f35

STORIA DELL'AEREO PIÙ COSTOSO DEL MONDO. CHE ORA HA L'INTERA FLOTTA A TERRA PER L'ENNESIMO PROBLEMA TECNICO - TUTTO QUELLO CHE VI SIETE SEMPRE CHIESTI SULL'F-35, DA QUANDO ANDREATTA NEL 1998 LO PREFERÌ ALL'EUROFIGHTER (''COSTERÀ MOLTO DI MENO'') - I GOVERNI CHE L'HANNO PROMOSSO, I PROBLEMI, I RITARDI, LE RICADUTE SULL'OCCUPAZIONE (BASSE) E I COSTI (ALTI) - PS: QUESTO GOVERNO NON USCIRÀ DAL PROGRAMMA MA...

Gianni Dragoni per ''Il Sole 24 Ore''

 

F35 IN ADDESTRAMENTO COREA

È la parola proibita. Nessun politico o militare italiano parla volentieri dell'F-35, il cacciabombardiere americano di ultima generazione che rappresenta il più costoso programma aeronautico della storia, e la cui flotta è stata lasciata a terra per ispezioni dei condotti del carburante dopo che un velivolo è precipitato due settimane fa nella Carolina del Sud.

 

L’aereo è prodotto da un consorzio guidato da Lockheed Martin in alleanza con l'industria britannica Bae Systems, che alla fine degli anni Novanta del secolo scorso si aggiudicarono la gara del Pentagono, battendo la Boeing. Anche l'Italia ha aderito a questo programma, fin dal 1998, sia partecipando al finanziamento della fase di sviluppo, per avere un ritorno industriale e lavoro per le proprie industrie, soprattutto il gruppo Finmeccanica-Leonardo, sia acquistando questi aerei per sostituire velivoli più vecchi, Tornado, Amx e Av-8 B.

 

Il sì di vari governi: Prodi, D'Alema, Berlusconi

In origine chiamato Jsf (Joint strike fighter, il caccia interforze degli Stati Uniti), l'F-35 è diventato l'emblema di velivolo da combattimento molto costoso e con problemi di sviluppo e di efficacia, forse troppo costoso. Lo stesso Pentagono ha rivolto critiche severe in alcune fasi della produzione, si è parlato del rischio di esplosione dell'aereo se colpito da un fulmine e di difetti ad altri congegni tecnologici, come il casco del pilota.

F35 IN COREA

 

A livello politico l'Italia ha aderito al programma nel 1998, quando al governo c'era Romano Prodi e il ministro della Difesa era Beniamino Andreatta. Ci sono stati accordi firmati dai governi e approvazioni del programma nelle commissioni parlamentari. A favore del programma F-35 si sono pronunciati, in vari tempi, il governo Prodi, poi il primo D'Alema insediatosi nell'ottobre 1998, poi il secondo governo Berlusconi nel 2002, di nuovo Prodi nel 2007, quindi il quarto governo Berlusconi nel 2009.

 

Quando Andreatta disse: «L'F-35 costa metà dell'Eurofighter»

«L'ultimo caccia americano costa la metà dell'Eurofighter ed è migliore sotto il profilo tecnologico, perché può muoversi con un sistema di collegamenti via satellite, senza scoprirsi», disse il ministro della Difesa Andreatta il 9 luglio 1998, all'assemblea dell'Aiad. Andreatta si schierò a favore del Jsf-F-35 davanti ai rappresentanti delle industrie nazionali della difesa, più favorevoli all'Eurofighter, il caccia europeo prodotto dalle industrie di quattro nazioni (Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia) che, nelle previsioni, avrebbe dovuto più lavoro alle fabbriche italiane rispetto a un aereo americano.

un piota della raf

 

Gli americani promettevano costi unitari medi per velivolo più bassi in base all'assunto di arrivare a produrre e a vendere tra i 2.500 e i 3.000 aerei, non solo in casa loro ma in tutto il mondo. L'Efa in origine partiva da una stima di ordini domestici, cioè dei quattro paesi costruttori, di 620 aerei. È chiaro che più sono i velivoli prodotti e più si possono realizzare economia di scala spalmando sull'intera produzione i costi “non ricorrenti” di progettazione, sviluppo e ingegneria.

 

Il via nel dicembre 1998

Il primo via libera in Parlamento c'è stato nel dicembre 1998, poche settimane dopo il giuramento di Massimo D'Alema come presidente del Consiglio. Le commissioni Difesa della Camera (9 dicembre) e del Senato (15 dicembre) hanno dato parere favorevole all'adesione dell'Italia come “partner informato” alla prima fase, detta “Cdp”, con un contributo di 10 milioni di dollari. Un piccolo impegno finanziario, ma già un importante impegno politico, come hanno dimostrato i fatti successivi. Con il secondo governo Berlusconi, nel giugno 2002, confermato il parere positivo delle due commissioni Difesa, l'Italia ha aderito alla fase successiva, detta “Sdd”, impegnandosi con un miliardo e 28 milioni di dollari (circa un miliardo e 190 milioni di euro dell'epoca).

