GERMANIA KAPUTT – MATTHIAS MULLER, IL NUOVO CAPO DI VOLKSWAGEN, SCENDE IN TRINCEA E FA I CONTI – LA CASA TEDESCA PUÒ DIGERIRE UN CALO DELLE VENDITE DEL 10% E PAGARE 12 MLD DI RISARCIMENTI – SE IL CONTO DELLO SCANDALO SALE, TAGLI AGLI INVESTIMENTI E LICENZIAMENTI
DAGONEWS
La linea del Piave di Matthias Muller, il manager della Porsche chiamato dagli azionisti a salvare la Volkswagen, è tutta condensata in due numeretti altamente strategici: il 12 e il 10. Dodici sono i miliardi di euro che la casa di Wolfsburg può al momento permettersi di pagare, spalmati su due bilanci, per fare fronte alle class action che subirà per il dieselgate.
E dieci per cento è la flessione nelle vendite che il primo costruttore del mondo può ammortizzare, tenendo conto che nel 2014 ha piazzato sul mercato 9.919.305 auto, con un incremento del 5% rispetto al 2013.
MUELLER AD VOLKSWAGEN -Web-Nazionale
“Se si va oltre questi numeri, dovremo ridurre gli investimenti e licenziare”, ha confidato Muller ai suoi collaboratori più stretti. Ovvero, si dovranno prendere misure che per un paese ben abituato come la Germania sono psicologicamente e politicamente pesantissime. Più in generale, la vera sfida di Muller è quella di ricostituire la fiducia sul marchio che gli è stato affidato e per questo si è dato tre anni.
Intanto in Germania, questa volta, il clima sembra cambiato rispetto ad altri fattacci del passato che riguardavano grandi aziende nazionali. Nel 2007, quando si scoprì che la Siemens pagava mazzette in tutto il mondo per ottenere commesse, la stampa tedesca tenne la faccenda in secondo piano e nessuno si stracciò le vesti. Ma ora è molto diverso. Giornali e tv sono scatenati su Volkswagen perché qui non ci sono in ballo le solite mazzette (“servono per lavorare”, pensa il tedesco medio, che bada solo all’efficienza), ma c’è una truffa ai consumatori con possibili ricadute sulla salute di tutti.