1. NELLA SFIDA TRA I “TRE GRANDI PAROLAI” DE’ NOANTRI (BERLUSCONI-RENZI-GRILLO), A CHI ANDRÀ IL PALMARES DEL SUPERIMBONITORE? UN TRIO DALLA FAVELLA BIFORCUTA (E IRRESISTIBILE) CHE DA SETTIMANE STA DANDO VITA (E AHIMÈ CORPO) A UN MOVIMENTISMO ALL’ITALIANA (AMMUINA) DOVE ALLE “PAROLE” NON SEGUONO MAI “I FATTI” 2. FAR FINTA CHE NON SIA IN GIOCO L’ONORE(VOLE) RENZI APPARTIENE SOLTANTO ALLA COSCIENZA (SPORCA) DEI GIORNALONI DEI POTERI MARCI E DEI MEDIA LOTTIZZATI, CHE ORA SIMULANO DI STRACCIARSI LE VESTI DENUNCIANDO IL RISCHIO CHE A VINCERE SARÀ IL “PARTITO DELL’ASTENSIONE”. VOLENTE O NOLENTE, PERÒ, IL VOTO EUROPEO SARA’ UN REFERENDUM PER IL MAI ELETTO GOVERNO DELL’ARREMBANTE SUPERBONE FIORENTINO 3. SENZA RIFORMA ELETTORALE (IL PERDENTE BERLUSCONI HA CASSATO DALL’AGENDA L’ITALICUM CON BALLOTTAGGIO), PER RE GIORGIO SI APRE LA VIA DEI GIARDINETTI: URGE TROVARE UN CAPO DELLO STATO (GIULIANO AMATO?) CHE DIALOGHI CON IL VINCITORE GRILLO

DAGOANALISI

"Le elezioni favoriscono i chiacchieroni", sosteneva lo scrittore cattolico Georges Bernanos. E la sua osservazione (a dir poco profetica), difficile da confutare nel corso degli anni lunghi, oggi trova ampia consacrazione alla vigilia della prossima consultazione europea.

Già, chi la spunterà, o salverà le penne in caso di bagno elettorale, fra i Tre Grandi Parolai rimasti a contendersi il primato dopo aver occupato più gli spazi televisivi che le piazze: Berlusconi, Grillo e Renzi?
A chi andrà il palmares del Superimbonitore?

Un trio dalla favella biforcuta (e irresistibile) che da settimane sta dando vita (e ahimè corpo) a quello che il politologo Ilvo Diamanti chiama magistralmente un "happening neo-futurista".
Un movimentismo dove alle "parole" non seguono mai "i fatti": Renzi: "Farò una riforma al giorno".
Con gli altri due pretendenti a inseguire il rampante statista di Rignano attraverso siparietti in cui Beppe Grillo evoca sinistramente Hitler per poi smerciarlo impunemente per l'immenso Chaplin del "Grande dittatore"...

Un gran brutto vedere (e ascoltare). Le loro gag politiche in tv (sgangherate e imprudenti) sembra morire pure la loro scarsa reputazione rispetto ad un elettorato già riluttante a recarsi ai seggi.
Così, in nome del populismo in questa grottesca campagna elettorale si consuma, per dirla con il professor Giuseppe De Rita, un altro strappo tra la cosiddetta "società civile" (aura inespressa) e la politica.

Un voto per l'Europa decadente il cui esito finale non appare per nulla scontato. Anzi.
Un'incertezza che - va subito premesso a scanso di equivoci a mezzo stampa -, non peserà tuttavia sugli attuali assetti numerici, sia pure precari, di Camera e Senato.
Volente o nolente, però, il voto avrà invece qualche riflesso politico (pesante) sulla stessa maggioranza che sostiene il governo Renzi.

Tant'è che al Quirinale occupato da Re Giorgio non si vivono giornate tranquille nell'attesa di conoscerne l'esito del voto che rischi di essere ambiguamente interpretabile.
Il tutto accade poi a distanza di un anno dalle politiche del febbraio 2013, giocate in anticipo dal cartaio Napolitano.

Una stagione brevissima in cui il Pd uscito vincitore dalle urne (25,42%) e con il Cavaliere azzoppato, è riuscito nell'impresa impossibile di bruciare sull'altare di Palazzo Chigi prima il suo segretario Bersani poi il promettente outsider, Enrico Letta.

Quest'ultimo è stato estromesso (inauditamente) dal palazzo del governo non attraverso un voto di sfiducia del Parlamento - come accadeva quando, almeno secondo i giornaloni dei Poteri marci, non eravamo "un Paese normale" (sic)-, ma per effetto di un pronunciamento della segreteria del Pd, che da allora - a quanto risulta -, non è stata più riconvocata.

Magari, che so?, per discutere il programma-proclama del segretario-premier Renzi benedetto al "Nazareno" proprio dall'ex Cavaliere nero. O, che (ari)so?, del suo doppio incarico che rimanda alla "sua" Dc di Amino Fanfani.
E ci sarà la settimana prossima una sessione del neo soviet del Pd per analizzare il voto delle prossime europee?
Ah, saperlo.

Nell'attesa, non è azzardato (o fare della facile propaganda) sostenere che il voto delle europee sarà, anche (e soprattutto) un referendum sull'arrembante Superbone in carica e a passo di carica come i bersaglieri di una volta)...
Arriverà Renzi a superare la soglia degli 8 milioni di voti conquistati dal Pd sia alle europee 2009 (26,1%) sia alle politiche del 2013 (25,42%)?

Oppure l'asticella rossa si fermerà sotto questa soglia nonostante, almeno sulla carta, rispetto alle precedenti europee siano in "libera uscita" quasi 10 milioni di voti, sommando quelli raccolti dalla Lega (3 milioni), Di Pietro (2 milioni), Rifondazione (1 milione) e Sinistra e libertà (1 milione).

Senza contare che rompendo con il mondo sindacale, la pubblica amministrazione, la Rai, i tassisti, i ferrovieri, l'alta burocrazia e il corpaccione dell'ex Pci (zoccolo duro), il premier Superbone sembra più guardare guarda (e mirare) agli oltre 11 milioni (35,3%) di voti moderati raccolti da Berlusconi, che oggi metterebbe la firma su un risultato vicino al 20%.

Far finta che non sia in gioco l'onore(vole) Renzi appartiene soltanto alla coscienza (sporca) dei giornaloni dei Poteri marci e dei media lottizzati, che ora simulano di stracciarsi le vesti denunciando il rischio che a vincere sarà il "partito del non voto".

Ecco allora versate le usuali virgole (di coccodrillo) dei politologi à la carte che in nome dell'antipolitica hanno cavalcato l'onda del populismo contribuendo a mandare in archivio i partiti tradizionali.
Del resto, già alle ultime consultazioni per il rinnovo del parlamento di Strasburgo il 35% degli italiani non andò alle urne.
Allora, per dirla con una facezia napoletana meglio "Nu' sputa''ncielo...ca'nfaccia te torna".

 

GRILLO E VESPA c d dfe f e b renzi con andreotti e buttiglione ritwittato da beppe grillo RENZI E GRILLO a b a e db d dbecd f BERSANI LETTA RENZI ASSEMBLEA PD PRIMA FILA MADIA RENZI LETTARENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO Schauble con Amato e NapolitanoDE GENNARO NAPOLITANO AMATO

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