1 - LA CONGIURA SPAGNOLA BRUCIA IL MONDIALE DI VALENTINO
Andrea Tempestini per “Libero Quotidiano”
Chi pensa che Valentino Rossi abbia tirato «un calcetto» al motomondiale, o peggio alla sua leggenda, può anche interrompere la lettura. Certo, resterà la pagina più brutta della sua carriera. Certo, chi sostiene che un campione «non lo avrebbe dovuto fare» ha le sue porche ragioni.
Quel «calcetto». Quel ginocchio che si alza, Marquez che scivola a terra, il sogno che si spezza. Già, perché ora servirà un miracolo per la «Decima», e il Dottore - che per definizione ai miracoli non può crederci - minaccia di non andarci neppure, a Valencia. La tana degli spagnoli. Il teatro dove Jorge Lorenzo è pronto a festeggiare. A godere di un titolo vinto a tavolino.
Sì, a tavolino. Un mondiale frutto di un' operazione chirurgica, sulla quale Rossi aveva alzato il velo. Lo guardavano come se fosse impazzito, come se sragionasse. Qualcuno provi a smentire che «Marquez vuole far vincere Lorenzo». Lo aveva detto. E si è visto. Dal quarto giro, a Sepang, in pista c' è qualcosa che non va. Inizia il duello. Violento. Eccessivo. Attacchi, sorpassi e controsorpassi. Le traiettorie si incrociano in una danza esasperata.
Rossi ne ha di più, eppure Marquez pur di stargli davanti è pronto a tutto. Sbanda. Scoda. Stacca oltre il limite. Rischia di cadere. Lo sfiora e si becca un «vaffa». Pedrosa e Lorenzo là davanti fanno il vuoto. Sembra la copia di quanto visto in Australia. Ma è molto peggio. Dopo sette giri di provocazioni, dopo l' ultima manovra-kamikaze dello spagnolo, Rossi rallenta. Lo aspetta. Si volta. Lo fa affiancare. Frena. Poi quel «calcetto».
Il ginocchio che si alza e Marquez che va giù. E una sensazione di vuoto, perché lo hanno capito tutti come andrà a finire. La gara scivola via come fosse un dettaglio: vince Pedrosa, poi Lorenzo che sul traguardo mima a qualcuno col ditino di «stare zitto». E chissà chi è, quel qualcuno.
Terzo Rossi. Soltanto dettagli.
La sostanza? Tre punti in meno sulla «patente», Vale ultimo in griglia nella gara decisiva, e il disperato tentativo di difendere - se correrà - un vantaggio di sette punti. Una punizione esemplare, quella della direzione gara, degli stessi giudici che non hanno fiatato né sventolato uno straccio di bandiera mentre Marquez si dannava in pista per sabotare l' impresa di Rossi.
Eppure lo sapevano, Vale li aveva avvertiti: «Occhio, che quello mi rema contro». Ma non se ne sono accorti: lo spagnolo ne esce senza macchia. «Non trovo giusto quello che sta succedendo. Io a prenderla nel culo e stare zitto non ci sto». Puro Valentino. Pesante o meno che sia, la penalità ci può stare. Quello che però non ci sta è tutto il resto. Non ci sta Marquez. Non ci sta la faccia d' angelo con cui si presenta davanti alle telecamere per dire che «lì fuori ci giochiamo la vita».
valentino rossi con marc marquez bambino
Ma si è visto, Marquez? Che faccia tosta deve avere per rimproverargli di aver «giocato con la vita?». Non ci sta neppure e soprattutto Lorenzo, perché assedia l' ufficio della direzione gara: «Urlava come un pazzo, gridava che lo dovevano squalificare», raccontano gli inviati britannici di Bt Sports. Non ci sta perché non gli basta la penalità: «Dovevano togliergli tutti i punti». Non ci sta Lorenzo che alza ancora il ditino, e spiega: «Non sarebbe giusto se vincesse il mondiale».
Non ci stanno gli insulti: «Non solo io, ma molte persone perderanno il rispetto per Rossi come sportivo». Rispetto? Dove trova il coraggio per parlare di «rispetto»? Avrebbe fatto meglio a tacere. E a godere del capolavoro spagnolo, dell' operazione chirurgica, del titolo ormai a un passo.
Resta l' amarezza. E restano dei dubbi. Il primo, ce lo si conceda: giusta la penalità, eppure quando vedi e rivedi quel maledetto video, quando noti la testa di Marquez che tocca il ginocchio di Rossi che poi schizza come impazzito… ecco, quando lo vedi, quel «io non ci sto a prendermelo nel culo e a stare zitto» ti rimbomba in testa.
E ancora: cosa ha trasformato Marquez in un soldato la cui missione - compiuta - è disintegrare l' apoteosi della leggenda di Valentino? Cosa ha trasformato il bimbo col poster del Dottore nella sua stanzetta nel pilota senza scrupoli - né rispetto - delle ultime due gare? C' è qualcosa che non sappiamo. Un qualcosa che potrebbe avere a che fare con la volontà, oscura e indicibile, di rovinare una delle più grandi imprese nella storia dello sport.
2 - MARC: ROBA MAI VISTA
Davide Pisoni per “il Giornale”
Non si saprà mai se Jorge Lorenzo e Marc Marquez fossero d' accordo per «fregare» Valentino Rossi. Dopo la Malesia su una cosa sono d' accordo: nel togliere il rispetto al dottore. «La mia opinione su di lui è cambiata. Io ho sempre avuto grande rispetto di Valentino per questo non riferisco quello che mi ha detto», dice Marquez che aggiunge «non so cosa gli sia passato per la testa, quando provochi incidenti del genere significa che sei fuori controllo».
Vede così la caduta: «In curva mi ha passato, ha alzato la moto, ha rallentato tanto, mi ha guardato e mi ha dato un calcio. Una cosa così non l' avevo mai vista». E sulla punizione: «Nel calcio il fallo di reazione viene punito con il cartellino rosso. E non si parli di nervosismo, qui ci giochiamo la vita... Speriamo sia finita qui, ma temo che non sarà così...». Chiude le porte a Rossi: «Niente relazioni, poi vedremo».
Lo stesso vale per Lorenzo, si potrebbe tornare al "muro" nel box tra i due durante la prima convivenza in Yamaha, sempre che il fattaccio non faccia rivedere i programmi per il futuro. Soprattutto perché Jorge si è messo in mezzo, prima andando a farsi sentire in direzione corsa: «Rossi doveva avere zero punti come Marquez».
Piangere è tipico di Lorenzo. Ieri è andato oltre tagliando il traguardo "zittendo" tutti e poi con i giudizi: «Molti cambieranno opinione su di lui. Già in passato ci sono state azioni simili, ma questa è stata la peggiore di tutte». E sull' episodio: «Non è un gesto da grande campione come Valentino si suppone sia». Ma i campioni non chiedono nemmeno squalifiche per i rivali.
2 - VALENTINO, CHE FOLLIA “NON SO NEPPURE SE ANDRÒ A VALENCIA”
Massimo Calandri per “la Repubblica”
Il contatto tra Rossi e Marquez che ha causato la caduta dello spagnolo
Adesso ce li ha proprio tutti contro. E gli fa male al punto che sta pensando di dire basta. «Non so se parto, a Valencia ». Valentino vive per correre, ma da ieri non ha più voglia. Di correre, di vivere. «Non voglio nemmeno pensare alla prossima stagione. Il futuro? Boh».
A un gran premio dal termine è ancora in testa alla classifica come dopo la prima gara. Però questa stagione, che poteva essere la più bella di sempre — il decimo titolo, a 36 anni — s’è avvelenata un poco alla volta e tutta di un colpo. Comunque vada, tra due settimane non ci sarà più un vincitore celebrato, felice. Vale lo sapeva bene che era la sua ultima occasione: ma perderla così — con quelli che mettono in discussione l’uomo e una carriera intera — non se lo meritava, dice.
