volkswagen

GERMANIA EMISSIONI ZERO - L'UNIONE EUROPEA AVEVA LANCIATO L'ALLARME DEI TEST TRUCCATI 2 ANNI FA, MA NESSUNO SE L'È FILATA - LA NOMINA DI MUELLER È LA RIVINCITA DI FERDINAND PIECH, CHE ORA PUNTA A NOMINARE SUA MOGLIE URSULA, EX BABY-SITTER, ALLA PRESIDENZA

 

1.VW: FT, UE AVEVA LANCIATO ALLARME TEST TRUCCATI 2 ANNI FA

URSULA E FERDINAND PIECHURSULA E FERDINAND PIECH

 (ANSA) - La Commissione Ue aveva avvertito già due anni fa del rischio di manipolazione dei test sulle emissioni da parte delle case automobilistiche: a lanciare l'allarme, un rapporto del 2013 del suo Joint Research Centre che evidenziava i problemi posti dal defeat device, il dispositivo al centro dello scandalo Volkswagen. Lo scrive il Financial Times, notando come né le autorità a Bruxelles, dotate di poteri limitati, né quelle degli Stati nazionali si siano attivate fino allo scandalo di questi giorni.

 

2.SUZUKI VENDE A PORSCHE QUOTA RIMANENTE IN VOLKSWAGEN

 (ANSA) - Suzuki mette una pietra sopra all'alleanza, mai decollata, con Volkswagen per le auto ibride ed elettriche. La casa giapponese annuncia di aver venduto la quota rimanente di azioni Volkswagen in suo possesso. Separatamente Porsche, in un'email, fa sapere di aver acquistato da Suzuki l'1,5% di Volkswagen.

PIECH MUELLERPIECH MUELLER

 

 

3.LA RIVINCITA DI KAISER FERDINAND

Teodoro Chiarelli per ''La Stampa''

 

È l’ultimo grande patriarca dell’industria tedesca. Tecnico eccellente, imprenditore e manager iperattivo, donnaiolo impenitente, nei suoi 78 anni di vita ha abbinato a grandi successi, errori e scelte discutibili e ha bevuto più volte il calice amaro della sconfitta. Ma ha sempre trovato la capacità, la forza e il guizzo per risollevarsi e tornare protagonista. Ferdinand Piech, Kaiser Ferdinand, è ancora qui a decidere i destini della «sua» (anche in senso letterale, visto che ne è il principale azionista insieme ai cugini Porsche) Volkswagen.

 

PIECH, RESIDENTE VOLKSWAGENPIECH, RESIDENTE VOLKSWAGEN

Il nuovo amministratore delegato Matthias Mueller è un suo protetto. Lo stesso manager che lui avrebbe voluto mettere al posto del «traditore» Martin Winterkorn lo scorso aprile. Vinse Winterkorn, lui si dimise da presidente sbattendo la porta. Ma non ha dovuto aspettare molto per tornare a tessere la sua tela. Esploso lo scandalo dei diesel taroccati, con l’ad di Volkswagen destinato inevitabilmente a uscire di scena, si è subito capito che a distribuire le carte del potere a Wolfsburg sarebbe stato Kaiser Ferdinand. Uno che ama decidere da solo e non si fida dei cugini soci e neppure dei dodici figli.

 

FERDINAND PIECH E URSULA FERDINAND PIECH E URSULA

L’uomo più potente dell’auto tedesca ama il potere, la bella vita, il lusso, e l’opera. Tombeur de femmes, ha avuto i dodici figli («certi») da donne diverse, gli ultimi tre da Ursula, 57 anni, ex bambinaia di alcuni dei suoi figli. Fra le tante, si segnala una relazione anche con Marlene Porsche, moglie poi divorziata di suo cugino Gerd. Prima di sposare Ursula, chiamata affettuosamente «Uschi», ha posto condizioni stringenti: lei non avrebbe mai dovuto lasciarlo e non avrebbe potuto risposarsi da vedova.

 

In cambio le ha affidato le chiavi delle due fondazioni che custodiscono le azioni Vw. Coerente con le sue scelte Kaiser Ferdinand ha imposto Ursula nel consiglio di sorveglianza di Volkswagen, con l’intento di farne la sua erede al vertice. Una questione, questa della presidenza ereditaria che è stata stoppata dagli altri membri del consiglio, Porsche in testa, ma anche i rappresentanti del potente sindacato Ig Metall e del governo della Bassa Sassonia, inopinatamente alleatisi con il suo ex delfino Winterkorn.

FERDINAND PIECH FERDINAND PIECH

 

Uscito di scena in aprile insieme a Ursula, Piech non ha smesso di manovrare. La tenacia, del resto, non gli manca. Ha esordito proprio alla Porsche guidata dallo zio Ferry, figlio del mitico Ferdinand, l’inventore del Maggiolino, per poi mettersi in proprio fare motori (diesel) per la concorrente Mercedes, per poi farsi assumere alla Audi che rilanciò alla grande, per poi approdare in Volkswagen come salvatore della patria. Fu lui a negoziare con il sindacato un accordo entrato nella storia delle relazioni sindacali: orario e paghe ridotte in cambio del salvataggio di 30 mila posti. Fu pace sociale e rilancio.

