TRAVAGLIO MANDA FUORI PISTA ROSSI: ''UN GRANDE PIAGNISTEO NAZIONALE SUL COMPLOTTO PLANETARIO AI SUOI DANNI. FU SCORRETTEZZA GRATUITA, O FALLO DI REAZIONE'' - ''ANZICHÉ ACCETTARE IL VERDETTO, ATTESO E DOVUTO, L’ITALIA CHE CONTA (RENZI PER PRIMO) SI SCATENA NELL’UNICO VERO SPORT NAZIONALE: IL VITTIMISMO COMPLOTTISTA. COME AI TEMPI DI CALCIOPOLI CON AMPIO STUOLO DI PREFICHE PIANGENTI PER LE SQUADRE COINVOLTE''
1. VALE TUTTO
Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
In gita premio in Perù, Matteo Renzi è stato a lungo incerto se telefonare a Rossella Orlandi, scriteriatamente scaricata dal suo sottosegretario Zanetti, oppure a Orfini e Marino, per mettere fine alla pochade che sta coprendo di ridicolo il Pd, Roma e l’Italia. Alla fine ha chiamato Valentino Rossi, portando il fondamentale contributo del governo al grande piagnisteo nazionale sul complotto planetario ai suoi danni.
attacchi a marc marquez e lorenzo su twitter
Quel che è accaduto domenica nel penultimo Gran premio di Sepang in Malesia l’han visto e rivisto tutti: con Pedrosa e Lorenzo in fuga, Rossi è impegnato in una serie di sorpassi e controsorpassi con Marquez, finché al settimo giro rallenta all’improvviso e cambia traiettoria all’uscita di una curva, allargandosi in cerca del contatto col rivale spagnolo. Questi lo sfiora e lui lo allontana col piede o con la gamba facendogli perdere l’equilibrio.
attacchi a marc marquez su twitter
Nella peggiore delle ipotesi è una scorrettezza gratuita, nella migliore un fallo di reazione. I direttori di gara sanzionano Valentino con tre punti in meno sul patentino e con l’obbligo di partire ultimo nel decisivo Gp di Valencia, dove lo sfidante Lorenzo – anche lui spagnolo, indietro di 7 punti – ha molte possibilità di recuperare e scavalcarlo in vetta alla classifica. Sanzione piuttosto blanda rispetto al massimo della pena previsto in questi casi (tipo la squalifica al Gp successivo). Senza entrare nella diatriba calcio sì-calcio no, la direzione motiva la sanzione con la “guida irresponsabile di Rossi che ha deliberatamente provocato il contatto”. Apriti cielo.
attacchi a marc marquez su twitter
Anziché accettare il verdetto, atteso e dovuto, l’Italia che conta si scatena nell’unico vero sport nazionale: il vittimismo complottista. Come ai tempi di Calciopoli con ampio stuolo di prefiche piangenti per la povera Juve, il povero Milan, la povera Lazio e la povera Fiorentina. Marquez è cattivo perché si ostinava a superare il nostro campione, anziché fermarsi sul ciglio della pista e lasciarlo passare.
Sarà certamente d’accordo con Lorenzo, pure lui spagnolo, per sabotare l’italiano. Ingrato che non è altro: dopo aver beneficiato dell’amicizia di Valentino, l’ha tradito nel momento del bisogno. Gli stessi che strillavano per la testata del feroce Zidane al mite Materazzi nella finale di Germania 2006, ignorando che il francese aveva perso il controllo reagendo alle provocazioni del nostro difensore, oggi puntano il dito sulle provocazioni di Marquez (reo di mettercela tutta per arrivare davanti a Valentino), mentre la reazione di Rossi non conta.
marc marquez risponde su twitter
C’ è chi mette in burletta il verdetto: non per dire che andava punito anche Marquez (il che non sposterebbe di un millimetro le sorti del Mondiale), ma che non andava punito Rossi. Il quale è innocente perché –tenetevi forte –non è la sua gamba a scalciare Marquez, ma la testa dell’astuto spagnolo a colpire la sua gamba. Una barzelletta che ricorda Servi della gleba di Elio e le Storie tese: “Non sono stato molto bene. Mi han detto che c’ho il gomito che fa contatto col ginocchio”. Non sappiamo a quale scuola di pensiero s’iscriva Renzi che, con tutti i casini che ha, perde tempo prezioso a impicciarsi di gare sportive che non lo riguardano.
