Francesco Borgonovo per “Libero Quotidiano”
In Italia c’è ancora chi ha la faccia tosta di sostenere l’accoglienza indiscriminata, liquidando come capziosa la distinzione fra immigrati economici e profughi. In altre parti del mondo, invece, c’è chi ha compreso benissimo la differenza, ovvero criminali e trafficanti di uomini. Costoro hanno capito che ora, in Europa, essere siriani significa essere sicuri di ottenere asilo. In particolare dopo che Angela Merkel ha voluto dare lezioni di umanità a tutto il globo, aprendo le frontiere e consentendo l’ingresso in Germania a ventimila e passa persone in un solo fine settimana.
Come sempre, il buonismo ha conseguenze nefaste. Le ha spiegate Fabrice Leggeri, capo di Frontex, alla stampa francese:«Commerciare in passaporti siriani è un’attività estremamente redditizia per i trafficanti», ha detto. «Le persone che li utilizzano per lo più parlano arabo, possono arrivare dall’Africa o dal Medio Oriente, ma hanno il profilo dei migranti economici, non dei rifugiati. Molti hanno falsi passaporti siriani perché sanno che in questo modo otterranno più facilmente asilo in Europa».
Ecco la realtà: si è sviluppato un florido mercato di documenti falsi, i cui beneficiari sono principalmente malviventi turchi e jihadisti. Per entrare in possesso di un passaporto siriano servono tra i 250 e i 2000 dollari. Spendendo il minimo si può acquistare un documento finto. Sborsando quasi dieci volte tanto, invece, si riesce a ottenerne uno autentico, cioè rubato a veri siriani. Questo «servizio» è attivo da alcuni anni, precisamente da quando l’Occidente ha tentato di far scoppiare una primavera araba in Siria.
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Molti cittadini, in particolare gli oppositori di Assad, sono fuggiti all’estero. Per evitare di passare guai, tanti di loro non hanno portato con sé i documenti. Secondo il governo turco, circa il 30% dei rifugiati siriani ha attraversato la frontiera senza il passaporto. Si è così sviluppato un mercato sotterraneo, alimentato dagli ex funzionari pubblici di Damasco e dintorni, che per un minimo compenso fornivano carte d’identità, certificati di nascita e quant’altro agli espatriati.
Ben presto, però, nel giro sono entrati anche uomini dello Stato islamico intenzionati a dirigersi verso il cuore dell’Europa. Infine,i trafficanti hanno ulteriormente allargato il raggio d’azione agli immigrati non siriani. Ecco il risultato: dai 250 ai 2000 dollari per un passaporto; tra i 1000 e i 1300 dollari per un certificato di nascita;1000 dollari per una laurea finta. In questo modo si può essere accolti anche se non si fugge da una guerra,e si può trovare più facilmente un lavoro nell’Ue.
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Ieri un’inchiesta del britannico Daily Mail ha confermato l’esistenza e le dimensioni del contrabbando. Il reporter Nick Fagge ha acquistato per duemila dollari un passaporto, una carta d’identità e una patente. Tutti documenti siriani autentici, ottenuti da un falsario turco. Appartenevano a un tale Jak Abdullah Fraam. Il giornalista inglese non ha dovuto fare altro che inviare ai trafficanti una sua foto via social network, e in quattro giorni gli è stato recapitato il necessario per diventare a tutti gli effetti un siriano meritevole di asilo politico in un Paese europeo.
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Non si tratta di un caso isolato, tutt’altro. Fagge è riuscito a scambiare qualche parola con il suo contatto tra i trafficanti e il falsario gli ha fatto un quadro molto chiaro della situazione: «Oggi tutti vogliono essere siriani, perché adesso tutti danno il benvenuto ai siriani.Ci sono palestinesi, egiziani, iracheni, persone da tutto il mondo arabo che fingono di essere siriane così possono rifarsi una vita in Europa».
Considerando le difficoltà che ha l’Ue con l’identificazione degli stranieri, potete immaginare le conseguenze: la marea umana che preme alle frontiere non è composta di soli «profughi». Lo testimonia un gruppo di giovani siriani intervistati nei giorni scorsi sempre dal Daily Mail. Alla giornalista che li interpellava hanno ripetuto più volte che circa il 30% dei «rifugiati» entrati in Germania in questi giorni non è di nazionalità siriana.
«Guardali», insisteva uno dei ragazzi.«Fingono divenire dal mio Paese, ma mentono. La loro pelle è più scura della nostra. So che sono musulmani di lingua araba provenienti dal Sudan, in Africa. Ogni giorno più africani, afghani, iracheni, iraniani, libanesi e molti altri passano attraverso la porta che la Germania ha aperto a noi siriani».
Il problema non è solo tedesco. Ai confini della Croazia ieri erano accalcate circa 7500 persone. Credete che si riesca a capire da dove vengono? Il governo della Macedonia nei giorni scorsi ha candidamente ammesso che il flusso di immigrati è troppo grande per poter svolgere controlli adeguati. È molto probabile che queste persone, respinte dall’Ungheria e da altri, arrivino anche in Italia, dove come sappiamo le identificazioni sono una falla del sistema.
Tanto che un esperto di Scotland Yard interpellato dal Daily Mail, dopo aver guardato il passaporto siriano comprato da Nick Fagge ha dichiarato che il documento, benché datato, consentirebbe di entrare facilmente in Paesi come «la Grecia e l’Italia». Già abbiamo problemi a distinguere fra profughi e clandestini, figuratevi che faremo con i finti profughi...
IL BAMBINO SIRIANO MORTO SULLA SPIAGGIA DI BODRUM IN TURCHIA
Infine, c’è l’incognita del terrorismo. Del mercato nero di documenti si servono i tagliagole e - come ha detto a David Cameron il ministro dell’Educazione libanese Elias Bousaab - su cento presunti siriani entrati in Europa, due sono legati all’Is. Anche ammettendo che la stima sia troppo pessimistica, resta che non sappiamo chi ci mettiamo in casa, e rischiamo che ci capitino fanatici come l’iracheno che in passato aveva pianificato attentati e ieri ha cercato di ammazzare una poliziotta in Germania. I servizi segreti tedeschi sostengono che i jihadisti avvicinano i nuovi entrati per reclutarli. Beh, può darsi che adesso non abbiano più bisogno di faticare:i loro amici estremisti arriveranno qui con passaporti comprati in Turchia e saranno accolti con tutti gli onori dalle anime pie come la Merkel.