Fabio Isman per ‘Il Messaggero’
Cinquecento persone tra amici e fan riunite ieri al Labirinto di Franco Maria Ricci vicino a Parma per festeggiare le 65 candeline dello scrittore/critico/showman che commenta: «Sono un uomo solo». Vissani: «Fa più casino di chiunque» Morgan si sbilancia: «Mi piace perché è ragionevole, nel senso che ragiona». Dalla serata si trarrà un libro e forse un film
L'EVENTO
Festa di compleanno per l'amico Victor: oggi Sgarbi ne fa 65, e ha radunato infinite persone che hanno avuto o hanno a che fare con lui, al Labirinto di Franco Maria Ricci (splendido e incredibile), vicino a Parma. L'evento si intitola Diversi Sgarbi, perché ne esistono molti; lui, in teoria, muto in platea ad ascoltare. Tantissimi nomi noti.
sgarbi rivisto da pierino della francesca
E anche 500 persone che pretendono il selfie con lui; tacchi 12 o forse anche più; dieci tamburi zen di un convento di Fidenza, caro a lui e al padrone di casa, e l'abate parla dello scrittore-critico-uomo/tv come della «contemporanea impronta dell'eterno»; si chiama Guareschi: parente? «No, non l'ho conosciuto; ma sono assai amico dei figli». Su un palco si succedono volti famosi. Iniziano le persone di cucina, Farinetti, Pierangelini, Vissani: tutti amici suoi, che «di cibo non capisce nulla» (Farinetti). Vissani: «La sua dote? Fa casino più di chiunque».
ATMOSFERA SURREALE
Atmosfera alquanto surreale. «È il suo Bar-Mitzva, la cresima degli ebrei: forse diventa adulto», dice Philippe Daverio; «e pensare che al liceo era carino, e anche ben educato»: come a dire che non lo è più. «La libertà è la sua maggior prigione» (Maria Rita Parsi); è «l'Edipo più riuscito al mondo», l'eterno adolescente.
Poi, Roberto D'Agostino spiega che «da quando non c'è più la mamma, Rina, cui delegava gran parte della vita, ha bisogno della famiglia: ecco perché siamo qui». Altri spiega che, «non potendoci forzatamente essere», vuole «vedere prima come sarà il suo funerale»; e lui si stende a terra, in posa di salma, davanti a un ritratto in forma di Duca d'Urbino di Piero della Francesca, che gli hanno appena regalato.
Qui accanto, ce ne sono altri 20 suoi, come soggetto e come proprietà, firmati da buoni nomi moderni, da Tullio Pericoli in poi; la mostra si intitola (e come, se no?) Caro Vittorio. Non è «sa festa manna» dei sardi, quella più grande: è soltanto un pochettino smodata.
morgan e vittoria risi in braccio a dago con cruciani
Una pornostar e un principe; fidanzata attuale e altre più remote; Vittorio, figli nessuno? È preso alla sprovvista: «Ah, non glielo ho detto». Roberto D'Agostino, s'intende per non farsi notare, indossa una giacca a falci e martelli. L'abate zen reverendo Fausto Taiten Guareschi, spiega i proverbiali ritardi del personaggio: «Una presenza contemplata nell'assenza».
morgan allo sgarbi funeral party
Fabio Canessa declina: «Eccessivo, impetuoso, paradossale; dove abita non si sa, mai fermo in un posto»; parole pronunciate però con il tono del complimento. Un antiquario rivela che di recente si è comperato lettere autografe di un amico di Giacomo Leopardi. «Si eccita solo, ma sempre, davanti alle cose belle: ha come degli orgasmi». «Ogni borgo d'Italia è suo: li conosce uno ad uno».
«Ma basta con tutti questi elogi sperticati», tuona Jas Gawronski; e ricorda quando, per «presentare a Cortina un libro di Giovanni Nuvoletti che non aveva nemmeno letto», ne fece una terribile stroncatura pubblica.
Un suo amico è colui (dice Sgarbi) «che ha inventato la cintura dell'auto alla napoletana»: dipinta sulla maglietta, «che però non è mai andata in produzione», certifica l'interessato. «Non siamo la sua corte, ma i suoi amici», proclama stentoreo un altro. Una sottolinea che «non ci parlavamo più da 23 anni, al massimo qualche insulto indiretto»; e poi, ammette che la cosa sembra «un raduno di alpini», per uno che «deponeva le donne ai piedi della madre» perché le valutasse e giudicasse. Spesso, con esiti infausti.
la porno vittoria risi e l'abate zen
LA FEDE IN ZERI
Roberto D'Agostino ricorda la comune fede in Federico Zeri (cui poi, si sa, Sgarbi ha abiurato), e quando si presero a bicchierate d'acqua e sonori ceffoni davanti a Guliano Ferrara e alle telecamere: roba strasuperata, infatti è qui, come urlerebbe la Carrà. Sgarbi «arriva a Roma nel 1985 da Milano, dove chissà che aveva combinato poiché doveva fuggire, portatovi da Marta Marzotto».
Morgan è incauto: «Sgarbi mi piace perché è ragionevole», e in sala tutti ridono; «no, nel senso che ragiona». Di monaci zen, ce ne sono una quindicina: sono gli unici che restano al proprio posto: gli altri si muovono, per salutare questo o quello, bere un gin tonic. È un mondo che si ritrova. «Si devono citare almeno alcuni dei suoi difetti: ne ha davvero tantissimi», dice un altro: ma poi, si dimentica di farlo. Magari, soltanto perché il festeggiato non rimanga male.
UN UOMO SOLO?
Ormai è sera: è già pronto il cenone per tutti; si è fatta una certa, come dicono a Roma. Si sa già che la Spal forse è in serie A, e Macron ha vinto. Vittorio, ma se faccio io una domanda a te? «Cioè?». Tu, chi sei davvero? Pensa un solo attimo: «Un uomo solo».
Manca tempo per chiedere una precisazione; ma solo non significa solitudine, almeno a valutare da quanta gente c'è stasera; significa unicamente che non ce n'è un altro come lui. Ma che lo pensi, tutti lo sapevano già, e da sempre, non è vero?
Ah, dalla serata, si trarrà un libro, forse un film. Un monumento no; è stato già scolpito: almeno a parole. Affetto vero? In certi casi, di sicuro: lo si respirava.
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