SULTANO NO LIMITS – DOPO IL TRIONFO ELETTORALE, ERDOGAN VUOLE SOTTOMETTERE LA TURCHIA AL SUO POTERE – SUL FRONTE ESTERNO, INTERVENTI IN TUTTE LE CRISI ARABE E CACCIATA DI ASSAD IN TEMPI RAPIDI (PUTIN PERMETTENDO)

Erdogan intensificherà ancora di più gli attacchi in Siria contro Assad e contro le minoranze curde, facendo un dispetto tanto a Washington quanto a Mosca. E i Fratelli Musulmani applaudono: “Erdogan è l’unico che si batte per l’Islam in Siria”…

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Maurizio Molinari per “lastampa.it

 

ERDOGAN VINCE LE ELEZIONI ERDOGAN VINCE LE ELEZIONI

Turbanti rossi a Piyalepasa, grida di «Allah hu-Akbar» a Saffiet Cebi e 5 ore di raid no-stop dentro il territorio siriano: è quanto avviene fra il Bosforo e Kilis a descrivere la genesi di una vittoria che proietta Recep Tayyp Erdogan nell’ambizioso ruolo di Sultano del Medio Oriente.  

 

A Piyalepasa c’è il seggio nella scuola dove il presidente turco ha studiato e davanti all’entrata sostano tre uomini barbuti - fra i 24 e i 50 anni - con turbanti biancorossi e lunghe jalabye nere. Si identificano con i Fratelli musulmani, non hanno dubbi sul fatto che Erdogan «governerà per sempre», credono nella «vittoria netta» che più tardi si materializzerà e identificano la «missione» del nuovo governo dell’Akp con «l’intervento in Siria per difendere i musulmani e rovesciare il tiranno Assad». «Erdogan è l’unico che si batte per l’Islam in Siria» afferma uno di loro, esternando un palpabile orgoglio.  

 

RECEP ERDOGAN RECEP ERDOGAN

Se i seguaci dei Fratelli Musulmani vedono nella vittoria nelle urne un orizzonte di guerra quando Erdogan va a votare nel proprio seggio, nella scuola di Saffiet Cebi del distretto asiatico di Kisikli, ad accoglierlo ci sono donne velate che lanciano dolci sulla folla gridando «Allah hu-Akbar», Dio è grande.

 

Le guardie del corpo del presidente distribuiscono piccoli regali ai bambini sulla strada adiacente e quando Erdogan esce dal seggio interpreta così il significato del voto per rinnovare il Parlamento: «È divenuto evidente quanto è importante la stabilità per la nostra nazione». La «stabilità» a cui si riferisce è descritta dalle decisioni che il premier Ahmet Davutoglu ha adottato negli ultimi cinque mesi per rovesciare il risultato elettorale che lo privò della maggioranza assoluta: interventi militari in Siria e Iraq contro curdi e Isis, massicce misure di sicurezza nel Sud-Est per sradicare il Pkk e più richiami all’Islam nella vita pubblica nazionale.  

RECEP ERDOGAN RECEP ERDOGAN

 

La sovrapposizione fra una politica interna nel segno dell’Islam e una politica di sicurezza regionale muscolosa è la formula di «stabilità» attorno a cui Erdogan punta a costruire per la Turchia un ruolo di leadership in un Medio Oriente segnato dall’implosione degli Stati arabi. Ecco perché, a meno di 22 ore dall’apertura dei seggi, l’aviazione militare ha compiuto uno dei raid più massicci in Siria: nelle regioni oltreconfine attorno a Kilis i jet di Ankara hanno colpito senza interruzione dalle 9 alle 13 del mattino di sabato bersagliando tanto le postazioni dello Stato Islamico che della guerriglia curda, con un bilancio di almeno «cinquanta terroristi uccisi».  

 

SOSTENITORI DI RECEP ERDOGAN SOSTENITORI DI RECEP ERDOGAN

Ad avvalorare l’impressione che Erdogan abbia voluto far capire ai propri nemici in Siria cosa sta per avvenire c’è il fatto che i jet turchi in questa occasione hanno operato d’intesa con «forze turkmene sul terreno» ovvero con milizie etniche espressione diretta degli interessi di Ankara. È uno scenario che vede Erdogan, oramai libero da preoccupazioni politiche domestiche, proiettarsi in due direzioni: sul fronte interno verso la riforma presidenziale destinata ad assegnargli vasti poteri politico-istituzionali e sul fronte esterno verso un maggiore interventismo nelle crisi arabe. Puntando anzitutto a rovesciare Assad in tempi brevi.  

merkel erdogan merkel erdogan

 

È la «strategia del Sultano», come qualcuno già la definisce a Washington, che però è portatrice di grattacapi in Occidente. A spiegarlo è Bruce Riedel, ex consigliere d’intelligence del presidente Barack Obama, secondo il quale «il risultato elettorale complica di molto l’impegno della coalizione internazionale perché Erdogan ha puntato su politiche e sentimenti anti-curdi» mentre l’amministrazione Usa ha deciso di armare proprio i guerriglieri curdi siriani per accrescere la pressione militare contro il regime di Assad.

putin erdogan putin erdogan

 

assad putin assad putin PUTIN ERDOGAN PUTIN ERDOGAN

Già ai ferri corti con Putin proprio sulla Siria, l’onnipotente Erdogan segue una rotta di collisione anche con gli interessi di Washington. Come si addice ai veri Sultani. 

 

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