«Non gli ho tirato un calcio, non volevo cadesse. Cercavo solo di farlo smettere, di dirgli: “Per favore, basta: ma che stai facendo?”. È stato lui a toccare la mia coscia sinistra col manubrio. Ha perso l’equilibrio e solo dopo io ho alzato il piede, perché m’era mancata la pedana». Sostiene che la race commission gli ha dato ragione, e allora com’è che arrivata lo stesso una sanzione? Verificate voi stessi con le immagini prese dall’elicottero: «Ma molto piano, un fotogramma alla volta».
Nessuno ha la pazienza di contraddirlo perché forse nessuno lo ascolta: nel paddock la sentenza è già stata emessa. Colpevole. A Sepang non si è mai visto il sole, per tutta la settimana c’era come una deprimente nebbia — il fumo proveniente dalle foreste indonesiane in fiamme — che avvolgeva il circuito. E 45 gradi che rimontavano dall’asfalto, l’umidità della giungla, 300 all’ora sui rettilinei. Giocarsi la vita in questo modo è peggio. Il pesarese ci ha messo del suo.
«Giovedì ho spiegato che Marquez in Australia aveva corso contro di me. Ho detto la verità, guardate le tabelle dei tempi». Sperava che il ragazzo catalano non si intromettesse più nella sfida tra lui e Lorenzo. «Invece è diventato ancora più cattivo e nervoso. Ha fatto di tutto per rallentarmi e farmi perdere il campionato. Alla fine, ha vinto».
Valentino racconta che il manager di Marc, Emilio Alzamora, glielo ha detto chiaramente: «Marquez vuole fartela pagare perché lo hai tolto di mezzo nella corsa al mondiale. Lo sai, è fatto così». E insomma, dopo il via Pedrosa è andato in testa e ha poi vinto in tranquilla solitudine. Marc invece si è fatto passare facilmente da Jorge, però quando è arrivato Rossi è scoppiata la rissa. Quindici sorpassi, 9 in un solo giro. Un regolamento di conti. Marquez giura che no, lui stava solo correndo per il podio. «Rossi ha perso la testa». Il vecchio campione, il giovane spavaldo, l’ultima occasione. E il caldo, la nebbia, la vita — e la morte — a 300 all’ora.
Nel pomeriggio malese, del successo di Pedrosa importava solo al diretto interessato. Lorenzo furibondo sperava in una squalifica dell’italiano. «Dieci anni fa anche io ho fatto una cosa del genere, ma sono caduto. E poi mi hanno tenuto fermo per 3 gare. Però non mi chiamo Valentino.
Con quel nome le regole non contano, oppure si cambiano». Jorge sa che a Valencia il suo rivale partirà in fondo al gruppo e una rimonta sarà praticamente impossibile. Ma questo è uno sport sempre in equilibrio su se stesso. E consapevole che quello in palio è ormai un titolo intossicato, maledetto, allora Lorenzo chiede a gran voce che il pesarese sia per sempre bandito dalla comunità: «Forse è il più grande pilota della storia. Però abbiamo perso tutti il rispetto per lui».
Mike Webb è il direttore gara e membro della commissione (insieme a Franco Uncini e Javier Alonso). Ha spiegato che dalle immagini in loro possesso «non è stato possibile stabilire se Rossi abbia colpito o meno Marquez con calcio». Durante la corsa non c’erano abbastanza elementi chiari per intervenire. Ha premesso che il catalano ha “chiaramente” infastidito l’altro, senza violare il regolamento. Valentino ha preso 3 punti di penalità sulla patente per “guida irresponsabile che ha causato pericoli ad altri”, il riferimento è a quella curva impostata in modo da portare fuori Marc. Un altro punto se lo era già preso a Misano. Il risultato è che a Valencia partirà in fondo alla griglia. Se ci sarà ancora.
duello rossi marquez duello rossi marquez
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