goering

L’ARTE PREDATA DAL TERZO REICH - RITROVATO A PARIGI IL CATALOGO DI GOERING: SONO 1376 I CAPOLAVORI RAZZIATI DAL GERARCA - “GOERING NON ERA UN VERO ESPERTO D’ARTE MA UN COLLEZIONISTA COMPULSIVO"

Leonardo Martinelli per “la Stampa”

GOERINGGOERING

 

I primi quadri li comprò in una galleria d’arte, la Sangiorgi, a Roma, nell’aprile 1933. E per l’occasione tirò fuori una bella somma, pagata di tasca propria. Hermann Goering, già allora numero due di Hitler, anima da militare ma passione per l’arte, ripartì per Berlino con un ritratto del busto di Venere di Jacopo de’ Barbari e conDiana e Callisto, dipinto di Johann Rottenhammer.

 

Durante la Seconda guerra mondiale, a colpi di razzie tra i musei di mezza Europa, occupata dai nazisti, e le collezioni di ebrei spogliati dei loro capolavori, arriverà a quota 1376.
 

hermann goeringhermann goering

Un testo pubblicato oggi dalla casa editrice francese Flammarion ripercorre quella triste vicenda. Si tratta proprio del Catalogue Goering, il catalogo costituito da lui stesso, con i dettagli degli acquisti e delle requisizioni. Il grosso della collezione se la procurò a Parigi. Passava al Jeu de Paume, palazzetto antico ai margini delle Tuileries, che allora era un annesso del Louvre.

 

Gli presentavano una scelta di dipinti e lui si serviva. La refurtiva veniva poi spedita nel palazzotto principesco che si stava costruendo un’ottantina di chilometri a Nord di Berlino, la Carinhall, studiata nei minimi particolari da lui e dalla seconda moglie, Emmy Sonnemann, attrice raffinata e capricciosa. Che, visto quanto era defilata Eva Braun, svolgeva praticamente il ruolo di first lady del Terzo Reich.
 

Il testo era finito (e lì è rimasto a lungo dimenticato) negli archivi diplomatici del ministero degli Esteri francese. Ed è stato proprio Laurent Fabius, il ministro, discendente di una famiglia di ebrei, mercanti d’arte perseguitati dai nazisti, a volerne la pubblicazione, «per mostrare quanto fossero sistematici i nazisti nel predare queste opere d’arte», ha sottolineato al Figaro.

 

Fu Rose Valland a scovare il catalogo alla fine del conflitto. Era una storica d’arte e bazzicava dalle parti del Jeu de Paume, anche quando si presentava Goering a «fare la spesa». In realtà faceva già parte della Resistenza e in tanti piccoli quaderni segnava ogni furto. Nel dopoguerra riuscì a far ritornare a casa loro oltre 4500 opere d’arte rubate dai nazisti in Francia.
 

Feldmaresciallo Goering ammira un dipinto ricevuto in regalo da Hitler Feldmaresciallo Goering ammira un dipinto ricevuto in regalo da Hitler

A curare la pubblicazione del catalogo è stato Frédéric du Laurens, ex direttore degli archivi diplomatici. «Goering non era un vero esperto d’arte ma un collezionista compulsivo», ricorda. «All’inizio privilegiò i pittori tedeschi classici del ’500, i Cranach in particolare. E poi amava gli artisti olandesi del ’600».

 

Si incaponì su un Vermeer, che gli rifilarono ma era un clamoroso falso. Durante la guerra iniziò ad accumulare un po’ di tutto, anche pittori «degenerati», come un Gauguin che la moglie volle per camera sua. Oppure tre Picasso che scambiò con altri dipinti antichi. Alla fine nella dimora di Carinhall esponeva da Botticelli a Rubens, passando per gli impressionisti francesi. 

 

pec 06 GOERING Hermannpec 06 GOERING Hermann

Mentre i russi incalzavano, nel 1945, lui imbarcò tutto (opere d’arte, tappezzerie, mobilio) in otto treni diretti verso il Sud. E fece saltare in aria la magione. Ma alcuni convogli furono assaltati da tedeschi, che a loro volta rubarono diversi pezzi. Altri vagoni rimasero distrutti sotto le bombe degli Alleati. «Di varie opere non si è saputo più nulla», conclude Du Laurens. «Chissà se la pubblicazione del catalogo servirà a ritrovarne alcune».

 

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO