Alec Cordolcini per "il Giornale"
Gli italiani ci credono poco, ma sarebbero disposti a pagare (quasi) più di tutti per poter festeggiare il quinto titolo mondiale. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Ing, main sponsor delle Federcalcio olandese che da anni elabora studi dedicati al rapporto tra calcio e business. L’ultimo lavoro, intitolato WK-nomie 2014 ( Economia del Mondiale 2014), si è focalizzato sull’impatto economico che avrà l’ormai imminente coppa del mondo su 15 paesi le cui nazionali saranno presenti in Brasile.
Quali sono le aspettative del consumatore medio sulla propria squadra? Quanto sarebbe disposto a spendere per vederla sollevare la coppa? Prevede consumi extra (ad esempio l’acquisto di merchandising, oppure un incremento delle uscite serali) durante il Mondiale?
464 euro. Questa la cifra che un italiano pagherebbe per scendere nuovamente in piazza a festeggiare, otto anni dopo il trionfo di Berlino. Solo i cileni, con 526 euro, ci sopravanzano nella graduatoria.
Stupisce il nono posto dei brasiliani (100 euro), meno il tredicesimo degli spagnoli (79), forse sazi dopo un quinquennio abbondante di successi. Singolare il dato olandese, unico paese nel quale le donne investirebbero più soldi rispetto agli uomini (49 contro 30): un risultato spiegato dalla teoria economica dell’utilità interdipendente. In poche parole: se lui è contento, lo è anche lei. E pur di non avere per casa un compagno che continua a ricordare le palle gol divorate in Sudafrica nella finale contro la Spagna, la donna olandese sarebbe disposta a pagare.
Tornando all’Italia, il 22 per cento del campione Ing dichiara di essere addirittura disposto a versare una percentuale dei propri guadagni per i prossimi dodici mesi pur di festeggiare il Mondiale. Solo Russia (42%) e Argentina (29%) vantano una percentuale maggiore. Eppure in casa nostra solo l’11 per cento crede nella vittoria finale.
Un altro podio per l’Italia arriva dalle scommesse. Non si dice forse che nel nostro paese ci siano 60 milioni di allenatori? Ecco quindi il 40 per cento di questi intenzionato a misurare le proprie competenze attraverso il betting. Somma investita: 62 euro, contro gli 81 dei russi e gli 80 dei francesi. Questi ultimi però sono l’unico paese nel quale la maggioranza spera che la coppa del mondo non vada nel loro paese. Dopo la figuraccia del 2010, la disaffezione nei confronti dei Blues è cresciuta a livelli vertiginosi.
In Inghilterra invece regna il disinteresse: il 39 per cento dichiara che non guarderà nessuna partita di Brasile 2014. Solo Stati Uniti e Australia hanno numeri più alti. Ma sono entrambi paesi in cui il calcio non è il primo sport nazionale. Gli inglesi invece, abituati ad avere il campionato più bello del mondo, si adattano sempre più malvolentieri alla persistente mediocrità della loro nazionale.