UNA BELLA BIRRA GLIFOSATA! - L’UE DEVE DECIDERE SE RINNOVARE IL PERMESSO ALL’UTILIZZO DEL GLIFOSATO, L’ERBICIDA PIU’ DIFFUSO AL MONDO, CLASSIFICATO DALL’OMS COME “PROBABILMENTE CANCEROGENO PER L’UOMO”. TROVATE TRACCE NELLE 14 MARCHE DI BIRRA TEDESCA PIU’ VENDUTE
1.BATTAGLIA SUL GLIFOSATO L’ERBICIDA DELLA BIRRA CHE DIVIDE L' EUROPA
Elena Dusi per “la Repubblica”
Perfino la Colombia, a maggio del 2015, ha smesso di usarlo per distruggere le piantagioni di coca. L' Oms, il 20 marzo, aveva infatti classificato il glifosato - l' erbicida più diffuso al mondo - come «probabilmente cancerogeno per l' uomo». A smentirla, almeno parzialmente, era arrivata il 12 novembre del 2015 l' Efsa, l' Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma: «È poco probabile che la sostanza sia tossica per il Dna o aumenti il rischio di cancro negli uomini».
Tossico o no, il glifosato è sicuramente un argomento scivoloso. E la Commissione Europea - chiamata nei prossimi giorni a rinnovare il permesso per l' utilizzo dell' erbicida nel territorio dell' Ue per altri 15 anni - è già entrata nel mirino delle associazioni di cittadini. Trentadue gruppi ambientalisti italiani, riuniti nel movimento "Stop glifosato", due giorni fa hanno scritto al governo chiedendogli di schierarsi per il divieto.
Contro il rinnovo dell' autorizzazione al diserbante si è espressa, dieci giorni fa, anche il ministro dell' ambiente francese Ségolène Royal, che ha chiesto all' Agenzia di sicurezza sanitaria di Parigi di vietare il glifosato se mescolato con altre sostanze chimiche "adiuvanti": in particolare le tallowamine, già vietate anche in Germania.
La Commissione, che sarà chiamata a prendere la sua decisione fra il 7 e l' 8 marzo, sembra in effetti orientata ad autorizzare il glifosato purché non in combinazione con le tallowamine. Sulla decisione di Bruxelles potrebbe però pesare la notizia del ritrovamento di alcune tracce dell' erbicida nelle 14 marche di birra tedesche più vendute, secondo un' analisi commissionata dal gruppo ambientalista "Munich Environmental Institute".
Le quantità riscontrate, secondo l' associazione tedesca, supererebbero il limite di 0,1 microgrammi per litro previsto per l' acqua potabile, anche se l' Istituto federale tedesco per la determinazione del rischio ha escluso possibili effetti sulla salute. In Francia minime quantità di glifosato sono state rintracciate anche in una marca biologica di assorbenti femminili.
Il glifosato, secondo una ricerca pubblicata su Environmental Sciences il primo febbraio, è l' erbicida più diffuso al mondo, con 8,6 miliardi di chilogrammi spruzzati nel 2014. La sostanza è usata, tra gli altri, dalla Monsanto per il suo "Roundup", il diserbante associato alle sementi geneticamente modificate "Roundup Ready".
Ed è proprio a partire dall' introduzione delle coltivazioni ogm, nel 1996, che il prodotto ha registrato un boom di consumo. La ricerca di Environmental Sciences fa notare che due terzi del glifosato usato nei campi statunitensi sono stati spruzzati negli ultimi dieci anni. A gennaio 2016, riferisce la Reuters, la Monsanto ha fatto causa allo stato della California che aveva proposto di inserire il glifosato nella sua lista delle sostanze cancerogene.
2.L' AGRICOLTURA CHIMICA È UN ALTRO REGALO ALLE MULTINAZIONALI
Carlo Petrini per “la Repubblica”
Nel 1962 usciva negli Stati Uniti un libro intitolato Primavera silenziosa.