 

L'impegno iniziale per 131 aerei

f35 atterraggio verticale

Il 7 febbraio 2007, sotto il governo Prodi, l'Italia ha firmato il Memorandum d'intesa (MoU) relativo all'ulteriore fase di sviluppo del velivolo, detta “Pfsd”, con un impegno finanziario di 904 milioni di dollari (circa 695 milioni in euro). Quel memorandum conteneva un impegno indicativo di acquisto di 131 F-35. Quell'”impegno” originario, di carattere politico ma non ancora un vero contratto, prevedeva una stima di spesa intorno ai 15 miliardi di euro spalmata in molti anni per 131 supercaccia. Una stima, ma la cifra è ballerina anche perché programmi industriali così lunghi e complessi dal punto di vista tecnologico possono provocare facilmente un aumento dei costi (mai si è verificata una diminuzione rispetto ai preventivi, come mostra anche il caso dell'Eurofighter).

 

Per la fabbrica di Cameri 800 milioni

f35 e f16

L'8 aprile 2009 c'è stato un nuovo passaggio politico. Sotto il quarto governo Berlusconi, le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole sul programma del governo per proseguire la partecipazione al programma F-35. Il programma prevedeva anche la costruzione in Italia, all'aeroporto militare di Cameri (Novara), di una fabbrica per la produzione di ali e per l'assemblaggio finale e verifica del caccia americano, non solo per i velivoli destinati all'Italia ma anche in Europa e altri paesi. La fabbrica è costata circa 800 milioni di euro, soldi spesi direttamente dallo Stato. La fabbrica è affidata in gestione all'ex Alenia Aeronautica, ora divisione velivoli di Leonardo-Finmeccanica.

 

Il taglio a 90 aerei fatto dal governo Monti

La vita dell'F-35 è proseguita tra polemiche crescenti per i costi, finché durante il governo Monti l'Italia ha tagliato l'impegno d'acquisto da 131 a 90 velivoli. La decisione fu presa nel febbraio 2012, il ministro della Difesa era Giampaolo Di Paola, ex capo di Stato maggiore della Difesa. Secondo alcune stime con quel taglio l'Italia avrebbe risparmiato 4 miliardi di euro sul totale (rispetto a 15-16 miliardi di partenza) e la spesa avrebbe dovuto ridursi a circa 13 miliardi. Ma non c'è mai stato un calcolo ufficiale della spesa.

NINO ANDREATTA

 

Nella scorsa legislatura il 24 settembre 2014 la Camera ha approvato una mozione presentata dal deputato Pd Gian Piero Scanu che prevedeva il “dimezzamento” della spesa iniziale prevista per gli F-35. Ma questo impegno (le mozioni peraltro non sono vincolanti per il governo) non è mai stato tradotto in cifre, cioè in riduzione del numero di velivoli né in una definizione precisa della spesa complessiva da sostenere. L'allora ministra della Difesa, Roberta Pinotti del Pd, è stata contestata perché il successivo Def non ha tenuto conto dell'impegno espresso da quella mozione. In un'intervista Pinotti ha detto, senza sbilanciarsi a favore del taglio dei velivoli: «Gli F3-5 sono stati una scelta dell'Italia che risale addirittura al '98 con Andreatta».

prodi dalema

 

La ministra Trenta: «Non compreremo altri F-35»

Arriviamo al governo attuale. Il 6 luglio scorso la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha detto a Omnibus, su La7: «Sicuramente non compreremo nessun altro F-35. Stiamo analizzando se mantenere o tagliare i contratti in essere. Intorno ai caccia si crea un indotto tecnologico, di ricerca e occupazionale». Per questo, sostiene la ministra «potremmo scoprire che tagliare costa di più che mantenere». Pertanto «bisogna analizzare bene le implicazioni».

 

prodi berlusconi confronto tv

La ministra di area M5S non ha chiarito però se ci sarà il taglio e di quanti aerei sarà. Su Facebook Trenta quel giorno ha aggiunto: «Siamo sempre stati critici del programma, nessuno lo nasconde, proprio per questo non compreremo nuovi caccia. Stiamo portando avanti un'attenta valutazione che tenga esclusivamente conto dell'interesse nazionale».

 

In aprile (con Gentiloni) l'Italia ha comprato altri otto F-35

Intanto gli acquisti dell'F-35 fatti dallo Stato italiano sono proseguiti, a lotti, in silenzio e senza piena trasparenza. L'Osservatorio Milex sulle spese militari ha rivelato, senza essere smentito, che il 25 aprile (c'era ancora il governo Gentiloni) è stato firmato il contratto per un nuova tranche di otto aerei destinati all'Italia. Questo porta l'impegno totale già assunti dall'Italia a 26 cacciabombardieri, di cui dieci già consegnati (nove all'aeronautica e uno alla Marina).

 

L'ipotesi di un taglio di 15 velivoli

Elisabetta Trenta

Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore, l'ulteriore taglio ipotizzato in queste ultime settimane, ma sono solo voci, potrebbe toccare 15 aerei a decollo verticale per l'Aeronautica, sui 75 totali previsti per quest'arma, mentre non verrebbero toccati i 15 aerei destinati alla Marina militare. Lockheed ha detto che ci sono più di 320 F-35 operativi in tutto il mondo in 15 basi, in prevalenza alle forze militari degli Stati Uniti.

 

Quanto ha speso l'Italia?

Non è mai stato fatto un calcolo ufficiale di quanto abbia speso l'Italia per gli F-35, tra investimento per lo sviluppo e acquisti. Si può stimare che siano stati spesi almeno 4 miliardi di euro. Qualche anno fa Lockheed aveva diffuso stime di un impatto sull'Italia con la creazione di almeno 10mila posti di lavoro. Una stima rivelatasi ampiamente esagerata.

STRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…