Alessandra Ziniti, Giovanna Vitale per ''la Repubblica"
Un vecchio lodo arbitrale tra due università siciliane, un' accusa di corruzione in atti giudiziari, un' udienza camerale fissata per la prossima settimana che potrebbe portare ad una imputazione coatta. Alla vigilia della seduta congiunta delle Camere che martedì 1° dicembre dovrebbe sbloccare l' impasse e portare all' elezione dei tre nuovi giudici della Corte Costituzionale, dal palazzo di giustizia di Catania viene fuori un' inchiesta che rischia di complicare le cose per Giovanni Pitruzzella, uno dei candidati della terna che non ha ottenuto il quorum nella scorsa votazione ma che dovrebbe essere riproposta (oltre a Pitruzzella, Augusto Barbera e Francesco Paolo Sisto).
Corruzione in atti giudiziari è l' ipotesi di reato per la quale Pitruzzella, dal 2011 presidente dell' Antitrust, è iscritto nel registro degli indagati della Procura di Catania dopo che il presidente dell' ufficio gip Nunzio Sarpietro ha rigettato la richiesta di archiviazione con la quale il pm Valentina Grosso aveva chiuso l' indagine nata nel 2008 da un esposto anonimo che indicava i presunti retroscena del lodo arbitrale per risolvere il contenzioso tra l' Università Kore di Enna e l' Ateneo di Catania. Quest' ultimo, dopo aver fornito per sei anni personale e know how per l' attività didattica del quarto polo universitario siciliano, non aveva mai incassato il compenso stabilito.
GIOVANNI PITRUZZELLA DA NAPOLITANO
Nel 2008, a fronte di una cifra richiesta da parte dell' Università di Catania di 25 milioni di euro, il collegio arbitrale deliberò (a maggioranza) un risarcimento simbolico di 100.000 euro. A votare a favore furono Pitruzzella, arbitro scelto dalla Kore, e il presidente del collegio, l' allora avvocato dello Stato Giuseppe Di Gesu.
Contro, naturalmente, votò il terzo arbitro scelto dall' Università di Catania, Giuseppe Barone. Qualche tempo dopo, alla Procura di Catania arrivò un esposto anonimo nel quale si segnalava che, praticamente in coincidenza con l' avvio del lodo, la Kore di Enna aveva dato alla figlia di Di Gesu, appena laureata e senza alcun titolo accademico, un importante incarico come docente di tre materie importanti, diritto internazionale, diritto pubblico e diritto privato. Le indagini, delegate alla Digos della questura di Catania, accertarono che la figlia del presidente del collegio arbitrale era una docente della Kore ma per più di sei anni il fascicolo (contro ignoti e con l' ipotesi di reato di abuso d' ufficio)rimase a languire.
Fino ad alcuni mesi fa, quando la Procura presenta una richiesta di archiviazione per prescrizione. Richiesta respinta dal presidente dei gip Sarpietro che rimanda le carte in Procura con l' indicazione di procedere non per abuso d' ufficio ma per corruzione in atti giudiziari nei confronti di quattro persone: Di Gesu, Pitruzzella, l' allora presidente del Consorzio ennese universitario Giuseppe Petralia e Carlo Comandè,il legale che nel lodo arbitrale rappresentava la Kore ma che, nella sua qualità di avvocato dello studio legale Pitruzzella, aveva un rapporto particolarmente stretto con uno degli arbitri.
Insomma, l' ipotesi dell' accusa è che in cambio di una decisione totalmente favorevole alla Kore, il presidente del collegio abbia ottenuto l' assunzione della figlia votando in sintonia con Pitruzzella a favore della tesi sostenuta dal legale che faceva parte dello studio del' arbitro nominato dalla Kore.
Tre settimane fa la nuova richiesta di archiviazione presentata dalla Procura è stata nuovamente respinta dal gip, che ha convocato per il 4 dicembre l' udienza camerale nella quale potrebbe decidere l' imputazione coatta.