della rete, e augurando la pensione alla (fin qui) intoccabile figlia di Enrico Berlinguer, Bianca: «Se dipendesse da me, riterrei che ha dato tanto, ma così tanto alla Rai che può anche bastare».
Da Palazzo Chigi, silenzio.
Solo, a mo' di risarcimento, Renzi è andato al Tg3 serale.
Perché, in fondo, al premier fa gioco che qualcuno dica quello che lui stesso pensa, ma non può dire. Come la campagna che da mesi, in solitudine, Anzaldi combatte contro il sindaco di Roma. Ogni giorno a segnalare degrado, incapacità.
Quando mancava l' assessore alla Cultura per settimane, a giorni alterni, ha proposto nomi. Anche in questo caso da Palazzo Chigi nessuno ha osato fermarlo. Anche perché sarebbe complicato. «Michele», dice chi lo conosce, «non prende ordini da nessuno. Accetta osservazioni. E solo da due persone: Matteo (Renzi) e Paolo (Gentiloni)». Poi fa di testa sua.
MICHELE ANZALDI COME GOEBBELS SUL BLOG DI BEPPE GRILLO
Con il premier il rapporto è antico. Si parla dell' epoca in cui il 40enne che ora parla con Obama era uno sconosciuto giovane della Margherita, galassia rutelliana. Certo, uno dei più promettenti. Tanto che Francesco Rutelli lo impose come presidente della provincia di Firenze.
E chiese ad Anzaldi, dal 1996 suo capo ufficio stampa in Campidoglio, poi portavoce del sindaco, del candidato premier e del vicepremier nel governo Prodi, di prenderlo sotto le sue ali. Qualche intervista sui grandi giornali, qualche uscita su temi nazionali. Il giovanotto, effettivamente, aveva dei numeri. E prese il volo.
Il rapporto tra i due è rimasto saldissimo. Non è un caso che, alle ultime elezioni, Renzi - a sopresa per molti - volle farlo deputato. Da allora Anzaldi ha iniziato una seconda vita.
Da dietro a davanti la scena. Il primo esperimento mediatico è stata la lettera all' ambasciatore Usa con cui, alla testa di dieci deputati, contestava la nuova versione del Monopoli perché «inneggia alla finanza irresponsabile». Poi ha cominciato la campagna contro Marino.
E quindi la Rai, essendo in Commissione Vigilanza. Non ha risparmiato Massimo Giletti per l' attacco al vitalizio di Mario Capanna, Bruno Vespa per la puntata sui Casamonica, le assenze del servizio pubblico, gli stipendi dei vertici Rai.
filippo sensi nasconde il tablet dietro la schiena durante l incontro con papa francesco bergoglio
Da spin doctor ideava una linea. Ora prova a dettarla. E siccome chi lo conosce gli riconosce intuito, lo lasciano fare. Del resto, non è imbrigliabile. E non solo per carattere. Non è cresciuto a Partito e Disciplina.
Viene da Legambiente, poi passa alla rivista La Nuova Ecologia, allora diretta da Gentiloni. Da lì il salto alla politica, con Rutelli sindaco. È lui che assume Sensi in Campidoglio, nell' ufficio stampa. Da allora diventano un team collaudato e creativo.
Andrea Vianello e Bianca Berlinguer
Roma, la MargherIta, il governo. «Gli devo tutto», dice di lui Nomfup. Sua l' idea, nel '96, di spegnere le luci in tutti i monumenti di Roma, dopo la sentenza con cui Priebke era stato messo in libertà. O quella di listare a lutto la Fontana di Trevi per la morte di Anita Ekberg. O di fare un menù vegetariano nelle mense scoalistiche quando muore Linda McCartney, moglie di Paul e ambientalista.
Ora che non lavora per qualcuno, è ancora più audace. «Io sono arciconvinto di quello che ho fatto», dice a Libero.
Beppe Grillo lo ha paragonato a Goebbles? «Non ha capito niente, doveva ringraziarmi.
Mi sono autoaccusato del fatto che il Pd è sovrarappresentato! Dov' è il pluralismo? Sono loro che dovrebbero lamentarsi». La minoranza Pd protesta? «Se credono di far paura a me...». Renzi lo ha chiamato? «Era in aereo». E se sì, non lo dirà mai.