dino zoff

CI VUOLE UNA MALATTIA PER RICORDARE AGLI ITALIANI IL GRANDE ZOFF - “HO AVUTO COMPLICANZE DI ORIGINE VIRALE, MI SONO MOLTO SPAVENTATO, NON RIUSCIVO A MUOVERMI. MA ORA STO MEGLIO, PER ORA L’HO PARATA, MA SONO SOLO ALL’INIZIO”

Marco Mensurati per “La Repubblica

dino zoffdino zoff

 

«Come sto? Ringiovanito di quarant’anni. Guardi: sembro tornato ai tempi in cui mi allenavo tutti i giorni». Scherza Dino Zoff, ma fino a un certo punto. Passato il periodo peggiore della malattia, l’ex commissario tecnico, ricoverato da un mese e venti giorni in una clinica romana, fa un’ora di palestra al giorno. Tecnicamente sarebbe una riabilitazione, ma Anna, la moglie dolcissima e paziente che veglia su di lui 13 ore al giorno, istintivamente continua a chiamarla «palestra», come ai bei tempi. «L’unica differenza rispetto ad allora è che invece di Trapattoni mi allena lei», insiste Dino, indicando Maria Luisa, la fisioterapista.

dino zoff dino zoff

 

Scherzi a parte, Zoff: come sta?

«Bene. Anzi, diciamo, meglio di un mese e mezzo fa».

 

Sul Messaggero di ieri abbiamo letto che avrebbe avuto problemi neurovegetativi…

«Addirittura! No, non è così. Un mese e mezzo fa circa ho avuto delle complicanze di origine virale. All’inizio mi sono molto spaventato. Non riuscivo a muovermi e, insomma, è stata dura. La cosa mi ha scombussolato, ma ora la situazione va decisamente meglio».

 

dino  zoff dino zoff

È riuscito a tenere segreto questo ricovero per moltissimo tempo, quasi un record in una città come Roma. Come ha fatto?

«In realtà qualcuno sapeva e se non è finita sui giornali è solo perché evidentemente è stato deciso di rispettare la mia privacy. Sono contento, è una vita che predico un certo tipo di pudore».

dino   zoff dino zoff

 

Sui social network è stato travolto da un’ondata di affetto da tutt’Italia, se l’aspettava?

«Be’ non vorrei risultare presuntuoso ma un po’ sì. Le persone mi hanno sempre dimostrato molto affetto. Buon segno».

 

Un tweet diceva: “Forza Dino, para anche questa”.

( ride) «Per ora l’ho parata. Ma sono solo all’inizio. Adesso mi devo rimettere in piedi per bene. Fisicamente è molto faticoso, ma alla fatica fisica sono abituato, anzi diciamo che è la mia specialità. L’obbiettivo che mi sono dato è tornare al circolo Aniene al più presto. Ho un sacco di amici lì e i pochi che sapevano quello che mi era successo sono stati molto gentili. Oggi che la notizia era finita sul giornale, poi, il telefono non smette un attimo di suonare». ( Incaricata di rispondere e filtrare telefonate e messaggi è Anna che prende diligentemente nota di chi chiama su un foglio).

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Qual è stata la chiamata che le ha fatto più piacere?

libro presentato di zofflibro presentato di zoff

«In momenti come questo fanno piacere tutte le manifestazioni di affetto. Poi devo ammettere che le chiamate di Platini e di Renzi mi hanno colpito».

 

Proprio in quel momento squilla di nuovo il telefono, Anna passa il telefono a Dino, il cui viso si allarga in un sorriso enorme. Parla un po’, poi saluta quello che dal tono deve essere un vecchio amico. «Era Orlando, Alberto Orlando, se lo ricorda? » Insomma... «Orlando era un attaccante della Fiorentina e della Roma. Per un certo periodo è stato anche convocato in Nazionale. Un amico...»

dino zoffdino zoff

 

I medici dicono che ormai lei è sulla via del pieno recupero. Ma un mese e mezzo in clinica è molto tempo, come la sta vivendo?

«Il calcio in tv di certo non manca, e il campionato quest’anno è molto interessante. Domani, poi, c’è il Gran Premio di Formula 1, una delle mie passioni. Inganno il tempo e faccio fisioterapia ».

dino zoff (3)dino zoff (3)

 

E l’umore?

«Per noi atleti il rapporto con il fisico è sempre particolare, mi ha fatto molto effetto non essere, improvvisamente, al 100 per cento. Sono uno che ama il movimento, sin da bambino non sono mai stato fermo un attimo, dicevano che andavo di corsa. E prima di questo periodo, a 73 anni, giocavo a paddle e a tennis tutte le settimane».

 

Un’ultima domanda: ha avuto paura? In fondo Dino Zoff è considerato un mito e molto spesso si fa fatica ad accettare che anche i miti possano avere reazioni umane come la paura.

Zoff coppa del mondo Zoff coppa del mondo

«Io non so se sono stato un mito. Qualcuno dice così, qualcun altro invece dice che sono stato un monumento e a me fa molto ridere perché di solito i monumenti, anche quelli fatti con le migliori intenzioni, nelle piazze e nelle strade finiscono utilizzati dagli uccelli, diciamo così, per altri fini. A me piace pensare a me stesso ancora come un calciatore, anzi un portiere. E posso dire che sì, certo, in alcuni momenti ho avuto paura, ma per i portieri cadere è naturale, come è naturale rialzarsi subito dopo e aspettare un altro tiro».

DINO ZOFF E MOGLIE DINO ZOFF E MOGLIE

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