foro italico mario sironi

CENSURARE IN SILENZIO? – LA GRANDE MOSTRA SU SIRONI AL VITTORIANO DI ROMA SORVOLA BELLAMENTE SUL FASCISMO DEL GRANDE ARTISTA – E UN PANNELLO ALLUDE ALLA CADUTA DEL FASCISMO PARLANDO DI “DISPERATA AMAREZZA PER IL CROLLO DELLE SUE ILLUSIONI CIVILI E POLITICHE”

Paolo Simoncelli per "il Foglio"

 

 

sironi italia tra le arti e le scienzesironi italia tra le arti e le scienze

In età moderna, il percorso di assolutizzazione compiuto congiuntamente da stati e chiese ha avuto una tappa fondamentale nel controllo della memoria storica, sia propria sia del nemico politico o religioso. Ne è derivata una straordinaria opera di interdizione di conoscenza, o assoluta (libri da non far circolare in nessun modo; opere d’arte da abbattere) o selezionata (libri e opere d’arte da correggere, interpolare, “adeguare” all’insaputa dell’autore: ne sono esempio il “Decamerone” “rassettato” o i nudi michelangioleschi della Cappella Sistina scalpellati e “rivestiti”).

 

mario sironi 5mario sironi 5

Questa specifica selezione della memoria che ha progressivamente sostituito l’interdizione rude, ha contraffatto il passato; ed è oggi pratica capillare, velenosamente sofisticata. Subìta, ad esempio, dalla prima edizione delle opere di Gramsci, da Pavese, da edizioni di carteggi di padri della patria (dalle lettere di Garibaldi all’epistolario tra Salvemini ed Ernesto Rossi) eccetera. Capita ancora di sentir parlare dello scrittore Ignazio Silone esclusivamente come perseguitato dal fascismo, mai dunque come informatore dell’Ovra (è accaduto nel recente Convegno “Oltre ‘Salerno’. Benedetto Croce, Ignazio Silone e la loro attualità politica”, tenutosi a fine settembre 2014 a Pescasseroli e Pescina. Dove politici di peso e intellettuali di prestigio, insieme, hanno perbenisticamente nascosto questa pur nota e clamorosa circostanza, dando quindi quel po’ di “riposo al vero” teorizzato nel 1641 da Torquato Accetto nel trattatello intitolato “Della dissimulazione onesta”).

 

mario sironi 4mario sironi 4

Accade anche nella mostra “Mario Sironi. 1885-1961” (Roma, Complesso del Vittoriano, dal 4 ottobre 2014 all’8 febbraio 2015; catalogo a cura di Elena Pontiggia, edito da Skira). Mostra e catalogo, sia chiaro, di vertiginosa fascinazione, cui hanno collaborato alcuni dei maggiori studiosi dell’artista. Nell’esposizione, due lettere in particolare appaiono profilare un’emblematica parabola politico-esistenziale tra la disperazione della lealtà e la testimonianza farisaica del compunto omaggio, post res perditas, sulla pietra tombale dell’artista.

 

“In un mondo di canaglie e d’imbecilli, è cosa rara incontrare un Mario Sironi”; così gli scriveva il 21 settembre 1954 Curzio Malaparte, che chiudeva la lettera ricordando di essere riuscito “a rimaner buono in questi tempi di tradimenti, di viltà, e di carognaggine”. Poco più di vent’anni dopo (il 3 maggio del 1965), Sandro Pertini, allora vicepresidente della Camera, scriveva alla vedova di Sironi: “Per me è uno dei maggiori artisti della nostra epoca, e la sua arte vivrà”. Ma intanto Sironi era morto in un isolamento politico-culturale determinato da una faziosità irriducibile cui non era certo estranea la tradizione ideologica alla quale apparteneva Pertini.

Mario 
Sironi 
Mario Sironi

 

Eppure la Pontiggia, forse la più autorevole studiosa di Mario Sironi, torna con coraggio a proporre una reintegrazione storico- politica dell’artista criticando i ricorrenti, liturgici tentativi di ridurne o marginalizzarne l’esplicita adesione al fascismo fin dal 1919. E offre un percorso integrale del maestro in cui si legge filologicamente la sua intera, straordinaria esperienza artistica, dal sodalizio futurista a Novecento, fino alla decomposizione del secondo Dopoguerra. Un’esperienza che vede Sironi a fianco di Umberto Boccioni e Gino Severini, di Giorgio De Chirico e Carlo Carrà, godere della stima e dell’appoggio di Margherita Sarfatti, inaugurare la grande stagione della pittura murale, rifiutando la “pittura da cavalletto” come concezione borghese, privatistica dell’arte, per giungere alla teorizzazione della sua funzione etico-sociale.

