NO TAV-ECCHIO - UN “BANANA” AL SAPORE DI RAZZISMO SE LA MERITA DAVVERO LA PRESIDENZA DI TUTTO IL CALCIO ITALIANO CON L'APPLAUSO DEL POLITBURO MATARRESE & CARRARO - SOLO AGNELLI E LA ROMA AVANZANO DUBBI: MA PERCHÉ TANTO CONSENSO?

"L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalita' per farli giocare, noi invece diciamo che 'Opti Poba' (inventando un nome ndr) è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree"...

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claudio lotito e carlo tavecchio claudio lotito e carlo tavecchio

Guglielmo Buccheri per "La Stampa"

 

Il calcio italiano è fatto di società, atleti, tecnici. Un’associazione, dunque. E, come tale, soggetta a uno statuto che ne detta usi e costumi. In questo quadro, inaccessibile dall’esterno, è emersa la figura di Carlo Tavecchio, 71 anni, di Ponte Lambro, nel Comasco, come erede designato (o quasi) al dopo Abete, il presidente della Figc uscito di scena il 24 giugno per colpa di una Nazionale inesistente in Brasile.

carlo tavecchio carlo tavecchio

 

Come mai Tavecchio uomo forte per la rinascita e non, ad esempio, Demetrio Albertini, ex giocatore e dirigente federale negli ultimi 8 anni? L’interrogativo fa rumore. Un frullatore che va in controtendenza con tutti coloro che vivono al di fuori della Federcalcio e che quindi non possono che prendere nota di un ricambio generazionale che si è fermato ancor prima di partire.

 

carlo tavecchio giancarlo abete carlo tavecchio giancarlo abete

Tavecchio è al vertice dal ‘99, da quando ha preso in mano una Lega Dilettanti partita «da zero e ora - spiega nel giorno della sua discesa in campo in vista del voto dell’11 agosto - con un patrimonio da 20 milioni». 

 

Tavecchio è stato vicepresidente della Figc negli ultimi governi federali e ieri in prima fila ad applaudirne il programma c’erano gli ex numeri 1 Matarrese e Carraro. Niente di strano nelle ambizioni di un personaggio che conosce del nostro pallone il bene e il male. Quello che fa riflettere è l’annunciato sostegno alla candidatura del gran capo dei Dilettanti di chi, del pallone, dovrebbe custodire le chiavi economiche e di progetto.

claudio lotito sandra carraro claudio lotito sandra carraro

 

Come mai, in queste settimane, si è alzata soltanto la voce di Andrea Agnelli e della Roma americana in cerca di un’alternativa, diciamo, di più ampio raggio per la poltrona federale? E, allo stesso tempo, quanto pesa nella giostra del calcio il silenzio, ad esempio, dell’Inter di Thohir o quello a fasi alterne di De Laurentiis, da sempre impegnato in prima fila per la rottamazione di antiche abitudini nostrane?

DE LAURENTIS TOCCO LAUREA HONORIS CAUSE DE LAURENTIS TOCCO LAUREA HONORIS CAUSE

 

Tavecchio legittimamente va avanti per la sua strada, ha le sue idee, il suo progetto da qui ai prossimi due anni, quando il suo ormai più che probabile mandato scadrà. La corsa al voto rimarrà comunque una sfida a due perché Albertini non farà alcun passo indietro dopo aver svelato il suo programma. E, a proposito di buone intenzioni, quelle di Tavecchio sono racchiuse in 16 pagine.

LOTITO E PALLOTTA CON LE MAGLIETTE PER PAPA FRANCESCO LOTITO E PALLOTTA CON LE MAGLIETTE PER PAPA FRANCESCO

 

Così fra una gaffe sui giocatori stranieri («L’Inghilterra individua soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Poba che prima mangiava le banane e adesso gioca nella Lazio...»), subito chiarita («Mi spiace, mi riferivo al curriculum») e un accenno al prossimo ct azzurro («Tutti si interessano al nuovo tecnico dell’Italia, vorrà dire che con l’Olanda a settembre - sorride - mando in panchina Rivera»), Tavecchio dice «non sarò un re Travicello» e prova a svegliare «un’Italia ormai Paese addormentato e che si sveglia soltanto per un bisogno biologico».

Tavecchio Tavecchio

 

Il suo calcio dovrà essere di base, senza tornelli negli stadi, con una governance di manager ad affiancare il vertice e una serie di centri tecnici dove far crescere i giovani. Tornando al ct azzurro, occorrerà un progetto. «Dovrà legarsi a noi per due o tre anni. Conte? Non l’ho incontrato. Quello delle Marche, Mancini, l’ho visto solo allo stadio perché allenava l’Inter ed io sono interista. Ora devo occuparmi di questo bordello, scusate ogni tanto mi scappa...».  

 

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