Ste.Fel. e Car.Tec. per il “Fatto Quotidiano”
C' è tensione e attesa in Viale Mazzini per la riforma dei telegiornali, non soltanto per i nuovi direttori che saranno indicati dopo le elezioni di giugno. Circola la voce che Antonio Campo Dall' Orto sia intenzionato a stravolgere i connotati soprattutto del telegiornale di Rai3, lì dove ha resistito la sinistra ed è diventata di battaglia con Tele Kabul ai tempi di Sandro Curzi.
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Il Tg3 è l' ultimo patema televisivo di Palazzo Chigi. Secondo l' amministratore delegato, ogni tg dovrà rispecchiare l' identità della rete: istituzionale e completo il Tg1; più rivolto ai giovani e leggero il Tg2; più farcito di cronaca locale e internazionale e dunque - siccome i tg durano sempre lo stesso tempo - con meno politica il Tg3. E ridurre (di molto) la politica al Tg3 vuol dire ridurre a zero qualsiasi ipotesi di critica al governo.
Non va dimenticato che proprio il Tg3 ha attirato le più apre polemiche dei renziani, in prima linea il solito Michele Anzaldi, deputato Pd che siede in Commissione di Vigilanza Rai, e poi ci fu il leggendario faccia a faccia tra fra Matteo Renzi e Bianca Berlinguer.
A proposito della Berlinguer, pare scontato un suo addio al vertice dopo sei anni e mezzo di direzione. E anche questo è un dettaglio che a Saxa Rubra, sede delle redazioni giornalistiche, non è sfuggito.
Questo è l' impianto dei telegiornali che vuole decretare Campo Dall' Orto, mentre Rai3 - con l' annunciata mancata riconferma di Massimo Giannini a Ballarò - si avvia a una normalizzazione che cancellerà gli ultimi decenni di storia. D' altronde, la battaglia culturale del renzismo si gioca proprio a Rai3, la rete che da sempre ha contribuito all' opinione pubblica della classe medio-alta di sinistra.
Ma per i telegiornali, Campo Dall' Orto dovrà ancora confrontarsi con il responsabile dell' informazione, Carlo Verdelli, un giornalista che non è mai stato vicino ad alcun partito e - fanno notare in Rai - non ha mai messo piede alla Leopolda di Renzi.
Mentre sui tg si può ancora attendere, i conti sono una necessità più impellente: e alla Rai arriva una nuova nomina dall' esterno molto pesante, quella di Raffaele Agrusti come direttore finanziario (al posto di Camillo Rossotto, passato a Lavazza).
Agrusti dovrà gestire l' operazione del canone in bolletta (e il gettito maggiore del passato, sperano in Viale Mazzini). L' ultima esperienza professionale importante di Agrusti si è chiusa in modo burrascoso: era il direttore generale delle Assicurazioni Generali quando ad era Giovanni Perissinotto.
Il successore, appena migrato a Zurich, Mario Greco, ha passato tre anni a fare pulizia dei risultati di quella gestione che ha censurato al punto da avviare un contenzioso di lavoro per bloccare il pagamento della buonuscita da 6,1 milioni di euro ad Agrusti. Finora il tribunale ha dato ragione al manager ma, spiegano dall' azienda, la causa civile è ancora aperta. Agrusti e Perissinotto vengono anche indagati, e poi archiviati, per ostacolo alla vigilanza. Erano spariti i contratti di molte operazioni delicate.
Tutto era partito da una relazione della società di consulenza Kpmg che aveva riscontrato perdite potenziali per 234 milioni di euro in operazioni a rischio di conflitto di interesse con i soci veneti.
Agrusti, cacciato dalle Generali da Greco, viene ripescato alla Rai dell' innovatore Campo dall' Orto.
BIANCA BERLINGUER E SCALFARI bianca berlinguer e lucia annunziata MAGGIONI CAMPO DALL'ORTO