sironisironi

 

Da cui le grandi imprese decorative degli anni Trenta per edifici pubblici: “La Carta del lavoro”, “L’Italia corporativa”, “Venezia l’Italia e gli Studi”, “La Giustizia fiancheggiata dalla Legge”. Opere possenti, di tecniche compositive diverse (vetro, mosaico, affresco), che innervano il momento costruttivo, l’epos degli anni del consenso. E che oggi non possono non determinare problemi con i rigidi e arcigni guardiani del “politically correct”. Proprio filologicamente, documenti e pannelli esplicativi in mostra, coi loro silenzi e, peggio, con sintomatica, contorta allusività, cedono infatti all’obbligo del mascheramento al pubblico di quella passionalità politica di Sironi che lo condusse a un’adesione al fascismo non abiurata neanche nei mesi drammatici della Repubblica sociale.

 

mario sironi 1mario sironi 1

Di questa adesione, ignorata nell’audio-video introduttivo della Mostra (audio-video che però fa cenno alle critiche a Sironi provenienti dal fascismo oltranzista di Farinacci), c’è appena traccia in un marginale pannello esplicativo che può giovarsi di un’adesione al fascismo da “sinistra” (ricorrente confluenza politica ricordata con coraggio non solo intellettuale da Renzo De Felice); una traiettoria quindi capace ideologicamente di agevolare poi l’assoluzione dal “peccato”, come puntualmente occorso a intellettuali – esemplificativamente, da Delio Cantimori a Ugo Spirito – che in altri campi subirono la stessa fascinazione ritraendosene post factum, o nelle sue prossimità.

 

sironi bozzetto del manifesto del decennale dellera fascista 1932sironi bozzetto del manifesto del decennale dellera fascista 1932

Ma, nella mostra in corso al Vittoriano, la non marginalità del pannello introduttivo della sezione dedicata agli “Anni Quaranta e Cinquanta” evidentemente obbliga a una prudente perifrasi: per non parlare della disperata amarezza di Sironi per il crollo del fascismo (e sì che è noto che il 25 aprile ’45, a Milano, Sironi era stato messo al muro da un gruppo di partigiani, tra i quali apparve provvidenzialmente Gianni Rodari a salvarlo dalla fucilazione immediata), vi si legge “di disperata amarezza per il crollo delle sue illusioni civili e politiche”.

 

Ancora, allusiva per iniziati e criptica solo per chi non sa, la scheda che accompagna l’esposizione di un cartone preparatorio raffigurante “L’astronomia”, particolare (poi ripensato) dell’affresco eseguito da Sironi nel 1935 nell’aula magna dell’Università di Roma, e “particolare fortunatamente sfuggito al deturpante restauro” subìto da quell’affresco nei primi anni Cinquanta (citiamo dal catalogo). Di quel non altrimenti spiegato “deturpante restauro” si trova, poco oltre, testimonianza clamorosamente involontaria, in pratica un vero e proprio lapsus: la fotografia di quel grande affresco che appare nel catino absidale dell’aula magna dell’Università di Roma, “L’Italia fra le arti e le scienze”. 1935.

mario sironi 3mario sironi 3

 

 Ma la riproduzione esposta e così datata (presente anche nel catalogo), non è quella del 1935, ma quella soggetta appunto “al deturpante restauro” dei primi anni Cinquanta. Triste vicenda nota agli addetti ai lavori (in particolare grazie agli studi della storica dell’arte Simonetta Lux), ma qui taciuta al grande pubblico dei visitatori. Eccola, in breve. Marcello Piacentini, direttore generale dei lavori del consorzio per l’edificazione della nuova (e attuale) sede dell’Università di Roma, che doveva render conto personalmente a Mussolini dell’andamento dei lavori, aveva anche la responsabilità delle decorazioni artistiche degli interni.

sironi 5762sironi 5762

 

Sironi, con cui il sodalizio di lavoro era già consolidato, il 3 settembre del 1935 aveva firmato il cosiddetto “atto di sottomissione”, cioè l’impegno “a sottoporre i bozzetti ed i cartoni in grandezza naturale all’approvazione di S.E. Marcello Piacentini (…) e ad apportare ad essi tutte le modifiche e varianti, anche sostanziali, che dal Direttore saranno richieste”. Con ritmi forsennati di lavoro, Sironi giunse a completare l’opera (“raffigurante simbolicamente la scienza italiana”) appena in tempo per l’inaugurazione della Città universitaria, il 31 ottobre 1935, alla presenza del duce.

