NIENTE INTRUSI IN AEROPORTO – I BENETTON FERMANO LA TRATTATIVA PER LA VENDITA DEL 30% DI ADR A CINESI ED EMIRATINI: IL PREZZO ERA GIUSTO, MA CI SONO STATI INTOPPI SU CHI DOVEVA COMANDARE – GILBERTO BENETTON GELIDO: “CERCHIAMO SOCI CHE ACCOMPAGNINO E NON FRENINO LA CRESCITA”

P.Pos. per “Affari&Finanza-la Repubblica

GILBERTO BENETTON GILBERTO BENETTON

 

Se non emergeranno intoppi, entro breve Atlantia avrà un paio di soci nuovi nella partita Aeroporti di Roma: questa l' opinione comune tra addetti ai lavori nel mondo finanziario fino a pochi giorni fa, poi all' improvviso venerdì scorso la notizia della rottura delle trattative tra Atlantia, la cinese Gingko Tree e Adia di Abu Dhabi.

 

In un comunicato, Atlantia, la capofila di AdR, ha dichiarato nella sostanza di non voler proseguire nelle trattative con importanti investitori internazionali e di scegliere così di mantenere il pieno controllo nella gestione di AdR. In sostanza, le richieste dei due partners potenziali avrebbero sbilanciato la governance e depotenziato il management.

gilberto benetton moglie lapgilberto benetton moglie lap


Gilberto Benetton, presidente di Edizione, holding a monte della catena di controllo, delle trattative e della rottura non dice nulla nel merito. Si limita ad affermare che «la vendita delle quote di AdR era finalizzata esclusivamente a sostenerne lo sviluppo internazionale, poiché l' investimento da 11 miliardi per potenziare lo scalo di Roma è già a budget. Nei nostri investimenti è sempre stato essenziale prima ancora che un giusto prezzo, una governance forte ed equilibrata. Su AdR non avevamo e non abbiamo fretta: vendere si sposa con la parola opportunità, non con necessità. Cerchiamo soci che accompagnino e non frenino la crescita».

GINKGOGINKGO


Chiarito che il tavolo è saltato su un tema di governance, è interessante guardare al passato, dato che di esperienza di convivenza con grandi e importanti soci internazionali i Benetton ne hanno avuta, e non poca. Avevano voluto accanto a loro in Sintonia - holding nelle infrastrutture - il fondo sovrano di Singapore (Gic), assieme a Mediobanca e Goldman Sachs; e in Gemina, a suo tempo controllante di AdR, sedevano con Changi Airport Int. (gestore dell' aeroporto di Singapore).

FONDO SOVRANO ADIA ABU DHABIFONDO SOVRANO ADIA ABU DHABI


L'uscita di Changi dall' azionariato di AdR, dopo che la società di Singapore aveva svolto un ruolo cruciale a sostegno dello sviluppo di Fiumicino, ha invece un risvolto poco noto e che si lega anch' esso strettamente ai temi della governance.

 

Infatti, all' epoca, a fronte di una richiesta fatta da Changi di salire al 20% nell' azionariato AdR e di avere la gestione operativa dello scalo, Edizione ribadì la filosofia secondo cui la gestione dev' essere di esclusiva competenza del management, e non degli azionisti. Il resto è storia, Changi uscì dall'azionariato senza strappi e senza strascichi grazie anche ad una ricca plusvalenza. La storia dunque si ripete nella vicenda di Atlantia.

caos vueling a fiumicinocaos vueling a fiumicino


Il primo step per arrivare al passaggio di mano del 30% di AdR sembrava essere stato raggiunto a ottobre con i cinesi del fondo di infrastrutture Gingko Tree, sia rispetto alla valorizzazione e pure per quanto attiene agli assetti di governance. I cinesi ponevano però una condizione: che, quando loro avessero rilevato il 15% di AdR, altrettanto avrebbe acquistato Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi.

 

Non si trattava certo una questione di quattrini data la mole finanziaria di Gingko, piuttosto l'evidenza della necessità di garantire il massimo impegno di Etihad e Alitalia sullo scalo di Fiumicino. E qui ovviamente entra in gioco un fattore di complessità ulteriore, la condivisione dell'assetto della governance, oltre all' allineamento delle valutazioni di Adr da parte dei due potenziali nuovi azionisti.


Non sono noti i valori per la cessione di AdR a cui si è svolta la trattativa, Atlantia si è limitata a dire di aver ricevuto la disponibilità di acquisto ad un prezzo pienamente in linea con le aspettative della società. Il mercato identificava una forchetta di valutazione - per il 100% del capitale della società - tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro, ordine di grandezza che è ragionevole pensare fosse quello sul tavolo della discussione.

PASSEGGERI FIUMICINOPASSEGGERI FIUMICINO


Più in dettaglio i riferimenti che vengono dagli analisti erano infatti molto vicini tra loro in termini di prezzo. Equita valorizza Aeroporti di Roma applicando un premio M&A del 15% alla valutazione di AdR, pari a 4,1 miliardi di euro o 10,3 volte il margine operativo lordo (ebitda) stimato sul 2015. Secondo Mediobanca Securities invece l' equity value di AdR è pari a 3,5 miliardi euro (4,1 miliardi l' enterprise value, somma dei 2,3 miliardi riferiti al business dell' aviazione e di 1,8 miliardi per le attività non aviazione). Banca Akros infine stima un valore complessivo di 4,3 per la società e quindi per la quota del 15% il valore consisterebbe in 645 milioni.

PASSEGGERI BLOCCATI FIUMICINOPASSEGGERI BLOCCATI FIUMICINO


Detto che i piani di crescita su scala internazionale vanno in stand-by in attesa dei nuovi soci, non dovrebbero risentirne i programmi di infrastrutturazione di Fiumicino. Il presidente di Edizione non ha remore a ammettere che «negli ultimi 20 anni su Fiumicino gli investimenti sono stati lenti e scarsi. Si tratta di una realtà, così ci siamo ritrovati con un aeroporto vecchio e da ristrutturare radicalmente. Ma nell' ultimo triennio con la nostra gestione abbiamo più che raddoppiato la mole degli investimenti ed entro il 2016 entrerà in funzione il nuovo terminal. Dopo di che mancano le infrastrutture di collegamento con Roma e questo è un elemento essenziale che deve essere risolto».

FIUMICINO ADDETTA CON LA MASCHERINAFIUMICINO ADDETTA CON LA MASCHERINA

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”