L’EUROADDIO DEL SESSANTOTTINO COHN-BENDIT: “VADO IN PENSIONE MA VAN ROMPUY È IL SONNIFERO DELL’EUROPA. I POLITICI ANZIANI DOVREBBERO LASCIARE LA POLITICA. TROPPI, COME NAPOLITANO, RESTANO IN CARICA SENZA LIMITE”

Andrea Tarquini per ‘La Repubblica'

«Il populismo europeo è pericoloso come il serpente tentatore della Bibbia, sta ai politici europeisti contrastarlo lanciando messaggi e politiche credibili». È il monito di congedo di Daniel Cohn-Bendit, eroe del Sessantotto e poi decano dei Verdi europei, che ha appena deciso («perché ormai sono anziano e ho affrontato una malattia») di non candidarsi più.

Perché ha deciso di non correre più come candidato? È un addio alla politica?
«No, ha a che fare con la mia età. Ho ormai 69 anni, certo in Italia e altrove molti politici restano in carica senza limite. Come il vostro presidente Napolitano. Ora, per quanto si possa pensar bene di lui, ci vuole un rinnovamento. Dopo un certo tempo, i politici devono lasciare. Poi, smetto anche perché sono stato malato, tre anni fa ho avuto noduli cancerosi alla tiroide. Mi sono detto: è tempo di smetterla. Anche se adesso sto bene».

Politici anziani e mai pensionati, è un problema europeo?
«È un problema il fatto che i politici lasciano mal volentieri il potere, vi si aggrappano. È un problema umano, non europeo. Ma certo in America non si può essere presidente per più di due mandati. In Francia invece teoricamente si può essere rieletti senza fine».

È un motivo in più del crescente euroscetticismo?
«No, purtroppo non credo. Nel Front National si candida Le Pen padre, che può a malapena camminare ma certo sarà eletto».

Lei è sempre stato un europeista convinto: è deluso dall'Europa reale com'è oggi?
«No, non sono deluso. Vedo quanto la situazione sia difficile, mi rendo conto che ci vorrà del tempo per arrivare agli Stati Uniti d'Europa. Ogni processo democratico per costruire un'Europa democratica durerà molto. Così come è stato per la costruzione di Stati democratici a livello nazionale.

Guardi quanto è stato difficile in Italia divenire democratica, e oggi lanciare riforme necessarie per l'Europa, tanto da indurre il timore che sia irriformabile. Finora Roma si è concentrata solo sulla riforma del sistema elettorale. O alla Francia: il processo democratico cominciò con il 1789 ma fu compiuto solo col suffragio universale anche per le donne, anni dopo. Non sono deluso dall'Europa, ma sono consapevole delle difficoltà».

Quali sono le maggiori?
«Cinquant'anni fa l'Europa di oggi, con le sue realizzazioni, sarebbe stata inimmaginabile. Ma guardo alle sfide che ha davanti: il grande problema è come arrivare a una sovranità democratica europea nell'èra della globalizzazione. È ancora una lotta lunga».

Insomma troppe differenze tra l'Europa che sognavamo e l'Europa reale di oggi?
«Credo che il confronto principale in Europa coinvolga negli Stati nazionali sia le élites sia gli elettori. Il problema è chiarire che davanti alla globalizzazione, della crisi degli Stati, della crisi sociale ed ecologica, la sovranità nazionale è emarginata dalla globalizzazione stessa. Non esiste più una vera sovranità nazionale».

In che senso?
«Nel senso che la sovranità è libertà di darsi da soli istituzioni e modelli di vita. La riconquisteremo solo con una sovranità europea condivisa. Ma è un cambio di paradigmi storico, non è così facile capirlo né per gli elettori né per gli eletti. Ecco lo scontro d'oggi».

Molti cittadini d'Europa sembrano preferire la sovranità nazionale a una devolution di sovranità all'Europa...
«Non so se sia così, ma bisogna chiarire ai cittadini che la sovranità nazionale ormai è solo un miraggio. Occorre chiarirlo con tutte le difficoltà dei contesti storici e memoria storica d'ogni Stato nazionale europeo. L'Italia ha vissuto epoche in cui preferì una dittatura alla democrazia, ma era giusto resistere a Mussolini, no?».

Van Rompuy ha accusato i partiti europeisti storici di non battersi a fondo per l'Europa, e in alcuni casi di imitare gli slogan dei populisti. Che ne dice?
«Il problema è che Van Rompuy è più un sonnifero che non un esempio. Fare politica come fanno lui o Barroso crea difficoltà alla lotta degli europeisti».

