Sandra Cesarale per il “Corriere della Sera”
Perché ce l’hanno con lei?
«Che ne so? Negli ultimi due anni c’è una specie di bullismo nei miei confronti. Quando si parla di me c’è sempre una parola in più che non è bella, è detta per deridermi sottilmente».
L’hanno danneggiata?
«La mia immagine lo è stata. I fan mi adorano. Poi ci sono quelli a cui non piaccio anche se divento papa e una fascia grigia che non sa come sono e crede a tutto quello che viene scritto o detto su di me. Mi preoccupo per chi mi sta accanto. Fossi solo io, chissenefrega , ho una moglie meravigliosa e due figli fantastici. E non sono mai stato abituato alla pacca sulla spalla, alla carezzina, mi hanno sempre criticato, esagerando. Ma quando sei accerchiato vuol dire che stai facendo la cosa giusta».
Cristian Bugatti, in arte Bugo, è un cantautore originale e curioso con i suoi testi fra alienazione urbana e autobiografia. Nato a Rho (compirà 50 anni il 2 agosto) e cresciuto a Cerano, in provincia di Novara, papà commerciante in metalli, mamma casalinga, la sua vita è un concentrato di passione ed eccentricità. I suoi fan lo amano senza riserve e lui prepara un 2023 all’attacco con un nuovo album («È pronto, siamo carichi»), un tour, un film-concerto e una biografia.
I detrattori gli lanciano strali. Ai quali lui reagisce in maniera impietosa: «Non attacco ma sono bravissimo a difendermi, avevo gli hater quando ancora non si chiamavano così». Qualche settimana fa ha postato sui social un video in cui risponde alle provocazioni di Morgan che, al Festival di Sanremo 2020, invece di duettare con lui, lo attaccò cambiando le parole della canzone Sincero (scritta da Bugo). «L’altro anno non mi andava di rispondere alle tue str..., c’era la pandemia, la gente moriva ma a te che ti frega... — ha commentato Cristian — non sei un cantautore, non lo sei mai stato. Hai detto che ti ho bullizzato: tu eri mio ospite perché io ti ho invitato. Ti rendi conto quanto sei ridicolo?».
È arrabbiato?
«Sono scocciato. Non si può cambiare il testo di una canzone. Prova a farlo a Vita Spericolata di Vasco Rossi o alla Donna Cannone di Francesco De Gregori. Siccome sul palco dell’Ariston ci stavo io, che non ero famoso ma lo sono diventato per questa storia, è stato facile prendersela con me. È stato un gioco vigliacco. E poi immagini i miei amici, la mia famiglia, mia moglie, mio figlio che mi stavano guardando... a nessuno farebbe piacere trovarsi in una situazione così».
Ha abbandonato la scena senza fare un fiato durante il fuori programma di Morgan.
«Ero su un palco della Rai, in mondovisione, davanti a milioni di persone, ci vuole rispetto per quel palco e la musica. Ho preferito andar via piuttosto che appoggiare quella pagliacciata.
Per Amadeus il mio è stato il gesto più rock’n’roll della musica italiana, sarà vero ma per me contava la canzone. In tv non devo fare il damerino e il trash mi irrita profondamente. Il circo lo lascio ai buffoni. Non gioco con la musica. I miei eroi sono Lennon, Vasco, Celentano, Battisti che, per quanto dirompenti, sono seri».
Con Morgan vi siete mai risentiti?
«No. Quando arrivi a quell’estremo ogni chiarimento è superfluo. Non è sempre possibile perdonare».
Al Festival è andato due volte.
«Ma è come se non ci fossi mai stato. Nel 2020 mi hanno squalificato, nel 2021 c’era il Covid, cantavo davanti alle telecamere, senza pubblico. Ci tornerei? Perché no?».
Ha un’anima punk?
«Preferisco dire rock’n’roll. È vero, faccio a modo mio, però lavoro con le multinazionali dal 2002. Non mi isolo dal mondo: voglio che la mia musica arrivi alla gente. Mi piace far discutere, uscire dall’anonimato. Non c’è bisogno che mi presenti con la cresta e il chiodo, sono unico con i miei difetti».
Quali?
«Nasco autodidatta, non ho una voce alla Claudio Villa, non sono un bravissimo chitarrista e non mi interessa esserlo. Io sono l’ideatore, guido il treno».
BUGO MORGAN - MEME BY SHILIPOTI
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Lei che cucinava sul palco è una leggenda?
« Pasta al burro è il titolo di una mia canzone. Una sera, mentre suonavamo, una ragazza ha preparato gli spaghetti e li ha serviti. Io non avrei potuto, ai fornelli sono un disastro».
Quelle provocazioni sono durate poco.
«Fino al 2003, perché quando sfondi una barriera devi cambiare, altrimenti sfiori il ridicolo, rischi di trasformarti in una macchietta. Ricordo che all’ultimo concerto, a Milano,invitai gli amici che avevano suonato con me durante il tour, ognuno doveva rompere uno strumento. A fine serata il palco sembrava un rottamaio, erano stati lanciati pezzi fra il pubblico, un paio di persone si erano fatte male. Nessun ferito però e la gente non si lamentò, era una festa».
L’accusarono di buttare soldi, gli strumenti costano.
«Lo vada a dire a dire a Kurt Cobain che spaccava le chitarre o a Jimi Hendrix che le bruciava.In quei momenti non pensi al denaro: se non ti piace non farlo».
Hanno detto che al concertone del Primo Maggio indossava una maglietta pro Russia.
«Ridicolo. C’era un unico tweet ripreso con titoloni dai giornali e sul web. Avevo una t-shirt degli Oasis, con la bandiera Uk, piccolina, che ha i colori di quella russa».
Ammira Vasco Rossi.
«Avevo 17 anni quando con un mio amico di Cerano e Cristian Dondi siamo stati al concerto di Vasco a San Siro. Non lo dimenticherò mai. Nel 2015 sono anche andato in pellegrinaggio a Zocca, davanti a casa sua, dove per terra ci sono le scritte dei fan. C’è la mia firma: Bugo, Bollicine . Ho due padri: uno biologico, il mio papà, e uno artistico, Vasco. Esagero, ma sono un figlio di Vasco. Nel 2020 il suo fan club mi ha chiamato per partecipare al raduno come ospite. Ho preferito rimanere fra il pubblico. Mi hanno pure fatto cantare Anima fragile».
L’ha incontrato?
«A fine giornata. Vasco è come un amico del bar. È il vero artista che non si sente maestro. “Io sono con te” è la prima cosa che mi ha detto, riferendosi a Sanremo».
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