Sappiamo invece da un apposito tweet che, per il senatore renziano Andrea Marcucci, “i campionati vanno decisi in pista, non con decisioni arbitrarie a tavolino”: se ne deduce che un corridore è autorizzato a scendere in pista armato di kalashnikov senza che nessuno si permetta di sindacare con decisioni arbitrarie a tavolino.
Il presidente del Coni Giovanni Malagò osserva: “Valentino ha riconosciuto di essere cascato nella provocazione” (e con ciò?), “c’è una responsabilità da parte sua, però io voglio assolutamente difenderlo e non per un fatto istituzionale”, bensì per “la poca sportività dimostrata da Marquez” (quando? come? perché?), insomma “si è falsato il Mondiale e questo non lo trovo giusto”.
Quindi aboliamo la giustizia sportiva e d’ora in poi vale tutto? Mirabile lezione di sportività dalla massima autorità sportiva. Il Foglio, noto per aver beatificato tutti i vip violatori di leggi dalla preistoria a oggi, arricchisce la collezione: “Non si chiama ‘calcio’, quello di Vale Rossi, si chiama solo legittima difesa”, scrive Claudio Cerasa, convinto che Lorenzo fosse armato.
Poteva mancare l’illuminato parere di Jovanotti? Non poteva. Eccolo, sempre molto lucido: “È abbastanza chiaro quello che è successo”. Mica tanto: “I primi giri mostravano una situazione insostenibile e nel momento in cui Vale ha allargato la curva per rallentare l’attività e l’incursione legittima dell’avversario, ma forse un po’ al limite, era naturale che succedesse quello che è lì da vedere”. Cosa? “È un atteggiamento comune negli esseri umani attaccare per poi fare la vittima”.
Ecco: Marquez fa la vittima perchè cade, mentre Rossi è la vittima perchè resta in piedi e viene proditoriamente colpito da “penalizzazione eccessiva, anzi ingiusta”. Perchè lui “è bravissimo, un grandissimo sportivo, leale e giustamente vuole vincere”, mentre Marquez non ne ha il diritto. Tiè.
Stringente anche la logica di Arrigo Sacchi: “In Marquez si percepivano odio ed astio”: Rossi invece è del partito dell’amore. Nello sport ridotto a succursale della politica, nessuno deve permettersi di ricordare che le regole valgono per tutti, anche per chi è simpaticissimo come Valentino. È l’Italia di Cetto La Qualunque: “Figlio mio, quante volte ti ho detto di non mettere mai il casco: potrebbero pensare che sei timido! Si comincia dando la precedenza a un incrocio e finisce che ti prendono per ricchione”.
2. VALENTINO NON È UN MARTIRE
Andrea Scanzi per ''il Fatto Quotidiano''
Il contatto tra Rossi e Marquez che ha causato la caduta dello spagnolo
Travolti da un più che solito cicaleccio nei social di fine ottobre, appare sempre più difficoltoso rispondere a quella che rimane la domanda vera: Valentino Rossi ha torto o ragione? La risposta non interesserà agli ultrà, che ieri insultavano Iannone (reo di aver superato Rossi in Australia) e ora gli chiedono di “sdraiare” Lorenzo a Valencia. In Rete pullulano filmati atti a dimostrare che Marquez “ha colpito Rossi sulla gamba col casco”. Una ricostruzione tipo “gomito che fa contatto col piede” di Elio.
