Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
L’Accademia di Santa Cecilia ha scelto il suo nuovo timoniere. Da Antonio Pappano a Daniel Harding, era il nome che circolava da mesi: sarà lui dal prossimo ottobre il nuovo direttore musicale.
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Harding, 47 anni, cresciuto sotto le ali di Abbado (gli cedette la prima del Don Giovanni , nel ’98 a Aix-en Provence) e Rattle, dirige da 30 anni (Wiener, Berliner...) e non vuole essere definito ex bambino prodigio.
Perché ha accettato?
«Conosco l’Orchestra da 25 anni, è stato sempre un piacere fare musica insieme, ma negli ultimi anni la nostra relazione ha preso una nuova direzione. Il progresso con Pappano è stato spettacolare. Farò otto programmi a stagione, più le tournée e i cd con Deutsche Grammophon».
Tra lei e Pappano sarà una sorta di staffetta.
«Lui andrà alla Lso, London Symphony Orchestra dove sono stato direttore principale ospite. Un’orchestra unica per devozione, concentrazione, umiltà e humour, che c’è anche a Roma, ma a Londra con un pizzico di autoderisione britannica. Sono consapevole del lavoro che Antonio ha fatto a Roma, è contento della mia nomina, gli farò tante domande prima di cominciare a lavorare».
Il feeling familiare tra direttore e orchestra…
«Non si può comprare e non si può prevedere. Se le condizioni saranno giuste e ognuno si sentirà coinvolto. Sono ottimista. Ci sono musicisti dell’Orchestra che apprezzo enormemente, il livello dei solisti è alto».
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Un direttore oggi non può ignorare i social media.
« Ho sempre pensato che debba solo pensare alla musica, mi chiedo cosa Abbado avrebbe fatto dei social… E poi per cosa dovrei usarli, per attirare attenzione su di me?».
Dirige da 30 anni…
«C’è qualcosa di artificiale, sul podio ho davanti a me persone che sono lì con le loro idee, con la loro esperienza, e hanno un’opinione. Ci sono cose che mi porto dietro anche nell’altro lavoro».
Quello di pilota d’aerei.
«E continuerò, naturalmente. Ho bisogno di fare qualcosa al di fuori della musica. È un lavoro che suggerirei a ogni direttore d’orchestra, e a chiunque rivesta un ruolo di autorità, perché nell’altro lavoro tu sei membro di una équipe, uno che deve far funzionare le cose. Mi piace essere al servizio dei passeggeri. Ho cominciato con voli a medio raggio. È una sfida che mi aiuta a essere una persona migliore, è un privilegio avere una doppia vita, non vi rinuncerò. Il momento più bello come pilota di Air France? L’atterraggio».
Andò a Sanremo.
«Con l’Orchestra del Festival, nel 2013, eseguii due pezzi iconici di Verdi e Wagner. La proposta più strana mai capitata, non l’avevo mai visto, però mi dissi: che c’è di male?».
I giornali titolavano: i tormenti del giovane Harding.
«Su Twitter ho scritto che la vita più bella comincia dopo i 40 anni. Si perde il sacro fuoco e si diventa più tranquilli, saggi e ragionevoli».
Cosa ama di Roma?
«Ora vivo a Parigi, poi Roma, che ti può sopraffare per energia e bellezza. Voglio conoscere la città e la sua Storia. Non vedo l’ora di essere felice e totalmente esausto».
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