DAGONOTA
Il musicista Giorgio Battistelli, prossimo Leone d’oro alla Biennale, è da un po’ di tempo che va rimuginando non sulla composizione musicale – la sua, in particolare - ma sulle modalità di fruizione dell’opera lirica. Quella della fruizione che, si sa, è un tema caro che alla intellighenzia di sinistra che sostiene il nostro Battistelli, il quale vorrebbe fornire delle risposte.
Lo scorso gennaio, quando è tornato alla Scala con “Toccata”, una delle sue dimenticabili composizioni per orchestra commissionatagli dalla Filarmonica, i giornalisti dell’intellighenzia amici suoi si sono precipitati a intervistarlo e gli stessi lo hanno reintervistato 15 giorni dopo per presentare le sue “Baruffe Chiozzotte” a Venezia, che il critico Cesare Galla ha definito benevolmente “un’occasione mancata” e non inascoltabili.
In una di queste interviste il compositore di “Co2”, il “titolo di denuncia sul cambiamento climatico del pianeta” che gli amici giornalisti dicono “aver fatto scalpore alla Scala” (e come mai, allora, non è stato ripreso?) si è inventato un’idea sulla fruizione: “Uscire dalla dittatura dei numeri, dalla logica del botteghino” (e fin qui, basta che paghi lui) e affrontare il tema della “lunghezza eccessiva della opere”. In che modo? Tagliandole o dividendole in più sere. Sul tagliarle, se si tratta di una composizione di Battistelli, siamo d’accordo anche noi: tagliarla alla radice. Le altre, invece, che so, Mozart, vorremmo ascoltarle, scusi, per intero.
Ieri, sul suo blog, Battistelli ne ha tirato fuori un’altra, già paventata: “In Italia abbiamo tra i migliori architetti del mondo come Stefano Boeri (ndr, di sinistra, ovviamente) e allora lo inviterei a trasformare la Scala per farla diventare un grande giardino, dove il pubblico possa sentirsi comodo, distanziato, usufruendo dell’opera in una modalità rinnovata rispetto all’attuale, che è vecchia secoli”.
È la seconda volta che i musicisti di sinistra dicono bestialità architettoniche: la prima fu di Claudio Abbado che aveva chiesto a Renzo Piano (ndr, di sinistra, ovviamente) di riempire piazza Duomo di alberi. Che bella idea questa di Battistelli, trasformare la Scala in un parco pubblico, mettersi dietro un bel tronco d’albero e seguire un’opera, anzi no, una parte di opera perché è troppo lunga, magari con un panino e il cellulare. Noi, però, avremmo una idea che va ancora oltre: mettiamo dei letti al posto delle poltrone, così quando c’è da ascoltare un’opera di Battistelli si dorme meglio (con i tappi nelle orecchie, ovviamente!).
giorgio battistelli corriere della sera
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