Quegli stessi filmati dimostrano però che Marquez è colpevole quanto Rossi, o poco meno. Non è sbagliato punire Rossi: è sbagliato non aver punito anche Marquez. Piano con la morale facile: non esiste epica senza scontri “spietati”. Ali e Foreman, Hunt e Lauda, Senna e Prost. Scontri di questo tipo sono particolarmente frequenti negli sport motoristici, con analisi successive puntualmente falsate dal tifo cieco: molti, in Italia, riuscirono a difendere persino Michael Schumacher (Ferrari) quando tentò di eliminare Jacques Villeneuve a Jerez '97: quella volta non ci riuscì, a differenza di tre anni prima con Damon Hill. In questi casi funziona quasi sempre così: ha ragione quello per cui si tifa.
Quindi Rossi ha ragione se reagisce (poiché provocato), mentre Zidane ha torto perché ha reagito (anche se provocato). Stefano Saragoni, direttore di Motosprint, ha scritto: “Marc Marquez è stato una carogna. Mai visto un pilota così impegnato a far perdere il titolo a un altro”.
Evidentemente ha poca memoria: Loris Capirossi, che guarda caso durante la telecronaca Sky non è stato indulgente con Rossi, vinse il primo titolo nella 125 (anno 1990) anche perché il rivale Hans Spaan fu ostacolato in ogni modo nell’ultima gara da Gresini, Romboni e Casanova (al punto tale che Spaan provò a colpire Gresini con un pugno). Pedrosa non ha torto quando sottolinea: “Valentino ha sempre detto, in casi simili, che ‘Le gare sono così’. C’è contraddizione tra quello che diceva quando i duelli aggressivi finivano bene per lui e quello che dice oggi”.
La sfida tra Rossi e Marquez è stata straordinaria (15 sorpassi) e al contempo scorretta. Marquez, come a Phillip Island, ha fatto passare Lorenzo e si è poi incarognito con Rossi. Questo è innegabile, ma non è abbastanza per reagire - appunto - come Zidane con Materazzi. Rossi dice che non voleva far cadere Marquez, ma lo aspetta di proposito: rallenta, lo guarda, lo spinge all’esterno e colpisce col ginocchio sinistro la leva del freno di Marquez. La ruota anteriore si blocca e addio.
La Direzione Gara non poteva non punirlo per “guida irresponsabile”, ma lo ha fatto nel peggiore dei modi: aspettando la fine della gara. Così Enrico Borghi, firma storica di Motosprint e biografo di Rossi: “Rossi andava punito nell’arco di un paio di giri, con un ride through o con la bandiera nera”.
Pilatesca anche la decisione di farlo partire ultimo da Valencia, risultato dei 3 punti tolti alla “patente” che vanno a sommarsi al punto di Misano: e 4 punti significano ultima posizione in griglia. A Rossi poteva andare molto peggio: con la bandiera nera (quindi addio ai 16 punti del terzo posto di Sepang) o con la squalifica per il gran premio successivo (ciò che chiedeva Lorenzo).
Il direttore di gara Mike Webb ha condannato a parole Marquez (“Ha deliberatamente cercato di ostacolare Rossi”) ma non lo ha punito: “Non ha commesso azioni vietate dal regolamento”. Parole simili a quelle dette ieri dal Direttore Generale Dorna, nonché giudice a Sepang, Javier Alonso: “Marc non fa nulla di illecito, ma spinge la situazione a un limite che ha poco senso e Rossi fa quello che fa, seppure non sia giustificabile”.
Della giuria di Sepang faceva parte anche Franco Uncini: "la stampa e i tifosi hanno a disposizione tre filmati. Noi più di dieci, con diverse riprese ad altissima definizione, anche dall'elicottero. E il nostro giudizio lo abbiamo dato solo sul fatto che Rossi ha portato fuori traiettoria Marquez e lo ha costretto quasi a fermarsi. Il nostro giudizio non è stato dato per il calcio, presunto o vero. E Marquez non è sanzionabile per averlo rallentato. Anche se noi possiamo sospettare che il motivo per cui Marc rallenti sia proprio quello che sostiene Vale, non ci sono prove".