 

mario sironi 2mario sironi 2

L’affresco originario non è dunque quello che si vede oggi. Caduto il fascismo, finita la guerra, Sironi – il cui nome venne vergognosamente abraso da volumi, repertori, manuali di critica e d’arte del Dopoguerra – dovette subire anche la censura di quell’affresco. Una commissione, nominata dal rettore Giuseppe Caronia nel 1947, “per procedere a degna sostituzione dell’affresco” (commissione di cui, incredibilmente, faceva parte Marcello Piacentini, restituito alla democrazia grazie forse alla massoneria, certo ad Andreotti), provvedeva a dare indicazioni censorie a Carlo Siviero per cancellare, senza consenso dell’autore, cavalieri, aquile, monti a forma di fascio.

 

sironi c 4 foto 1214703 imagesironi c 4 foto 1214703 image

Per recidere, quindi, il nervo politico che aveva ispirato quel capolavoro, ridurne plasticamente l’impressionante portata evocativa, col risultato di alterarne, fino a negarla, l’autenticità. Interventi censori si sono parimenti e puntualmente abbattuti su altre decorazioni di Sironi (a Milano, Venezia…). Censurata anche, ma con avvertenza del curatore, Ettore Camesasca, l’edizione milanese del 1980 degli “Scritti editi e inediti” di Sironi, laddove contenevano lodi a personaggi del passato regime (compreso Piacentini). Il 15 luglio 2014 il Consiglio d’amministrazione dell’Università di Roma ha approvato la convenzione con l’Istituto centrale del restauro per il restauro dell’affresco “L’Italia fra le arti e le scienze”.

 

pietrangelo buttafuocopietrangelo buttafuoco

marcello piacentini  imagesmarcello piacentini images

Non sono ancora noti i dettagli tecnici, ma la domanda che attende risposta è: restaurare, ove e se possibile, l’originale “fascista” o quello democraticamente censurato? In quest’ultimo caso si restaurerebbe quello che è stato considerato il “deturpante restauro”? Vero è che, accanto a questa definizione della Pontiggia, non sono mancati interventi di segno diverso che, anche di recente, hanno definito “giusto” l’intervento censorio dei primi anni Cinquanta (secondo, dunque, apprezzamento metodologico per quelli compiuti da Daniele Ricciarelli da Volterra, detto perciò il Braghettone, sui nudi michelangioleschi della Cappella Sistina?).

 

sironi 2sironi 2

Andò dunque meglio a Duilio Cambellotti che nel 1933, decorata a tempera con inequivocabile simbologia fascista la sede della nuova prefettura di Ragusa, vide poi censoriamente imbiancata tutta l’opera. La quale, con ciò, fu virtualmente inserita nella I classe delle proibizioni degli Indici (quella delle condanne irremissibili, senza condizioni né compromessi che consentissero “rassettature”, correzioni censorie e devote manomissioni plastiche); ma che proprio per ciò, una quarantina d’anni dopo, poté essere “restaurata”, ovvero riportata alla sua integralità e autenticità artistica.

 

piacentinipiacentini

Una piccola storia istruttiva, che richiamò il talento letterario di Leonardo Sciascia (e, più di recente, di Pietrangelo Buttafuoco e Vittorio Sgarbi). Attenzione: senza storicizzare un regime, un qualsiasi regime politico cronologicamente precedente e anche ideologicamente avverso a quello che lo segue, si rischia di legittimare l’abrasione radicale di ogni simbologia che possa ricordarlo. Il radicalismo ideologico e sanguinario degli anni rivoluzionari in Francia (che pure ha decollato statue e simboli di monarchi e santi) non ha avuto espressione artistica? Allora le opere del convenzionale, robespierrista e poi napoleonico Jacques-Louis David, che gridavano continue vendette di segno politico-ideologico progressivamente diverso, avrebbero dovuto subire interventi plastici di “adeguamento”, se non pure una materiale distruzione censoria.

sironi  560x330sironi 560x330

 

leonardo sciascialeonardo sciascia

A consequenziale rigor di logica, c’è rischio di giungere a legittimare le distruzioni operate nel corso della rivoluzione culturale maoista e, oggi, quelle di vestigia religioso- civili, come è avvenuto a Bamiyan, in Afghanistan, con l’abbattimento a cannonate talebane delle colossali statue di Buddha scolpite nella roccia nel III e V secolo d. C.; o quelle attualmente in corso in Iraq, Siria, Libia, dove altre frange del radicalismo islamico vengono distruggendo straordinari tesori artistici di varie tradizioni religiose precedenti o comunque diverse da quella musulmana. Problemi non ne mancano; mancano soluzioni agevoli e discussioni “laiche”, cioè non dogmatiche. Contentiamoci, frattanto, che a Roma non sia stato abbattuto il Colosseo.

marcello piacentinimarcello piacentini

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…