GIAN ARTURO FERRARI NON DORME PENSA INTENSAMENTE
DAGOREPORT
GIAN ARTURO FERRARIQuesta è la storia di una notizia che non c'è. Nel senso che proprio il fatto non è successo, per il momento. E siccome non c'è, nessuno si sente in dovere di raccontarlo. Era persino già pronto il piano industriale con tutti i numeri al loro posto, i progetti, le redazioni, gli autori... Insomma, i personaggi per un ‘'Supercafonal cachemire'' affollato dei migliori pezzi da novanta dell'editoria di libri e di giornali. In primo piano nientemeno che Gian Arturo Ferrari e Carlo De Benedetti. Titolo provvisorio: «Mondadori 2 la Vendetta».
Finito il purgatorio di astinenza editoriale sancito dal contratto con cui la Mondadori aveva liquidato, a suon di euro a condizione che non gli facesse concorrenza, il capo di tutte le sue case editrici, fortunato teorico dell'editoria commerciale di qualità, in pratica fare libri scemi con autori intelligenti, Gian Arturo Ferrari ha escogitato una bella pensata: costruire una nuova casa editrice, una nuova Mondadori a misura di ‘'Repubblica''. Con la lampadina ancora accesa sulla testa, si era precipitato da Carlo De Benedetti.
Il progetto è subito piaciuto. E insieme hanno cominciato subito a sfogliare il progetto come se fosse un libro postumo di Fruttero & Lucentini: la storia di una vendetta editoriale in cui i due protagonisti cacciati dallo stesso padrone manigoldo, Berlusconi naturalmente, si vendicano facendo fallire la sua azienda editoriale.
Immaginiamo l'effetto domino sugli autori della Mondadori che provengono da Repubblica. Da Augias, che è passato alla Rizzoli, alla Marzano, da Rampini a Zucconi e tanti altri, a suo tempo lanciati da Ferrari e dai suoi editors sarebbero ben contenti si abbandonare Segrate senza danni per le loro royaltees.
CARLO DE BENEDETTICARLO DE BENEDETTI CON LA MOGLIEPer Ferrari sarebbe stato anche un regolamento di conti non tanto contro «l'ingegnere triste» Maurizio Costa, ma soprattutto contro l'ineffabile Marina Berlusconi, una che Bossi crede abbia studiato all'estero, per avergli preferito nella scalata delle gerarchie aziendali, fino a farlo entrare nel Consiglio di amministrazione, quel Nini Briglia con un passato qualificante in Lotta continua, da sempre sodale di Adriano Sofri.
Un'ingiustizia davvero per il povero Ferrari che, quando l'hanno cacciato, guidava una rete di case editrici, dall'Einaudi alla Mondadori, floride di successi e di pecunia, dai best-seller di Saviano a quelli di Dan Brown che, oggi, se li sognano a Segrate. Se sia colpa del web, dell'ebook, dello spread non è certo, anche se tutti in Mondadori giurano sulla sfavorevole congiuntura epocale.
CORRADO AUGIAS Mondadori a SegratePer De Benedetti la vendetta sarebbe stata doppia: proprio nel momento in cui i giudici gli stanno per consegnare il malloppo per il risarcimento della sentenza sfarevole di un giudice corrotto che gli sicppò la Mondadori, che da solo vale il doppio circa della capitalizzazione attuale della Casa editrice in borsa, avrebbe aperto una nuova bottega editoriale capace di una potenza di fuoco tale da annichilire il suo avversario di sempre.
Quando sono cominciati i sondaggi tutto sembrava andare per il giusto verso. Ezio Mauro è sempre stato entusiasta dell'idea di fare di Repubblica anche una fabbrica di titoli librari. Meno entusiasta invece Rodolfo de Benedetti, il figlio, che dopo aver partecipato a disegnare le linee guida del progetto, ha preferito non schierarsi. Non sembra sia molto capace a capire il valore aggiunto dell'industria culturale, portato perciò a preferire solo i conti in attivo, ha sempre in gran sospetto la disponibilità del padre a lasciarsi catturare dalle sirene dell'editoria. Come era successo con Scalfari e Caracciolo.
marina e silvio berlusconiInsomma la posizione agnostica di Rodolfo alla fine ha determinato il vantaggio della posizione contraria della Monica Mondardini. È stata lei a chiudere la partita con un'inflessibile «NO». Hanno spaventato i costi e i tempi lunghi per arrivare al pareggio industriale. Ha spaventato una nuova guerra contro Berlusconi. Sono state accampate ragioni pubblicitarie nei confronti del settore editoriale che avrebbe considerato la Repubblica come un pericoloso concorrente.
MAURIZIO COSTANiet, quindi. Ma non è detto che non se ne parli più. Non è detto infatti che se si dovesse concludere nel migliore dei modi il conto in sospeso con Berlusconi e la montagna di soldi del risarcimento fossero consegnati nelle mani di Carlo De Benedetti non è detto che il vecchio leone della finanza d'assalto si scopre pronto per intraprendere l'ultima avventura.