VALENTINO ROSSI - MARC MARQUEZ - JORGE LORENZO
Tre giorni prima del via, Rossi aveva attaccato Marquez accusandolo di essere in combutta con Lorenzo. Intendeva innervosirlo e smontarne le intenzioni: ha ottenuto l’effetto contrario, caricandolo ancora di più e sbagliando clamorosamente strategia. Strano: di solito mentalmente è infallibile, e in passato ne ha distrutti tanti col lavorio psicologico (Gibernau, Biaggi, Stoner). Rossi, che ha già perso un Mondiale all’ultima gara (con Hayden nel 2006), giovedì aveva anche detto: “Voglio che Marquez sappia che io so”. Cosa sa? Ancora Borghi: “In Australia, la sera dopo la gara, Rossi è andato a chiedere spiegazioni a Marquez e Marc lo ha respinto con spregio.
MARCA PRIMA PAGINA ROSSI MARQUEZ
Pare poi che, prima della trasferta in Asia e Oceania, Lorenzo e Marquez si siano incontrati in Spagna per sancire il patto. E Valentino lo abbia saputo”. Tutti elementi da considerare e che possono essere letti come alibi, ma da qui a far passare Rossi per martire - la tesi puerile dei Renzi e dei Jovanotti - ce ne passa. Categorico anche Giacomo Agostini: “Valentino è caduto nel tranello. Non mi sarei mai immaginato che, bravo e intelligente com’è, facesse questo errore”. Rossi ha sbagliato e andava sanzionato (durante la gara). Ieri, dopo la frignata domenicale del “non so se vado a Valencia”, Rossi ci ha ovviamente ripensato (su Twitter). Sa che, con 7 punti di vantaggio, il Mondiale non è chiuso.
Ogni tanto cade anche Lorenzo, se a Valencia piove tutto si rimescola e Rossi - che resta un fenomeno - può eccome rimontare dal fondo: non sarebbe la prima volta. Tre giorni prima del via, Rossi aveva attaccato Marquez accusandolo di essere in combutta con Lorenzo. Intendeva innervosirlo e smontarne le intenzioni: ha ottenuto l’effetto contrario, caricandolo ancora di più e sbagliando clamorosamente strategia. Strano: di solito mentalmente è infallibile, e in passato ne ha distrutti tanti col lavorio psicologico (Gibernau, Biaggi, Stoner). Rossi, che ha già perso un Mondiale all’ultima gara (con Hayden nel 2006), giovedì aveva anche detto: “Voglio che Marquez sappia che io so”.
Cosa sa? Ancora Enrico Borghi: “In Australia, la sera dopo la gara, Rossi è andato a chiedere spiegazioni a Marquez e Marc lo ha respinto con spregio. Pare poi che, prima della trasferta in Asia e Oceania, Lorenzo e Marquez si siano incontrati in Spagna per sancire il patto. E Valentino lo abbia saputo”. Tutti elementi da considerare e che possono essere letti come alibi, ma da qui a far passare Rossi per martire - la tesi puerile dei Renzi e dei Jovanotti - ce ne passa. Categorico anche Giacomo Agostini: “Valentino è caduto nel tranello. Non mi sarei mai immaginato che, bravo e intelligente com’è, facesse questo errore”.
Rossi ha sbagliato e andava sanzionato (durante la gara). Ieri, dopo la frignata domenicale del “non so se vado a Valencia”, Rossi ci ha ovviamente ripensato (su Twitter). Sa che, con 7 punti di vantaggio, il Mondiale non è chiuso. Ogni tanto cade anche Lorenzo, se a Valencia piove tutto si rimescola e Rossi - che resta un fenomeno - può eccome rimontare dal fondo: non sarebbe la prima volta.