CIAK, LA TELECOM-MEDIA SI GIRA IN AMERICA? - MENTRE I SOCI ITALIANI ASPETTANO IL MOMENTO BUONO PER VENDERE E GLI SPAGNOLI GUADAGNANO TEMPO, LA STATUNITENSE AT&T POTREBBE PAPPARSI TELECOM ITALIA IN UN BOCCONE

Se l’Antitrust non cambierà le decisioni prese finora, Telefonica dovrà scegliere tra alleggerire le posizioni in territorio brasiliano oppure rinunciare al controllo di Telecom, che opera con margini da tempo in calo e che richiede investimenti significativi per rilevare le partecipazioni in vendita…

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Fabio Tamburini per il "Corriere della Sera - CorrierEconomia"

 

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L’addio a Telco cambia gli equilibri e alimenta gli interessi dei colossi stranieri. At&T in testa... La medaglia ha due facce. Da un parte il calice amaro dei risultati aziendali, che dev’essere ancora bevuto fino in fondo. Dall’altra Telecom Italia soltanto un anno fa era considerata il brutto anatroccolo delle telecomunicazioni, mentre ora è tornata interessante, come conferma l’andamento del titolo in Borsa che ha quasi raddoppiato il minimo raggiunto nell’agosto scorso, a poco più di 0,48 euro. In più lo scioglimento di Telco, la cassaforte a cui faceva capo la quota di controllo del gruppo, superiore di poco al 22 per cento, è il fischio d’inizio della partita per nuovi assetti dell’azionariato.

 

Il calice amaro è rappresentato dalle perdite che gli azionisti di Telco hanno dovuto registrare in occasione dell’assemblea di giovedì scorso, in cui è stata approvata la liquidazione della società. Il passivo, inferiore di poco a 1 miliardo, ha aggiornato alla cifra record di 7 miliardi il contatore delle perdite accumulate da quando, nel 2008, Telco è stata costituita nel tentativo di stabilizzare il comando della compagnia che, dalla privatizzazione in poi, non ha avuto pace.

AT&T MANGIA TMOBILE AT&T MANGIA TMOBILE

 

Ma anche i risultati della semestrale, in arrivo tra poche settimane, confermano l’andamento deludente del primo trimestre. Certo nessuno ha la bacchetta magica e neppure l’amministratore delegato, Marco Patuano, che, appena nominato, ha dovuto gestire lo scontro lacerante tra gli azionisti di Telco e Marco Fossati (il socio di minoranza che mantiene una partecipazione di peso, inferiore di poco al 5 per cento) e successivamente ridefinire i contorni della governance societaria.

 

Resta il fatto che il secondo trimestre non si discosta molto dal primo, con ricavi soltanto leggermente superiori. Migliora, invece, la redditività ma non abbastanza per evitare il rafforzamento di chi punta a mettere in discussione lo stesso Patuano, magari immaginandone la sostituzione con un manager che siede in panchina: Flavio Cattaneo, l’ex amministratore delegato di Terna, sostituito nell’ultima tornata di nomine. Cattaneo, che ha detto con chiarezza di preferire incarichi nel privato, è consigliere di amministrazione della Telecom, eletto all’interno della lista Telco e con ottimi rapporti in Mediobanca.

 

PROSPETTIVE

MARCO PATUANO MARCO PATUANO

Molto dipende da quale sarà il futuro dell’azionariato di Telecom. Patuano ha finito per innamorarsi del modello public company ed è convinto che nel secondo semestre i numeri gli daranno ragione. La guerra dei prezzi tra i produttori, che ha caratterizzato buona parte dell’anno scorso lasciando traccia anche nel 2014, si è molto attenuata, i nuovi prodotti stanno dando buoni risultati, i principali indicatori commerciali sono in crescita. Per questo la speranza è di un anno a due velocità, con un finire d’esercizio che permetterà di tagliare il panettone brindando alla ripresa.

 

Sarà importante anche per allentare la presa delle banche che, considerando l’indebitamento elevato di Telecom, continuano e continueranno ad avere voce in capitolo. La presenza di Piergiorgio Peluso alla responsabilità della direzione Amministrazione, finanza e controllo di Telecom, in precedenza direttore generale di Fonsai e all’inizio di carriera senior financial analyst di Mediobanca (dal 1994 al 1998), dà loro piena soddisfazione. Così come, nei mesi scorsi, è stato per l’incarico di presidente a Giuseppe Recchi, appena trasformato in presidenza esecutiva.

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NETWORK

Recchi, in passato presidente dell’Eni e vicepresidente di General electric capital , ha un network di relazioni importanti negli Stati Uniti. E potrebbe avere un ruolo decisivo se il modello public company dovesse lasciare il posto ad un nuovo azionista di controllo. La matassa si sbroglierà un po’ alla volta. Nelle settimane prossime gli azionisti di Telco riavranno piena disponibilità delle azioni e gli italiani sono venditori.

 

Ma non è detto che procedano alla prima finestra possibile in quanto l’andamento del titolo è in fase positiva. Tanto che il 12 giugno scorso ha superato quota 1 euro. Poi ha perso qualche posizione, mantenendo però una tendenza al rialzo che potrebbe consigliare di aspettare ancora prima di liquidare i pacchetti in vendita. Generali ha in portafoglio la quota più consistente (superiore di poco al 4,3 per cento), seguita da Intesa Sanpaolo e Mediobanca (con l’1,64 per cento).

 

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E anche Telefonica, a cui fa capo la partecipazione più consistente (pari al 14,77 per cento), punta a guadagnare tempo. La necessità è di capire quali saranno i nuovi equilibri in Brasile, dopo l’importante scadenza elettorale dell’autunno prossimo, e se influiranno sulla vicenda che s’intreccia con le scelte in Telecom Italia: il verdetto dell’Antitrust brasiliano su Tim Brasil, concorrente di Vivo, la controllata del gruppo spagnolo leader nella telefonia mobile nel paese sudamericano.

 

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Se l’Antitrust non cambierà le decisioni prese finora, Telefonica dovrà scegliere tra alleggerire le posizioni in territorio brasiliano, che però è una decisione difficile da immaginare perché si tratta di un mercato certamente più interessante di quello italiano, oppure rinunciare al controllo di Telecom, che opera con margini da tempo in calo e che richiede investimenti significativi per rilevare le partecipazioni in vendita. Ecco perché l’alternativa americana potrebbe prendere forma e, nel caso dell’At& t, sarebbe la cronaca di un evento annunciato perché da tempo la multinazionale americana è considerata il vero candidato al comando del gruppo.

Flavio Cattaneo Flavio Cattaneo FLAVIO CATTANEO CON PIPPO BAUDO FOTO ANDREA ARRIGA FLAVIO CATTANEO CON PIPPO BAUDO FOTO ANDREA ARRIGA PIERGIORGIO PELUSO, UNICREDIT PIERGIORGIO PELUSO, UNICREDIT alierta esce da palazzo chigi foto ansa alierta esce da palazzo chigi foto ansa ALIERTA ALIERTA Piergiorgio Peluso di Unicredit Piergiorgio Peluso di Unicredit RECCHI RECCHI GIUSEPPE RECCHI GIUSEPPE RECCHI

 

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