Lettera di Carlo Freccero e Paolo Messa al Corriere della Sera
Caro direttore,
la Rai non è una azienda qualsiasi. È concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che non è poco, ed è considerata una sorta di specchio del Paese e della sua politica. Si comprende quindi il perché della attenzione mediatica, per certi versi esasperata, nei confronti di quel che accade a viale Mazzini.
Si potrebbe discettare molto su ruoli e responsabilità del Cda o del vertice aziendale, potremmo precisare il nostro favore all'ipotesi della direzione digital affidata a Milena Gabanelli, potremmo ricordare l'assenza di una proposta da parte della direzione generale che invece ha chiesto un più generale rinvio sul piano dell'informazione.
Potremmo, ma in questo momento apparirebbe senza senso. Siamo entrati in una fase terribile ed avvilente di stallo decisionale. Le lancette dell'orologio corrono verso la conclusione della prima parte dell'anno e non riusciamo a varare i nuovi palinsesti, i piani di produzione, le nomine nelle controllate e tutti quegli atti che sono fondamentali per la corretta gestione dell'azienda.
Abbiamo rifiutato e rifiutiamo l'idea di chi vuole prefigurare per viale Mazzini un destino simile a quello di Alitalia. Allo stesso modo, ci sentiamo impegnati ad evitare che questa profezia di sventura si auto-avveri grazie alle azioni di chi, per ragioni diverse e con obiettivi autoreferenziali, gioca sul futuro della Rai. Il Consiglio di Amministrazione non sarà il luogo della diserzione o dell'ignavia. La nostra libertà e la nostra responsabilità non è subappaltabile ai partiti o a qualunque condizionamento esterno.
Carlo Freccero - Paolo Messa
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
Consiglieri di amministrazione, Rai