Fabrizio d’Esposito per il “Fatto Quotidiano”
Non è certamente secondario il ruolo che potrebbero giocare, è il caso di dire, i calciatori musulmani in Italia contro il terrorismo e il fanatismo religioso. Se non altro perché sono volti noti, seguiti dai tifosi credenti sia nei Paesi d' origine sia qui da noi. Dopo il Tredici Novembre parigino sono state tante le voci islamiche del football, a partire dallo juventino Pogba, che hanno condannato Isis e rivolto preghiere e pensieri alle vittime del Bataclan.
A distinguersi, in particolare, è stato un talento di seconda fascia, riserva del Napoli di Maurizio Sarri: Omar El Kaddouri, marocchino nato e cresciuto a Shaerbeek, quartiere di Bruxelles vicino al famigerato Molenbeek.
Quando la sua squadra, giovedì scorso, è andata in trasferta a Bruges per l' Europa League, perdipiù giocando a porte chiuse per l' emergenza terrorismo, El Kaddouri ha rilasciato al Mattino di Napoli una bella intervista per sviluppare un concetto già espresso a caldo dopo gli attentati, via tweet:
"L' umanità è stata attaccata da assassini fanatici che nulla hanno a che fare con l' Islam e con noi musulmani. E chi ora manda messaggi di razzismo verso tutta la comunità islamica non ha capito nulla di tutto ciò che è veramente l' Islam". Il giocatore azzurro spera poi che il suo messaggio "sia arrivato".
Ecco il punto su cui l' Islam normale, altredì definito moderato, deve continuare la sua battaglia culturale per isolare gli estremisti. Per farlo è necessario anche spazzare via silenzi che possono sembrare ambigui.
È il caso, per esempio, del giallorosso Mohamed Salah, soprannominato il Messi d' Egitto e filopalestinese e il cui arrivo a Roma provocò a suo tempo una reazione della comunità ebraica. Salah è l' unico giocatore musulmano che ringrazia Allah in campo.
Su un blog romanista, un tifoso si è chiesto: "Salah è sicuramente un musulmano 'molto' attaccato alla religione, basta vedere come esulta, verso La Mecca, non mi pare di vedere nessun altro in Italia così e ce ne sono molti di musulmani.
Ecco, sia dopo Charlie Hebdo, sia adesso dopo questi attentati, non una sola parola sui fatti. Sui social network nulla... diciamo che uno con 4 milioni di seguaci su Facebook, di cui quasi tutti musulmani, ha il dovere morale di condannare questi gesti". E quattro milioni di "seguaci" sono veramente tanti.