A distanza di quasi un anno dalla morte di Prince, emergono alcuni dettagli sul consumo di oppiacei che gli è costato la vita. Gli inquirenti hanno pubblicato oggi 11 mandati di perquisizione a cui le autorità locali hanno fatto ricorso tra il 21 aprile scorso, giorno del decesso del re del pop, allo scorso settembre. È da questi che emerge come la polizia abbia trovato oltre 100 pillole sparse a Paisley Park, residenza dell'artista nello stato del Minnesota.
Alcune sono state trovate in contenitori che riportavano il nome della catena di farmacie Cvs e altre con il marchio Bayer e Aleve. Altre ancora sono state rinvenute nella camera da letto e altre in una valigia con l'etichetta che indicava il nome di 'Peter Bravestrong', spesso usato da Prince quando viaggiava.
Delle pastiglie indicavano una combinazione di acetaminofene (o paracetamolo) e idrocodone (un antidolorifico oppiaceo) ma in passato era già emerso come contenessero anche il fentanyl: entrambi sono oppiacei ma è il secondo ad essere particolarmente potente e a creare dipendenza. È 50 volte più forte dell'eroina e 100 volte più forte della morfina.
Gli inquirenti hanno anche cercato e ottenuto il permesso di accedere al pc di Prince, ai suoi account gmail e alle comunicazioni via cellulare con le persone a lui più vicine. Non è però dato sapere cosa abbiano trovato.
È chiaro comunque che il focus si è concentrato sulla guardia del corpo di lunga data dell'artista (Kirk Johnson) e su un medico di Minneapolis (Michael Schulenberg) che aveva prescritto farmaci prima della morte di Prince, che aveva 57 anni, provocata da una overdose di fentanyl.
Alcune delle pillole trovate nella casa di Prince erano a nome di Johnson, che pare avesse contattato Schulenberg qualche settimana prima del decesso di Prince. La guardia del corpo disse alle autorità di non sapere che Prince abusasse di medicinali e il medico spiegò di avere usato il nome di Johnson per tutelare la privacy del cantante. Sembra che Prince non avesse un solo medico di riferimento.