VIENI AVANTI PECHINO! DAL FIGLIO UNICO ALLA SELEZIONE DELLA SPECIE: IN CINA SEMPRE PIÙ COPPIE VOGLIONO FIGLI “PERFETTI” E ARRIVA IL CASTING DELLE MAMME IN AFFITTO - IL VERO AFFARE LO FANNO I MEDIATORI MA C’È CHI PROTESTA: È EUGENETICA

A Pechino è boom di donazione di ovuli: per il mercato nero della fecondazione è una pioggia d’oro - Ma il fenomeno, causato dall’invecchiamento record, è un successo per tutti: i clienti ottengono l’erede che sognano, i donatori guadagnano un reddito inatteso (mille euro ogni donazione) e lo Stato conta sulla frenata del crollo demografico….

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Giampaolo Visetti per “la Repubblica

 

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Giovani , belle e intelligenti». Gli inviti ai casting occupano uno spazio speciale nelle università più esclusive, in multinazionali e ristoranti di lusso. Le agenzie cinesi non cercano attrici e modelle. Oggi sono a caccia di mamme per conto terzi.

 

La nazione più popolosa del mondo vede lo spettro di un invecchiamento record e il business della donazione di ovuli registra un boom senza precedenti. Le coppie che non possono avere figli non si accontentano di una donatrice scelta dal destino. Pretendono ciò che i mutati canoni della bellezza asiatica suggeriscono essere il massimo: «Pelle chiara, altezza oltre 160 centimetri, occhi a ciliegia». Per il mercato nero della fecondazione è una pioggia d’oro. Migliaia di ragazze e di ragazzi, grazie alla donazione, possono pagarsi gli studi, o permettersi lo shopping. Un successo per tutti: i clienti ottengono l’erede che sognano, i donatori guadagnano un reddito inatteso e lo Stato conta sulla frenata del crollo demografico.

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«Il vero affare però — avverte il quotidiano Beijing News — lo fanno i mediatori». Per ovuli first class le agenzie trattengono fino all’equivalente di 9mila euro, una fortuna. Informazioni confidenziali, ma avvocati e attiviste per i diritti delle donne denunciano che, chiusa l’era del figlio unico, si apre quella di «aste e selezione preventiva della specie ».

 

Gli annunci delle agenzie, a Pechino e a Shanghai, dilagano anche per le strade, sui mezzi pubblici e nelle bacheche elettroniche degli atenei. Le studentesse da concorso di bellezza e con un curriculum da genio strappano fino a mille euro per ogni donazione, corrisposto ufficialmente come «sussidio per il vitto».

 

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Il sogno di un discendente fuori dal normale è così irresistibile che ai commercianti di ovuli si rivolgono pure le coppie che non avrebbero problemi a generare in modo naturale. La nuova classe media, sopravvissuta al trauma degli aborti forzati di Stato, scopre il ribattezzato «effetto Hollywood»: tutti devono essere belli e di successo, per trasformarsi nei «consumatori-tipo» pianificati dal partito.

 

Se la storia familiare non testimonia esemplari all’altezza delle attese, meglio rivolgersi al mercato che affrontare una delusione. «La donazione degli ovuli — si difendono le agenzie — non è pericolosa e aiuta i partner che non possono concepire un bambino. Limitarla per legge è un’altra forma di condizionamento della libertà individuale».

 

XI JINPING XI JINPING

I problemi, per il traffico clandestino, esplodono quando i clienti si sentono truffati: neonati come gli altri, figli con handicap, eredi che non vogliono studiare, o con un profilo non scolpito dal chirurgo estetico. Migliaia, nell’ultimo anno, le denunce di mediatori accusati di non aver selezionato ovuli di «qualità sufficiente ». Le autorità, dopo il primo freno tirato nel 2006, intimano ora «visite mediche e raccolta ovuli solo negli ospedali pubblici».

 

La legge considera però solo i fattori sanitari, non quelli narcisistici, e s’ingrossa l’esercito di chi pretende un figlio non per amore, ma per esibizionismo. La Commissione nazionale per la salute rivela che l’87 per cento delle coppie che pensa ad un bebè in provetta pone avvenenza e quoziente intellettivo in testa alle priorità, prima ancora della salute.

 

Negli ultimi trent’anni, dopo che Deng Xiaoping limitò le nascite, la precedenza è stata data al sesso: niente femmine, solo maschi, per assicurarsi lavoro e sostegno economico nella vecchiaia. «Social network e industria del cinema — osserva l’Accademia delle scienze di Pechino — rovesciano i valori: in Cina non servono più braccia, ma intelligenze a volti adatti alla società dei consumi».

Deng Xiaoping Deng Xiaoping

 

Medici e ricercatori ripetono che i caratteri dei donatori non sono automaticamente riscontrabili negli individui nati da ovuli impiantati e le autorità hanno appena limitato a cinque donne gli spermatozoi provenienti da un unico donatore. Campagna vana, vista la moltiplicazione di agenzie e cliniche della fertilità anche in villaggi e regioni meno ricche.

 

Sotto accusa finiscono così i veleni che minano la salute dei cinesi e lo stile di vita che sconvolge la società. Gli scienziati avvertono che mai come oggi la popolazione più numerosa del pianeta si scopre affetta da deficit di fertilità, mentre i sociologi lanciano l’allarme sulla «solitudine imposta dall’urbanizzazione forzata».

 

Un’ignota mamma «bella, alta e intelligente » serve per dimostrare di «avercela fatta». Ma per milioni di cinesi l’investimento è anche l’unica possibilità di avere un contatto, pur a distanza, con qualcuno.

 

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