ANCHE IN FRANCIA, SI SVENDE TUTTO – I DUE CONTENDENTI DI ALSTOM, GLI AMERICANI DI GENERAL ELETRIC E I TEDESCHI DI SIEMENS, A RAPPORTO DAL PRESIDENTE HOLLANDE, CHE VUOLE TUTELARE L’OCCUPAZIONE

Stefano Montefiori per ‘Il Corriere della Sera'

Per dare un'idea di quanto il governo francese voglia essere determinante nell'affare Alstom potrebbe bastare questo aneddoto. Giovedì scorso il presidente del gruppo francese, Patrick Kron, è atterrato allo scalo privato del Bourget, di ritorno dagli Stati Uniti dove aveva incontrato i vertici di General Electric.

Ad accoglierlo il suo autista, come al solito, ma stavolta anche una macchina del ministero dell'Economia: il manager è stato fermamente invitato a congedare l'assistente e a salire invece sull'auto blu, e portato a sirene spiegate a colloquio con il ministro Arnaud Montebourg, furibondo per non essere stato informato delle trattative. Poi Kron è stato condotto all'Eliseo, ad ascoltare le rimostranze del più influente consigliere di Hollande, Emmanuel Macron.

In questo modo Parigi ha sventato l'accordo sul settore energia ormai quasi già concluso tra la francese Alstom e l'americana General Electric, e ha ottenuto più tempo per fare emergere «soluzioni alternative», che sono arrivate sotto la forma di una proposta della tedesca Siemens.

Ieri l'Eliseo ha organizzato una specie di ballo dei pretendenti: François Hollande ha ricevuto nell'ordine Jeff Immelt, presidente di General Motors, la mattina; poi, alle 18.15, il capo di Siemens, Joe Kaeser; alle 19.15, infine, Martin Bouygues, il maggiore azionista (con il 29%) di Alstom.

Tutti a rapporto per spiegare al presidente della Repubblica come intendono soddisfare la condizione più importante da lui posta, la tutela dell'occupazione. E anche per esibire quel riguardo (o sottomissione) al potere politico che finora era mancato.
Se il Wall Street Journal come suo solito prende in giro il dirigisme (in francese nel testo) di Parigi confermato per l'ennesima volta dalla vicenda Alstom dopo i casi Enel-Suez, Pepsi-Danone o Yahoo-Dailymotion, Hollande lo rivendica apertamente.

«Lo Stato ha evidentemente voce in capitolo - ha detto ieri il presidente -, perché è garante dell'indipendenza della Francia quanto all'energia. Se qualcuno pensa che sia il mercato a determinare le mie scelte, che siano solo gli attori privati con i loro accordi e contratti a determinare l'interesse generale, si sbaglia di grosso. I francesi sono molto attaccati allo Stato, vogliono uno Stato efficace».

Tanto che si parla persino di una nazionalizzazione temporanea di Alstom, o di un acquisto da parte dello Stato della quota di Bouygues, qualora le offerte di General Electric e di Siemens non venissero giudicate conformi all'interesse nazionale. Sarebbe una soluzione estrema, alla quale Parigi preferirebbe non arrivare.

Meglio forse mettersi d'accordo con gli uomini di Monaco di Baviera, cercando di spacciare l'immagine di un nuovo «Airbus dell'energia», un colosso europeo capace di fare fronte agli altri due poli concorrenti a livello globale, l'America di General Electric e il Giappone di Hitachi e Mitsubishi.

«O si vende a Boeing o si fonda Airbus», dice il ministro Montebourg, che insiste nella metafora aeronautica per evocare il precedente di successo. Ma la sensazione è che, qualsiasi sarà la scelta finale, a favore di americani o tedeschi, la perdita di autonomia di Alstom è un ulteriore simbolo del declino industriale francese.

Sono anni che Siemens punta ad Alstom: nel 2006 intervenne l'allora ministro delle Finanze Nicolas Sarkozy per impedire che il costruttore francese di centrali elettriche e Tgv finisse oltre Reno.

Ora, tuttavia, la proposta di Siemens è giudicata ricevibile e politicamente più accettabile di quella di General Electric, anche se pone più rischi proprio quanto all'occupazione (Ge e Alstom sono più complementari, Siemens e Alstom invece hanno strutture simili fino a sovrapporsi e questo provocherà doppioni nella forza lavoro). Oggi Siemens dovrebbe formalizzare la propria offerta: 10 miliardi di euro più i treni ad alta velocità Ice, in cambio di tutto il comparto energia di Alstom. La decisione finale è attesa per domani, prima dell'apertura dei mercati.

 

 

manuel valls francois hollande Valerie si dice pronta a perdonare il compagno ALSTOMMartin BouyguesSiemensArnaud Montebourg

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO