SINDACATI A RENZI: SENZA I FONDI PER LA CASSA INTEGRAZIONE, SALTANO 150MILA POSTI DI LAVORO - MENTRE BANKITALIA TAGLIA IL PIL ITALIANO, LA BANCA DI SPAGNA RIVEDE AL RIALZO LE PREVISIONI

1.SPAGNA, BANCA CENTRALE MIGLIORA STIME PIL, VEDE CRESCITA 1,3% IN 2014

Mariano Rajoy addbcc cd ef fb a aeb Mariano Rajoy addbcc cd ef fb a aeb

 (Reuters) - Banca di Spagna ha rivisto al rialzo le previsioni economiche per l'anno in corso e il successivo, portando a 1,3% da 1,2% la proiezione di crescita del Pil per il 2014, e a 2,0% da 1,7% quella per il i 2015.

Nel bollettino economico mensile, l'istituto scrive inoltre che nel secondo trimestre l'economia spagnola ha probabilmente resistrato una crescita dello 0,5% su trimestre dopo l'espansione dello 0,4% segnata nei primi tre mesi del 2014.

 

2.PARTERRE

Da “Il Sole 24 Ore”

 

ETRURIA, CACCIA APERTA PER IL VERTICE

LOGO BBVALOGO BBVA

Si allungano i tempi per la nomina del nuovo vertice di Banca dell'Etruria. Il Consiglio di amministrazione, che era previsto per venerdì, dovrebbe infatti slittare a lunedì: segno che la scelta di chi dovrà traghettare l'istituto fuori dai guai non è facile. Il presidente Lorenzo Rosi caldeggia da tempo la scelta di Fabio Arpe, ex numero uno di Caboto e di Abaxbank. Ma le resistenze interne sono forti. Si sta quindi lavorando su altri nomi: il profilo condiviso dovrebbe essere quello di un manager proveniente dal mondo delle banche popolari.

 

banca etruriabanca etruria

Non è neppure da escludere la scelta interna, cioè la promozione dell'attuale vice direttore generale Emanuele Cuccaro, che troverebbe il favore di una parte dei sindacati, mentre appare tramontata la candidatura di Alfredo Pallini (Pop Spoleto). Una cosa è certa: qualunque sia la scelta finale, il futuro numero uno di Banca Etruria si troverà su una sedia scomoda. Perchè dovrà mettere la firma sui conti semestrali, che certificheranno il peso dei crediti deteriorati nel bilancio. E dovrà lavorare per rimettere l'istituto in carreggiata e accompagnarlo all'attesa aggregazione. Cosciente di avere sempre sul collo il fiato di Bankitalia. (L.D e My.L.)

 

PM GROUP, LE BANCHE CHIAMANO GLI AMERICANI

Salvataggio riuscito per Pm Group, società  italiana che opera nel settore delle gru e delle piattaforme aeree colpita dalla crisi negli ultimi due anni. Dopo la ristrutturazione del debito bancario (con Unicredit, Intesa, Mps, Bper, Unipol Banca e Bnl), da sottoporre all'omologa del Tribunale di Modena, la società è riuscita a far quadrare il cerchio con l'intervento della società americana quotata Manitex, leader negli Stati Uniti nel settore della movimentazione.

 

unicredit bulbankunicredit bulbank

L'accordo, sottoscritto con l'assistenza dell'advisor Lazard e degli studi Bonelli Erede Pappalardo e Chiomenti, prevede che il debito bancario si riduca di complessivi 47,5 milioni, mentre per Pm Group verrà realizzato uno spezzatino delle attività: quelle di Pm Spa e Oil&Steel finiranno infatti alla statunitense Manitex, grazie a un'iniezione di 25 milioni di euro, mentre la controllata Pilosio finirà al fondo inglese Columna Capital cher metterà sul piatto 8 milioni di euro. (C.Fe.)

 

SWATCH E LA ZAVORRA DEL SUPER-FRANCO

Gioie e dolori del super-franco. La Banca nazionale svizzera ne ha impedito l'ulteriore apprezzamento, ma la valuta rossocrociata resta forte. L'export elvetico nel complesso va ancora bene, ma qui e là compare qualche effetto negativo. Il Gruppo Swatch, leader negli orologi, ieri ha reso noti i dati del primo semestre 2014: fatturato a 4,3 miliardi di franchi (+4% rispetto ad un anno prima), utile netto a 680 milioni di franchi (-11,5%).

 

La contrazione della redditività è dovuta ai costi per i Giochi olimpici di Soci e all'incendio della fabbrica della controllata Eta. E, appunto, all'impatto negativo dei cambi. Così il titolo Swatch ieri è andato al ribasso a Zurigo (-2,9%). Nick Hayek, ceo del Gruppo Swatch, lo aveva d'altronde detto nei mesi scorsi: le nostre vendite vanno ancora bene, ma il franco troppo forte prima o poi ci penalizzerà. A consolazione, il gruppo ora prevede prospettive positive per il secondo semestre, anche grazie a tassi di cambio più favorevoli. L'altalena del super-franco. (L.Te.)

Swatch Swatch

 

3.SUSSURRI E GRIDA

Da “Il Corriere della Sera”

 

DUELLO TRA MONCLER E ISC SUL PREZZO DI MARINA YACHTING

(c.tur. ) La divergenza di valutazione è netta. In cifra: 13,5 milioni. Emerge da una lettera datata 30 giugno e arrivata lo stesso giorno alla Moncler, la griffe dei piumini guidata da Remo Ruffini. Mittente è la Isc, società veicolo con cui il fondo Emerisque aveva comprato un anno fa i marchi Marina Yachting, Henry Cotton’s, Coast Weber Ahaus e la licenza Cerruti. Ossia l’intera divisione sportswear da 135 milioni di ricavi che i soci Ruffini, Eurazeo e Carlyle avevano deciso di togliere dal perimetro Moncler prima della quotazione in Borsa, in modo da focalizzare la società nel segmento luxury.

 

Il contratto prevedeva un prezzo di 22,1 milioni da pagare in tempi diversi. Le prime due rate, in totale di 8,6 milioni, sono state saldate ma sulla terza, che è la più sostanziosa, non c’è accordo. Il pagamento scadeva appunto il 30 giugno e l’importo massimo di 13,5 milioni è soggetto a un complicato aggiustamento del prezzo in base alle performance operative di Isc e dei suoi marchi. I manager di Emerisque hanno fatto i loro conti e concluso che la terza rata sarà zero. Ossia non devono pagare più nulla. Ma Moncler non è d’accordo. Anche Ruffini e il direttore generale Luciano Santel hanno ripassato i termini del contratto e quel pagamento se lo aspettano.

 

piumini monclerpiumini moncler

Del resto il bilancio 2013 della griffe dei piumini rifletteva una previsione d’incasso dalla terza rata di 6,6 milioni (metà circa del prezzo massimo). Adesso è partito lo scambio di controdeduzioni tra Isc e il venditore dei marchi sportivi per arrivare, se possibile, a un accordo transattivo. Ma è facile prevedere che Moncler dovrà accontentarsi di una cifra inferiore a quanto pensava. Anche perché Emerisque e la Isc non hanno prestato garanzie contrattuali sulla rata della discordia.

 

LA LINGERIE POMPEA INCARICA EQUITA SIM DI TROVARE NUOVI SOCI

(d.pol.) Prima tappa, ricapitalizzare l’azienda. Seconda, aprire le porte a un socio. Terzo passo, ridurre il debito per dare fiato alle finanze aziendali. Il tutto con l’accordo di Monte Paschi, Unicredit, Popolare di Vicenza, esposte per circa 60 milioni, che con la Pompea della famiglia Rodella hanno firmato un accordo di moratoria sulle rate del debito accumulato in capo alla holding Zgz.

 

POMPEA POMPEA

È impegnativa l’agenda degli imprenditori di Medole, in provincia di Mantova, un tempo vivace distretto di intimo e calzetteria, oggi un terreno bruciato dalla crisi e dalla concorrenza della manodopera a basso costo. Ma non per Pompea e i suoi marchi dell’intimo Roberta e Mimì che tengono la barra con ricavi a 80 milioni, cash flow positivo e conti in nero. Il nodo sono i debiti bancari, frutto di investimenti non sempre azzeccati. Un peso non da poco per l’azienda di Adriano Rodella, l’imprenditore che ha inventato la Calze Filodoro, poi ceduta a Sara Lee e infine comprata dalla Golden Lady.

 

Dal confronto con le banche è nata la decisione di cercare un alleato che investa in Pompea con un mix di nuova liquidità e vendita di quote. E la disponibilità della famiglia a mettere in gioco anche il 51% se il progetto è convincente. Da qui l’ingaggio dell’advisor Equita sim che affiancherà la famiglia. Saranno contattati fondi di ristrutturazione, come Oaktree e Orlando, oppure specializzati nei rilanci aziendali come l’americana Hig. Non sono esclusi industriali: Calzedonia e la stessa Golden Lady. Dipenderà dalle soluzioni che i candidati offriranno alle banche, assistite dai legali di Giovanardi Fattori, anche in termini di sacrifici sul fronte dei tempi di rimborso .

 

QUI!GROUP E IL PREMIO DELL’AGENZIA PER L’ITALIA DIGITALE

ANGELETTI BONANNI CAMUSSO ANGELETTI BONANNI CAMUSSO

(f.d.r. ) L’Agenzia per l’Italia Digitale mette il bollino blu su Qui! Group, premiando l’azienda genovese con il patrocinio per l’impegno nella diffusione della digitalizzazione dei pagamenti e dei servizi a valore aggiunto. Il gruppo guidato da Gregorio Fogliani ha ottenuto il riconoscimento «Agid» grazie a diverse iniziative lanciate in ambito della monetica e dei servizi digitali, attraverso Payba: in primis la digitalizzazione dei titoli di servizio(buoni pasto, buoni acquisto, coupon, voucher aziendali e sociali). L’Agid ha inoltre tenuto conto degli investimenti in ricerca e sviluppo del gruppo, che ha stretto collaborazioni con diverse Università italiane, e del progetto «Titan» per la realizzazione di un sistema integrato di pagamento e servizi digitali.

 

4.BREVI DI ECONOMIA

Da “La Stampa” 

 

L’ALLARME DEI SINDACATI “A RISCHIO 150 MILA POSTI”

Cristina Fernandez de Kirchner Cristina Fernandez de Kirchner

I leader di Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza per chiedere il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e lo stop ai nuovi criteri per la concessione. Principi che, spiegano, lascerebbero senza copertura un terzo dei lavoratori coinvolti. Stando ai calcoli del sindacato guidato da Susanna Camusso, se passasse la ridefinizione della platea e dei tempi, per Cig e mobilità in deroga, sarebbero a rischio fino a 60 mila posti.

 

Numeri ancora più alti li fa la Uil, secondo cui in bilico ci sono tra i 100 e i 150 mila. Tutte persone che se perdessero l’ammortizzatore finirebbero per trasformarsi in licenziati. Ecco perché i sindacati hanno deciso insieme di far sentire la loro voce con sit-in davanti alla Camera dei deputati che si ripeteranno anche giovedì. Due i nodi, quello dei fondi che mancano per il 2014 (un miliardo circa) mentre l’altro riguarda i tempi (il decreto interministeriale restringe i mesi di copertura a 8 da 12).

[r.E.]

 

Thomas-GriesaThomas-Griesa

TRATTATIVE A OLTRANZA TRA ARGENTINA E HEDGE FUNDS

Trattative continue fra hedge fund e Buenos Aires, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per evitare il secondo default dell’Argentina in 13 anni. A ordinarle è il giudice americano, Thomas Griesa, in vista della scadenza del 30 luglio, entro la quale l’Argentina deve pagare i creditori che hanno aderito al concambio o farà default tecnico. Un pagamento che può procedere solo se Buenos Aires pagherà insieme anche gli hedge fund che non hanno accettato lo swap.

 

Il tribunale ha respinto la richiesta di sospensiva presentata dall’Argentina del pagamento agli hedge fund di 1,33 miliardi di dollari, più gli interessi. Il pagamento degli hedge era atteso in contemporanea al versamento dei rimborsi al 92% dei creditori che avevano partecipato agli swap nel 2005 e nel 2010, in seguito al default da 100 miliardi. Lo spread dei titoli di Stato dell’Argentina con il Treasury Usa è salito a quota 1.006 punti.

[r.e.]

 

JAZZ  bandJAZZ band

IL JAZZ DEL BLUE NOTE STECCA ALLA PRIMA IN BORSA

Debutto con stecca per il Blue Note di Milano. Lo storico jazz club e ristorante, unica emanazione europea del network internazionale Blue Note, ha attaccato sulle note sbagliate il suo primo giorno sui listini. Il titolo ha chiuso in calo del 4,8% a 2,97 euro sul listino Aim di Piazza Affari. Eppure il primo prezzo era stato pari a 3,16 euro, in crescita dell’1,3% rispetto al prezzo di collocamento. L’operazione ha fatto affluire circa un milione di euro nelle casse della società, realtà di punta nel panorama dell’entertainment in Italia con circa 300 spettacoli l’anno (25% dei concerti jazz prodotti in Italia).

 

Il collocamento, con cui sono stati raccolti circa 1 milione di euro, ha visto entrare 4/5 investitori istituzionali ma soprattutto molti appassionati del jazz club milanese. Nella sua prima giornata il titolo ha scambiato 35 mila azioni un numero ridotto di pezzi.

[s. r.]

invitata con l iphoneinvitata con l iphone

 

DIRITTI SIAE, APPLE ALZA I PREZZI DEGLI IPHONE

Al via i primi rincari dei prezzi post decreto sull’equo compenso per copia privata. A rialzare i listini è Apple, con l’iPhone 5s da 16Gb che ora costa 732,78 euro, vale a dire 3,78 euro in più. E l’incremento è proporzionale al prezzo: il modello più grande da 32Gb ora costa 4,76 euro in più (843,76 euro) mentre quello da 64Gb costa 5,25 euro in più (954,25 euro).

 

È quindi subito ricaduto sulle tasche dei consumatori, come temuto, il balzello introdotto per tutelare il diritto d’autore e obbligatoria per tutti i produttori di dispositivi elettronici. Ora si tratterà di vedere se anche le altre grandi multinazionali dell’elettronica applicheranno analoghi rialzi per adeguarsi all’equo compenso della Siae stabilito via decreto dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini e pubblicato a inizio mese in Gazzetta Ufficiale. Nella lista dei prodotti a cui viene applicato questa nuova tassa ci sono anche tablet, tv, chiavette Usb e altri supporti ancora. I movimenti a tutela dei consumatori hanno già promesso ricorsi ed esposti alla Camera dei Conti.

SEDE SIAESEDE SIAE

[S.R.] 

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