L' autrice di quel testo, che rimane tuttora uno dei volumi fondamentali per il movimento ambientalista, si chiamava Rachel Carson e aveva impiegato quattro anni del suo lavoro per esplorare gli impatti ambientali e sulla salute umana dell' uso dei pesticidi in agricoltura.
Tra questi, in particolare, c' era il Ddt, prodotto da un' azienda di St. Louis, la Monsanto, e usato per combattere la zanzara anofele, responsabile della diffusione della malaria. Inizialmente si credeva che il Ddt non avesse conseguenze sulla salute umana, tant' è che il suo inventore, il chimico svizzero Paul Hermann Müller, nel 1948 fu insignito del premio Nobel in fisiologia e medicina.
Se dieci anni dopo si arrivò a vietarlo negli Stati Uniti fu anche grazie al libro di Carson che, nonostante la violenta campagna messa in atto contro di lei dall' industria chimica - Monsanto, Velsicol e American Cyanamid in testa - supportata dal Dipartimento dell' agricoltura degli Stati Uniti, ebbe il coraggio di sostenere le proprie opinioni.
Parlare di questa vicenda ha senso ancora oggi perché come un disco rotto sembra ripetersi, benché i nomi cambino, almeno in parte. Monsanto non produce più il Ddt, né tantomeno i Pcb (policlorobifenili), che hanno vissuto una vicenda analoga di approvazioni e successivi divieti.
Dal 1974, però, il suo prodotto di punta è diventato il glifosato, l' erbicida più efficace e venduto al mondo, commercializzato con il nome di Roundup - le cui vendite viaggiano di pari passo con quelle delle sementi geneticamente modificate Roundup Ready, ossia predisposte a tollerare questo erbicida.
Da quando il brevetto di Monsanto è scaduto, un' inchiesta di Die Zeit mostra che, soltanto in Germania, sono approdati sul mercato ben 80 prodotti nella cui composizione rientra il glifosato. Anche in Italia, il glisofato è uno dei prodotti fitosanitari più venduti.
Come per il Ddt di un tempo, è attualmente in corso un acceso dibattito sull' innocuità o pericolosità di questa sostanza le cui tracce sono state individuate negli ortaggi e nei frutti, in prodotti a base di cereali, nel mais e nella soia Gm che compongono i mangimi animali. Lo scorso marzo l' Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato il glifosato come "probabilmente cancerogeno".
Poco tempo dopo sono arrivati due pareri di segno opposto e contrario: l' Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (Bfr) ha valutato il glifosato come "non cancerogeno" e l' Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), lo ha classificato come "probabilmente non cancerogeno". Come riferisce Die Zeit, nel formulare il proprio parere, si sono ampiamente fondati su studi non pubblicati, commissionati dalle stesse aziende produttrici di fitofarmaci.
Nei prossimi giorni, la Commissione europea dovrà rinnovare o revocare l' autorizzazione all' uso del glifosato nelle campagne europee. La valutazione della Commissione dovrà mettere a confronto due approcci completamente diversi. Da un lato quella delle corporation, che sostengono che il glifosato abbia incrementato i raccolti, garantisca l' alimentazione a livello globale, salvi vite umane dalla fame.
Dall' altro quella della società civile, che perora la causa della messa al bando del glifosato e la necessità di un' agricoltura che si affranchi il più possibile dalle sostanze chimiche (per questo motivo, We Move Eu ha attivato un' ampia campagna di mobilitazione - Stop Glyphosate - alla quale aderisce anche Slow Food).
Bisognerà decidere se il futuro del cibo è in mano all' industria chimica o a una politica che abbia a cuore la salute dei consumatori, il benessere ambientale e una primavera vera, sempre meno silenziosa. Il problema della sicurezza alimentare non è una questione di basse rese agricole, ma di troppi sprechi e di scarse possibilità di accesso al cibo. È un problema politico. È un problema sociale.