1. SENZA LA CONTINUA INVENZIONE DI SEMPRE NUOVI NEMICI, “IL POPOLO NON VIENE TENUTO A FRENO”, SCRIVEVA UMBERTO ECO. NON È UN CASO SE I ROMANI ERANO SEMPRE IN GUERRA. UN NEMICO CONTRO IL QUALE COMPATTARSI E MOBILITARSI CI VUOLE SEMPRE. SERVE A CONSERVARE IL POTERE. LO SANNO BENE ANCHE I DITTATORI DI OGNI TEMPO, CHE I NEMICI SE LI SONO SEMPRE INVENTATI. UN NEMICO TI QUALIFICA, QUANTOMENO PER DIFFERENZA. UN NEMICO SCELTO CON CURA PUÒ PERFINO NOBILITARE 2. E ALLORA ECCO GRILLOMAO CHE SPARA ALL’IMPAZZATA CONTRO L’EURO E LA “PESTE ROSSA” DI BANCHE E SINDACATI. IL BANANA CHE SI METTE A FARE IL BULLO CON LA GERMANIA, ATTENTA ALLA MAESTA’ E ALLE CORONARIE DI RE GIORGIO E BERCIA CONTRO TUTTI 3. E IL “SIMPATICO TASSATORE” CHE HA OCCUPATO PALAZZO CHIGI VINCENDO LE PRIMARIE, CHE FA? COSTRETTO AD ACCONTENTARSI DI DICHIARARE GUERRA AGLI STATALI? RENZI IL NEMICO NON HA BISOGNO DI INVENTARSELO: CE L’HA DAVVERO ED E’ IL SUO PARTITO

Francesco Bonazzi per Dagospia

Grillo fa irruzione all'assemblea del Monte dei Pacchi di Siena e centra due bersagli al prezzo di uno: banche e Pd, definito "peste rossa". Con l'odiato euro, padre di tutte le sventure, e con il "mafioso piduista" di Arcore, siamo a quota quattro "Nemici Pubblici".

Silvio Berlusconi risponde con la Germania cattiva, con Giorgio Napolitano ingrato, con Renzie che "mette le tasse" e il Movimento Cinque Stelle che è "una setta" guidata da gente che ricorda "Hitler e Stalin". E siamo quattro pari.

E il Rottam'attore? Sarà che gli tocca fare la campagna elettorale da Palazzo Chigi e che quindi, più di tanto, non può esagerare, ma quanto a nemici da usare per mobilitare le genti sembra messo male. Se la prende ogni due per tre contro la burocrazia malvagia, ma non è la stessa cosa dell'euro e poi anche gli statali votano e bisogna stare attenti.

Non è un caso se i romani erano sempre in guerra. Un nemico contro il quale compattarsi e mobilitarsi ci vuole sempre. Serve a conservare il potere. Lo sanno bene anche i dittatori di ogni tempo, che i nemici se li sono sempre inventati. Lo sa bene l'Occidente, che dalla caduta del Muro di Berlino ha sempre saputo trovare nuovi nemici "globali".

Un nemico ti qualifica, quantomeno per differenza. Un nemico scelto con cura può perfino nobilitare. Le categorie "amico/nemico" sono l'essenza della politica, sosteneva Carl Schmitt. E Umberto Eco recentemente scriveva che "Per tenere i popoli a freno, di nemici bisogna sempre inventarne, e dipingerli in modo che suscitino paura e ripugnanza".

Paura e ripugnanza, eccoci qua. Silvio Berlusconi è un artista nel suscitarle e catalizzarle intorno al nemico di turno. In politica ormai da più di vent'anni, oltre la metà dei quali passati al governo con risultati che gran parte dell'Occidente si ostina a non apprezzare, l'ex Cavaliere ha sempre saputo a chi dare la colpa: alla "disinformazione della sinistra", ai "giudici politicizzati", ai "tradimenti" di Casini, di Fini e di Alfano.

Adesso che i sondaggi danno Forza Italia 10-15 punti sotto il Pd, si deve inventare qualcosa di parzialmente nuovo. Toghe rosse e "comunisti" non bastano più. E poi Renzie non va attaccato direttamente perché con lui ci va d'accordo e gli sta pure simpatico. Al massimo, ce la si può prendere contro "le tasse occulte di Renzi", dove il nemico, come al solito, sono le tasse. E giusto per rispondere alla propaganda di Palazzo Chigi sui famosi 80 euro in busta paga.

Il nuovo super nemico della campagna elettorale berlusconiana è quindi "la Germania della Merkel". Per strappare i voti di chi è colpito dalla crisi economica ed è pronto a credere che la colpa sia dell'Europa, la moneta unica sarebbe stata il bersaglio di maggior richiamo.

Ma l'euro era già "occupato" in tempi non sospetti da Grillomao e poi in Berlusconi c'è pur sempre un uomo d'affari con imprese quotate in Borsa che sa perfettamente che rischi si corrono a uscire dalla moneta unica. La Germania del "rigore" invece è un nemico antico e perfetto. Che la sua politica sia "egoista", il Banana l'aveva già detto nell'autunno del 2012. Adesso bisogna ripeterlo tutti i giorni. E poi la Germania è guidata da quella Angela Merkel che anche come donna incarna alla perfezione l'incubo del raffinato esteta di Hardcore.

Poi c'è Giorgio Napolitano, l'ex comunista dal cuore di pietra che prima avrebbe tramato per far cadere l'ultimo, meraviglioso, stimatissimo governo Berlusconi. E poi non ha ritenuto cosa buona e giusta concedere autonomamente la grazia al Banana, condannato a quattro anni per una maxi-frode fiscale.

La popolarità del presidente della Repubblica è un po' in calo nei sondaggi, specie da quando è comparso Renzie, ma non è che attaccandolo tutti i giorni si possa pensare di guadagnare milioni di voti. Il capo dello Stato gode dell'appoggio e della venerazione ai limiti del fantozziano di gran parte del sistema dell'informazione, ma la sensazione è che alla gran parte degli italiani importi poco di quello che fa o dice Napolitano.

Però incolparlo della decadenza berlusconiana serve a Berlusconi stesso per trattenere i suoi voti in uscita e dare un volto ben riconoscibile alla causa delle proprie difficoltà. Poi, ovviamente, c'è la demonizzazione di Grillo, ma quella fa parte del gioco visto che Forza Italia e M5S si contendono la seconda piazza alle elezioni.

Anche l'ex comico genovese è un maestro nella costruzione del "Nemico perfetto". Quello che è all'origine di tutti i mali e che viene disvelato al popolo "incazzato" da Grillomao e dal para-guru Casaleggio. Si chiama euro e bisogna dire che su questo terreno Grillo si è mosso per tempo, con notevole coerenza e un armamentario anche ideologico di tutto rispetto.

Nonostante in questo primo scorcio di legislatura le sue truppe abbiano combinato pochino, proprio per via della contrarietà alla moneta unica le elezioni europee sono la palestra naturale per consentire a Grillo di tornare a volare nelle urne. Il secondo Grande Nemico della propaganda pentastellata sono le banche, con il Monte dei Pacchi di Siena ovviamente sulla piazza del disonore.

Lo scandalo della banca senese si presta bene alla campagna elettorale, perché lì il Pd c'è dentro fino al collo e quindi si prendono due piccioni con una fava. O meglio, due nemici con un solo randello. Poi naturalmente c'è sempre Berlusconi, che è solo "un piduista", "un amico dei mafiosi", "un condannato" e via deliziando. Del resto, tolto Papa Bergoglio, la fabbrica dei nemici grillina è una fucina inesauribile.

Con il 40% di italiani che alle ultime elezioni se n'è rimasto a casa, la mobilitazione contro il Nemico è ancora più importante del solito. Solo che per sparare ad alzo zero contro tutto e tutti, stare al governo non è il massimo della vita. Oggi, per esempio, in quanto premier a Renzie è toccato difendere il capo dello Stato.

E se da Palazzo Chigi si attaccasse l'Europa senza dosare bene le parole, i danni in termini di credibilità internazionale e sui mercati sarebbero incalcolabili. Neppure ci si può mettere ad attaccare o a difendere i magistrati, attività comunque impopolari e inutilmente dannose.

Le potenze straniere, a cominciare dalla Germania, è meglio lasciarle stare. Contro le tasse è poco furbo predicare, che se no il gettito fiscale poi crolla e allora poi sì che salta tutto, anche gli 80 euro. Le banche sono argomento tabù, anche perché basta guardare che personaggi siedono nelle fondazioni che le controllano.

Che spazi restano, dunque, al Rottam'attore? Pochini, se confrontati con quelli di Grillo e Berlusconi. Una serie di annunci bellicosi sulla Pubblica amministrazione, oltre alla riduzione degli stipendi dei super-dirigenti di Stato, lasciano pensare che la lotta a una non meglio definita "Grande Burocrazia" possa essere la mobilitazione scelta da Renzie.

Come nemico è sicuramente qualcosa che può funzionare, anche perché veniamo da anni di campagne più o meno qualunquiste contro la famosa "Casta", però bisogna fare attenzione a non giocarsi il consenso degli statali. Che magari non ragionano come i loro sindacati, ma sono milioni e a votare ci vanno anche loro.

Il fatto è che il vero nemico, Renzie, ce l'ha in casa, ma non può dirlo. Perché è il suo partito. E' significativo che proprio in queste ore, mentre Grillomao e il Berlusca vanno a ruota libera con la spada sguainata, al premier tocchi minacciare i senatori del Pd di andare alle elezioni anticipate se non la smettono di mettere ostacoli alle "sue" riforme. Anche sul "nemico interno", del resto, c'è ampia letteratura. Solo che quello di solito non ce lo si fabbrica a scopo di propaganda. E' un nemico vero e, se possibile, va negato fino alla fine.

 

GRILLO CON I CANI Silvio berlu berlusconi corna MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI RENZI NAPOLITANORENZI E NAPOLITANOeco29 umberto eco linda jorgensoneco07 umberto ecofini casini download jpegRENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...