Ma a prescindere da ciò, i popolari europei e altre partiti a volte imitano gli slogan dei populisti. Non le sembra pericoloso?
«Insisto: i governi, nel corso della crisi, si sono mostrati capaci di reagire solo molto lentamente a livello intergovernativo, e ciò ha indebolito l'idea europea. Juncker, capolista del Ppe, ha detto di volere un'Europa più sociale e un salario minimo europeo.
Ma da capo dell'Eurogruppo si è adeguato al rigore che ha messo in ginocchio la Grecia, mica ha denunciato quel rigore inaccettabile da un punto di vista sociale. Non è un modo credibile di far politica. Lo stesso vale per Schulz: sociale, ecologico, a parole. Ma nei fatti ha concesso a Merkel ogni compromesso in politica sociale e di bilancio, compromessi che hanno indebolito l'idea d'Europa».

Enzensberger ha definito l'Europa un "mostro soft"...
«Lo scrittore austriaco Robert Menasse ha scritto cose molto più profonde. Enzensberger ha messo su carta i suoi pregiudizi dopo aver trascorso appena una settimana a Bruxelles. Menasse ci è stato sei mesi. Ha descritto molto bene il modo in cui almeno nelle istituzioni europee la maggioranza dei funzionari cerca di pensare e formulare idee in modo europeo, non più nazionale. Enzensberger è un grandissimo scrittore, ma di politica non capisce nulla.

Non dimentichiamo che nel ‘68 scrisse che il nostro modello è Cuba. Gli euroscettici sono circa venti europei su cento, quindi ottanta su cento sono non euroscettici bensì incerti. A loro, e a chi vuole un'altra Europa, non a nazionalisti, razzisti, antisemiti devo rivolgermi. A che pro parlare con Orbàn? Perché il presidente del Ppe è andato all'ultimo comizio elettorale di Orbàn? Perché Kohl ha scritto al "caro amico Viktor"? Vede, i politici anziani dovrebbero lasciare la politica».

Habermas sottolinea il deficit di legittimità democratica della Ue. Ha ragione?
«Habermas ha ragione. La democrazia europea va ripensata e sviluppata. Però, ripeto, la Francia cominciò a lottare per la democrazia nel 1789 e conseguì la piena democrazia nel 1945 col voto alle donne, 150 anni dopo. E quanto ci ha messo l'Italia? La costruzione della legittimità può essere un processo lunghissimo a livello europeo. Durerà molto, è una lotta, l'impazienza non aiuta. L'Europa ha compiuto progressi storici, ma non basta».

Quanto teme la noia verso l'Europa?
«Perché l'Europa dovrebbe essere più noiosa della Francia o dell'Italia? O più burocratica?».

Ma i populisti volano nei sondaggi: quanto sono pericolosi, e - pensi a Orbàn o al FN - contagiosi?
«Hanno 20 elettori su cento. Dipende da come noi europeisti faremo politica per l'80 per cento restante. Contagiosi? Quanto è stato contagioso Berlusconi? Quanto è pericoloso Grillo? Non lo so. Mi interessa non quanto siano pericolosi, ma quanto i Verdi e chiunque voglia davvero un'Europa federale saprà convincere la gente. Inutile rompersi la testa sugli altri. Nella misura in cui noi europeisti sapremo costruire l'Europa ed essere credibili, loro non saranno contagiosi.

Le proposte per l'Europa devono essere sociali, ecologiche, democratiche, capaci di mostrare come l'Europa e il suo Parlamento possano funzionare. In Italia ad esempio riforme di successo metteranno Grillo nell'angolo, ma giochetti di potere possono bloccare tutto e allora Grillo e la Lega troveranno spazi».

Intanto il FN e la destra radicale austriaca si esprimono, nel confronto con l'Occidente, a favore di Putin. Che significa?
«Ciò mostra quale Weltanschauung di sogni autoritari li muova. Gli amici di Putin sono estremisti di destra o di sinistra, mossi dall'antiamericanismo. Odiano l'idea della civiltà occidentale. L'America compie molti errori, ma è una democrazia con un'opinione pubblica democratica. Che in Russia non esiste, in Ungheria quasi non esiste più. Occorre chiarirlo. Il populismo è un serpente che affascina come quello della Bibbia, questo suo fascino è pericoloso. Quanto più ci sentiamo paralizzati dalla paura, tanto meno saremo in grado di batterci per l'Europa che vogliamo».

 

Verhofstadt Louis Godart e Cohn Bendit Daniel Cohn Bendit Cohn Bendit MATTEO RENZI AL TAVOLO CON BARROSO VAN ROMPUY HARPER HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL E SHINZO ABE RENZI VAN ROMPUY MARINE LE PEN b c ee afccb d c ffd marine lepen Viktor Orban BEPPEGRILLO MATTEO SALVINI COME RENATO POZZETTO kohl e badante

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)