 

Ora c’è chi scommette che con la stessa tenacia riuscirà a chiudere il cerchio portando Ursula alla presidenza.

 

 

4.MUELLER NUOVO CEO VW, 'DISASTRO MORALE E POLITICO'

martin winterkorn   amministratore delegato volkswagenmartin winterkorn amministratore delegato volkswagen

 (di Domenico Conti) (ANSA) - Un "disastro politico e morale", un "danno enorme causato da un piccolo gruppo" di manager. Il mea culpa di Volkswagen, recitato dal presidente ad interim e sindacalista Berthold Huber, arriva mentre il gruppo di Wolfsburg ufficializza la nomina a nuovo Ceo di Matthias Mueller, incaricato di fare pulizia e rilanciare il marchio di Wolfsburg. "Abbiamo di fronte una sfida senza precedenti", ma "possiamo superare e supereremo questa crisi", promette Mueller dopo la nomina con cui succede a Martin Winterkorn, che si è preso la responsabilità oggettiva del 'Dieselgate'.

 

E' un manager 62enne energico e veterano del gruppo, i cui quattro anni alla guida di Porsche ne hanno fatto balzare gli utili del 62%. Ma l'onda dello scandalo dei test truccati sulle emissioni nocive è lunga, e né le scuse, né le teste cadute e la riorganizzazione manageriale annunciata oggi riescono a contenerla: il dipartimento di Giustizia statunitense apre formalmente un'inchiesta che si annuncia pericolosissima per la casa automobilistica tedesca, visto che Washington cita "potenziali implicazioni sulla salute pubblica e l'inquinamento".

MERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGENMERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGEN

 

Mentre recuperano Bmw (+4%) e Fca (+3,26%), Volkswagen segna un'altra caduta in borsa, -4,32%, che porta a un pesantissimo -34% le perdite subite dall'inizio della settimana, quando il Dieselgate è esploso. Il valore del prestigioso marchio Vw, secondo Brand Finance, si è già ridotto di 10 miliardi di dollari: un colpo all'immagine che si ripercuoterà sulle vendite e che tocca lo standing della stessa Germania, dove Volkswagen rappresenta un'istituzione storica ed è partecipata dallo stato di Bassa Sassonia. Persino la Bce prende nota, sospendendo, secondo la Reuters, gli Abs garantiti da prestiti auto targati VW.

 

catena di montaggio volkswagencatena di montaggio volkswagen

Non è un caso il cenno al "disastro politico" dei vertici del gruppo, una piaga su cui mette il dito anche il presidente della Bundesbank Jens Weidmann che parla di un Made in Germany "compromesso". e dall'Italia il premier Matteo Renzi parla di una "truffa" da punire "severamente". La Svizzera si muove subito e con i fatti, sospendendo le vendite delle vetture sospette.

 

Negli Usa gli avvocati si fregano le mani di fronte alle possibili class action, 27 Stati americani si preparano a fare causa e l'agenzia per la protezione ambientale (Epa) preannuncia una stretta antismog, mentre l'Europa, rallentata dalle tipiche divisioni, con gli enti di omologazione ancora divisi per nazionalità e standard che avrebbero tollerato le emissioni riscontrate negli Usa, cerca di fare il punto in vista del Consiglio sulla competitività di giovedì. Ammesso che lo scandalo non si allarghi (in molti denunciano trucchi diffusi fra le altre case automobilistiche), i danni che emergono a carico della sola Volkswagen in Europa si preannunciano elevati.

MATTHIAS MULLER MATTHIAS MULLER

 

E' Berlino a far sapere che, nella sola Germania, 2,8 milioni di veicoli sono stati manipolati per passare i test, e che oltre ai diesel a 1.6 e due litri sarebbero coinvolti anche gli 1.2, come la Polo, e alcuni furgoni leggeri. I sindacati, che siedono nel consiglio di sorveglianza di VW, si disperano e il capo del consiglio di fabbrica Bernd Osterloh chiede un "cambio culturale fondamentale" all'insegna della trasparenza.

 

Ma intanto emerge che gli aspetti chiave dei test 'taroccati' condotti negli Usa erano gestiti direttamente dai manager del gruppo VW in Europa, che in caso di mancato via libera a un modello inviavano negli Usa i loro ingegneri: secondo Bloomberg stanno per essere fatti fuori Ulrich Hackenberg, capo dello sviluppo in Audi, e Wolfgang Hatz, della Porsche.

 

volkswagen    volkswagen

Intanto parte una riorganizzazione del top management: Michael Horn, presidente e Ceo per gli Usa che si era detto pronto a lasciare, resta al suo posto ma ora riporterà a un capo per il Nord America, Winfried Vahland, proveniente da Skoda. Lascia il capo marketing Christian Klinger (per motivi che la casa dice non essere collegati agli ultimi eventi) e l'italiano Luca De Meo, ex manager Fiat, diventa responsabile per la Seat.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...