Federico Bosco per “Tuttolibro - la Stampa”
Candace Bushnell - Sex in the City
Quando Candace Bushnell pubblicò il romanzo Sex and the city era il 1997 (ebbene sì, sono già passati ventidue anni!) e fu l’inizio di una rivoluzione: le donne potevano finalmente parlare di sesso liberamente, sfacciatamente e spietatamente, potevano lamentarsi di una prestazione da coniglietto, potevano parlare di piacere, di misure e di autoerotismo lasciando da parte, per una volta, il cuore e i sentimenti proprio come gli uomini; dopotutto, «Girl’s just wanna have fun» cantava Cindy Lauper.
sara jessica parker e candace bushnell
E quando uscì la serie impazzimmo letteralmente, perché tutte avremmo voluto scambiarci con quelle quattro allegre fancazziste che riuscivano a campare a Manhattan, pranzando costantemente fuori, tracannando Cosmopolitan come non ci fosse un domani e comprando scarpe di Jimmy Choo, il tutto semplicemente scrivendo una colonnina di gossip su un giornale locale, una volta a settimana.
Ma noi amavamo perdutamente tutto questo proprio perché sapevamo che era pura fantascienza, perché noi, intanto, stavamo sedute negli uffici o in piedi nei negozi per 12 ore al giorno per pagare l’affitto a Prato, o ad Ancona e gli stessi disperati casi umani incapaci a letto, mammoni, disturbati mentalmente o con pratiche sessuali discutibili li incontravamo in autobus, al bar la mattina o a qualche fumoso aperitivo domenicale e no, non era affatto glamour.
Ma certo, se si deve piangere, meglio farlo in una Roll’s Royce che in una 500, e quindi complice la «sospensione dell’incredulità» che entra in atto quando guardi Star Trek e credi agli alieni, ci volevamo credere a tutti i costi e ci sentivamo meno sole e più capite.
Curiosamente però, la serie che ha avuto più successo in assoluto è stata proprio la sesta ed ultima, quella dove le quattro «ragazze» ormai quarantenni, cominciavano a fare i conti con la vita vera e a sporcarsi le mani, ecco che Miranda, l’algida avvocatessa, barattava Manhattan con Brooklyn e si occupava della suocera malata di Alzheimer, Charlotte l’ingenua brava ragazza sperimentava la difficoltà di concepimento e adottava una piccola vietnamita, Samantha la libertina sperimentava sulla sua pelle il dramma del tumore al seno e Carrie (che incarnava un po’ tutte noi) veniva salvata da Mr. Big che correva a Parigi per riportarsela a casa strappandola dalle grinfie di Michail Barysnikov.
Sì okay un po’ di favola ce l’hanno regalata, ma quello è stato l’unico momento in cui le abbiamo veramente amate, quando le abbiamo viste umane, vere, come noi. Il mondo nel frattempo è cambiato, sono arrivati i social e le app a rovinarci definitivamente la vita sentimentale e ci siamo tutte imbattute in appuntamenti disastrosi su Tinder, e nella beffa di due laconiche spunte blu senza una spiegazione.
Ma questa volta a Manhattan non è andata meglio, anzi, ed è quello che traspare dalle pagine di Sex in the City...e adesso un memoir dal retrogusto amaro, in cui Candace Bushnell con la consueta spietata schiettezza, racconta di sé e delle sue amiche alle prese con le relazioni in una società schizofrenica che vede le donne sessantenni fare i conti con divorzi, perdita del lavoro, figli ancora adolescenti, solitudine, alcolismo, toy boy, Tinder e chirurgia estetica, invece che serenamente in pace con sé stesse e intente a godersi la pensione, un nuovo ritmo, i nipoti e il proprio corpo con saggezza e armonia.
Ne valeva veramente la pena correre come un criceto nella ruota per tutti quegli anni? Forse no, forse la risposta sta proprio nello smettere di rincorrere quel «sogno americano» e godersi serenamente quello che c’è.
«Fra i 40 e i 50 mi sono successe tante cose belle, mi sono sposata ho lavorato molto, mi sono fatta una casa e per qualche motivo ho creduto che avrei proseguito così per sempre in realtà mi sono trascinata avanti perché quando sono arrivati i 50 ricordo solo di essere stata stanca molto, molto stanca. Adesso sono passati altri 10 anni un decennio di cambiamenti traslochi divorzi e morti. E va bene così, chi avrebbe mai pensato che compierli desse un po’ la sensazione di svegliarsi da un brutto sogno? Erano arrivati i sessanta e sarebbero stati favolosi». E naturalmente Candace, ci guarderemo anche questa serie!
il cast di sex and the city al golden globe nel 2000 il cast di sex and the city