Da Il Giornale
Atti di eroismo anche nel centro di Roma, non solo a Mariupol. Prendete Alessandro Gassmann, attore di ineguagliabile senso civico. Per contribuire ad abbattere i carri armati russi ha preso una decisione drastica: rinunciare a qualche grado di calore a casa sua. «Il termostato di casa a 18 gradi centigradi, fatto», ha scritto sui social.
Come se avesse appena comunicato di essersi arruolato nella legione straniera di Zelensky. Altri radical chic sono pronti a immolarsi: niente insalata russa, bandito il caviale dalle tavole, guai a chi mesce la vodka nei cocktail. Al Cremlino già tremano.
IL «RISPARMIO» DELLA POLITICA: GIÙ I CALORIFERI E LUCI SPENTE
Laura Cesaretti per il Giornale
Spegnere le luci, abbassare il riscaldamento, farsi docce più brevi: l'emancipazione dal gas russo passa anche attraverso il tinello di casa. Perché non siamo ancora alla «economia di guerra», come dice il premier Mario Draghi, o al razionamento del gas, ma per liberarci più in fretta possibile dal cappio al collo delle forniture di Putin è necessario passare anche dai comportamenti individuali.
Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani rilancia iniziative, come la campagna «Mi illumino di meno», che vanno in questa direzione: «Questo momento storico ci fa rendere conto di quanto sia importante ridurre gli sprechi.
Il risparmio energetico è un comportamento intelligente, rispettoso verso chi è meno fortunato di noi e un pilastro della transizione ecologica». I dati parlano chiaro: il 38% del metano usato in Italia arriva dalla Russia, i consumi sono al 30% dovuti al riscaldamento e per il 70% all'industria e all'alimentazione delle centrali elettriche.
Un grado in meno nei termosifoni di casa farebbe risparmiare il 5% dell'attuale consumo, con 4 gradi in meno (18 gradi) si risparmierebbero 5 miliardi di metri cubi, ovvero l'equivalente di due mesi di forniture russe.
Così si moltiplicano le iniziative «simboliche» di enti e istituzioni pubbliche per dare il buon esempio in questa direzione. Si spengono le luci del Quirinale, della Fontana di Trevi a Roma, della Reggia di Caserta, della cittadella di Assisi e perfino al Padiglione Italia dell'expò di Dubai. A Roma il Comune annuncia un piano di risparmio che prevede l'abbassamento di due gradi della temperatura negli edifici pubblici e nei condomini privati, e l'anticipo di una o due settimane dello spegnimento dei riscaldamenti.
«Stiamo lavorando per ridurre l'impatto per le casse comunali: è stato stimato un costo aggiuntivo di 50 milioni a causa della crisi», spiega il sindaco della Capitale Gualtieri. Iniziative simili sono allo studio in molti altri comuni, da Bologna a Venezia a Bari. «Dobbiamo ridurre i consumi per tutelare l'ambiente, certo - dice il sindaco di Trento Franco Ianeselli - ma anche per essere meno dipendenti dal gas e petrolio di un dittatore che sta massacrando gli ucraini.
Il risparmio energetico è anche un aiuto alla resistenza di Kiev». Anche il Senato annuncia di voler contribuire allo sforzo di riduzione dei consumi energetici: «Da lunedì prossimo - annuncia il collegio dei questori - sarà riconfigurato l'orario di accensione degli impianti di riscaldamento che porterà, considerando gli uffici di tutte le strutture di Palazzo Madama, ad un risparmio complessivo di 100 ore alla settimana.
E intanto l'Enea distribuisce una guida a tutti gli accorgimenti e gli investimenti per risparmiare energia «fino al 10% della bolletta»: dalla sostituzione delle lampadine (con i led si arriva al -85% di consumi) all'adozione di una temperatura massima di 20 gradi allo spegnimento degli impianti (pc incluso) quando si esce. Elettrodomestici di classe energetica più bassa e adozione del sistema a pompa di calore portano quasi al dimezzamento dei costi.