Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”
Secondo i sondaggi, la sfida per il sindaco di Milano in programma nella primavera 2016 vede un testa a testa tra centrodestra e centrosinistra. Tra i possibili candidati, Giuseppe Sala, il commissario di Expo prevale nel gradimento su Paolo Del Debbio e gli altri papabili.
Nella primavera del prossimo anno i cittadini saranno chiamati al voto in oltre 1.200 Comuni per eleggere il proprio sindaco. Tra questi vi sono molti capoluoghi di provincia e ben sei capoluoghi di regione (in attesa di sapere se e quando si voterà a Roma), tra i quali il Comune più popoloso è Milano. Ed è proprio su Milano che abbiamo voluto concentrare l' attenzione nel sondaggio di questa settimana.
Milano è una città nella quale si vive bene: oltre quattro milanesi su cinque (82%) si dichiarano soddisfatti per la qualità della vita, sebbene rispetto ad un passato più o meno lontano e spesso «mitizzato», prevalga l' opinione che sia peggiorata (54%), mentre oltre uno su quattro è di parere opposto e pensa che sia migliorata (27%). Rispetto al resto del Paese, la qualità della vita è giudicata in termini nettamente più positivi (+20%) e maggiormente in fase di miglioramento (+ 13%).
Il giudizio sull' operato del sindaco divide esattamente a metà i milanesi: 50% ne dà un giudizio positivo e 50% negativo. Mentre risultano prevedibile sia il forte consenso degli elettori del Pd e del centrosinistra sia la stroncatura da parte dei leghisti, è interessante osservare che quasi un elettore di centrodestra su due (45%) e più di un grillino su tre (36%) esprimono un giudizio positivo, una sorta di «onore delle armi» al sindaco che ha deciso di non ricandidarsi.
La scelta di Pisapia sembra aver alimentato l' aspettativa di un forte cambiamento nella città, infatti due milanesi su tre (62%) chiedono al futuro sindaco di cambiare sostanzialmente contenuti e modo di governare. Come si spiega la contraddizione tra la soddisfazione per Pisapia e l' aspettativa di cambiamento?
Innanzitutto da tempo il cambiamento viene invocato come un mantra dalla parte maggioritaria di qualsiasi elettorato e, a ben vedere, è stata proprio la stagione dei sindaci arancioni eletti nel 2011 ad avviare la stagione del cambiamento che è continuata con l' affermazione del Movimento 5 Stelle alle Politiche del 2013 e con la vittoria di Matteo Renzi alle primarie del Pd a fine 2013, l' insediamento al governo e la vittoria alle Europee del 2014. Tutto ciò sotto il «brand» del cambiamento. Appare pertanto inevitabile che continui a essere reclamato dai più.
In secondo luogo il futuro di Milano si presenta pieno di incognite, basti pensare al dopo Expo (soprattutto dopo lo straordinario successo) e al tema della città metropolitana. Sono questioni che vanno affrontate con determinazione, lungimiranza e capacità di innovare, proprio ciò che è sembrato mancare con l' annuncio della mancata ricandidatura da parte del sindaco uscente.
Il quadro politico che emerge, ancorché del tutto provvisorio dato che mancano oltre 6 mesi alle elezioni e a oggi, con poche eccezioni, non si conoscono i candidati che si presenteranno e le alleanze che li sosterranno, risulta piuttosto incerto: senza menzionare i nomi dei possibili candidati, un quarto dei milanesi di dichiara incerto o astensionista, poco più di un quarto (27%) intenzionato a votare per un sindaco di centrodestra, un quarto (25%) per il centrosinistra mentre il restante 23% si suddivide tra un sindaco del M5S e uno di una lista civica al di fuori dei partiti.
Quanto ai candidati di cui si è parlato in questi mesi, il livello di conoscenza è molto variegato e ciò rende arduo fare confronti. Tra i 12 possibili candidati che abbiamo voluto testare le valutazioni positive (59%) prevalgono su quelle negative (41%) solo per Giuseppe Sala.
Dietro di lui, Stefano Boeri, Paolo Del Debbio e Carlo Sangalli. Ipotizzando una competizione tra Sala per il centrosinistra, Lupi per il centrodestra, Passera per Italia Unica, Di Pietro sostenuto da una lista civica e un candidato del M5S, Sala al momento prevarrebbe su Lupi, ma il dato forse più sorprendente è rappresentato dal livello di incertezza (23%) e di astensione (20%) che riguarda oltre due milanesi su cinque.
Riguardo alle primarie nel centrosinistra, che si terranno il 7 febbraio, come di consueto l' interesse e la disponibilità a partecipare alla consultazione riguardano una minoranza di milanesi: al momento tra sicuri e probabili si stima una partecipazione pari all' 8%.
Tra costoro Sala (28%) precede rispettivamente Majorino (13%), Boeri (7%), Balzani e Fiano (appaiati al 5%) mentre ben il 42% non saprebbe per chi votare. Da ultimo gli orientamenti di voto per i partiti: il Pd (27,6%) precede il M5S (23%), a seguire FI (14,1%) prevale di poco sulla Lega (13,4%), quindi Italia Unica (6,4%) e Fratelli d' Italia (4,5%).
Nel complesso pur con alcune eccezioni (Italia Unica in primis) lo scenario che emerge riproduce le tendenze nazionali, soprattutto rispetto al voto delle Europee.
passera contro l italicum col bavaglio
Il Pd presenta un calo di consenso, sia per le divisioni interne sia per le ipotesi di scelta di un candidato (Sala) che, sebbene presenti un forte potenziale, non proviene da un' area politica caratterizzata, come invece era per Pisapia e non sembra aver sufficientemente capitalizzato, in particolare tra gli elettori del centrosinistra più mobilitati, il grande successo di Expo.
Il M5S si colloca sui valori più elevati di sempre e sarà decisiva la scelta di un candidato in grado di far fruttare l' elevato consenso di cui oggi gode il movimento.
La Lega otterrebbe valori più che doppi rispetto a maggio 2014 e il centrodestra, sommando FI, Lega e Fratelli d' Italia appare tutt' altro che in disarmo. L' area centrista, sebbene in affanno, nell' attuale situazione di equilibrio potrebbe ritagliarsi uno spazio importante.
Insomma, Sala al momento appare il candidato più accreditato a succedere a Pisapia ma l' incertezza è molto diffusa tra i milanesi e il percorso è ancora molto lungo.
CORRADO PASSERA IMBAVAGLIATO BERLUSCONI DEL DEBBIO