“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
Incipit di un’intervista a firma di Gianluigi Nuzzi sulla Stampa: «Incontrai per l’ultima volta prima che morisse Paolo Gabriele, l’aiutante di camera di Benedetto XVI».
Incontrarlo dopo che era morto sarebbe stato già più difficile. Al terzo periodo, Nuzzi infila la frase «aldilà di qualche visione revisionista». Ma la locuzione prepositiva è al di là, mentre il sostantivo aldilà indica la vita ultraterrena, l’oltretomba, l’altro mondo.
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sua eminenza il cardinale gerhard muller foto di bacco (1)
In un successivo articolo, sempre sulla Stampa, Gianluigi Nuzzi include il cardinale Gerhard Ludwig Müller fra i porporati «che firmarono i “dubia” su Amoris Laetitia», esortazione apostolica di papa Francesco.
Sbagliato. Quel documento fu sottoscritto solo dai cardinali Walter Brandmüller, Raymond Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner. Più avanti, Nuzzi rileva che «l’arcivescovo Timothy Broglio, il conservatore presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti», in un’intervista alla Repubblica «ha criticato le fuoriuscite di Ganswein».
Tralasciando la Umlaut mancante nel cognome dell’arcivescovo Georg Gänswein, abbiamo motivo di ritenere che il prefetto della Casa pontificia (dimezzato da papa Bergoglio), nonché ex segretario particolare di Benedetto XVI, non sia affetto da incontinenza urinaria come il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, il quale se l’è fatta addosso in pubblico, ahilui («perdita, fuga» il significato di fuoriuscita secondo Lo Zingarelli 2023). Quindi è più probabile che Broglio abbia criticato le uscite del confratello.
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JOSEPH RATZINGER PAOLO GABRIELE
Didascalia dal Corriere della Sera: «L’11 febbraio 2013 Benedetto XVI annuncia le dimissioni dal pontificato, all’età di 82 anni». Non è così. Papa Ratzinger si dimise a 85 anni.
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Nella sua rubrica sul Sole 24 Ore, il coltissimo Mephisto Waltz ricorda l’editore Mario Spagnol (1930-1999), che «sognava i grandi comandanti dei velieri nativi come lui di Lerici, e di Camogli, sentendosi simile a loro (...) col diritto dell’anello all’orecchio, per aver circumnavigato Capo Horn da Est a Ovest, controvento, il mare più violento del pianeta».
Di tale mare il buon diavolo fornisce un’azzardosa descrizione: «Senza contare che, dalle massime profondità di 10mila metri del Pacifico, il fondale si alza di botto ai 100 metri nello stretto di Drake».
Si dà il caso che i 10.899 metri (o 11.022, in proposito l’Enciclopedia Treccani fornisce dati contraddittori) appartengano alla Fossa delle Marianne, il punto più profondo del Pacifico. Le quali si trovano grosso modo dalle parti dell’Isola di Guam, quindi a qualche settimana di navigazione da Capo Horn (Cile), all’incirca 14.500 chilometri seguendo la rotta più breve.
Padre Georg Ganswein bacia la bara di ratzinger
Difficile, dunque, che il fondale possa alzarsi di botto. Forse l’eclettico satanasso intendeva dire che nello Stretto di Drake esso sale in poche miglia da 4.000 a 100 metri di profondità, ma in tal caso il nostro dovrebbe imparare a scrivere. Che Mephisto sia scarso in geografia lo deduciamo anche da un passaggio finale della rubrica, dove parla degli «“Zingari di mare” visti alle Isole Andamane».
Gli zingari del mare (Moken) vivono nel mare delle Andamane, non alle Andamane. Il loro arcipelago si chiama Mergui e dista oltre 500 chilometri dalle Andamane.
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Il Fatto Quotidiano, primo e principale
Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano intervista Luciana Castellina, tra i fondatori del Manifesto. Questo l’attacco del pezzo: «Il cronista del Fatto la interrompe mentre sta facendo il suo primo e principale lavoro, scrivere». Se è il primo lavoro, improbabile che possa essere secondario, considerato che principale significa «che è primo per importanza, rilievo, valore» (Lo Zingarelli 2023).
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«Certo, il Capodanno della Fenice di senso ne ha sempre avuto poco, se non come risposta autarchica e italianissima allo strapotere mediatico del nemico ereditario», scrive Alberto Mattioli sul Foglio. Dopo il concerto, la sciarada di Capodanno.
GIUSEPPE CONTE OLIVIA PALADINO AL GRAND HOTEL SAVOIA DI CORTINA DAMPEZZO
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«Quando Gesù, avviandosi alla sua Passione, chiede al Padre di risparmiargli quel tragico Calice, accettando che sia fatta non la propria ma la sua volontà, ci si chiede cosa significa questa invocazione».
Così comincia un ricordo di Benedetto XVI firmato da Claudio Magris sul Corriere della Sera. Senza offesa per lo scrittore triestino, avremmo preferito il congiuntivo significhi. Subito dopo Magris aggiunge: «O almeno se lo chiede il credente per il quale Gesù è pure la seconda Persona della Trinità, e il Padre stesso».
Ci chiediamo a nostra volta perché mai l’illustre critico letterario si sia imbarcato nella difficilissima teologia trinitaria, manco fosse sant’Ilario di Poitiers o sant’Agostino. Scrivendo infatti che «Gesù è pure la seconda Persona della Trinità, e il Padre stesso», tra l’altro con una virgola chiaramente superflua, Magris ottiene l’effetto di confondere il lettore: dimentica infatti lo Spirito, terza Persona della Trinità, e sembra contraddire il Catechismo della Chiesa cattolica quando al numero 266 specifica che nella Trinità non vi è «confusione di Persone né separazione della sostanza».
giuseppe conte e olivia paladino a cortina foto chi
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In un editoriale sulla Stampa, Flavia Perina si occupa delle polemiche suscitate dalle foto dell’ex premier Giuseppe Conte e della sua compagna «seduti a fare colazione al sole sotto le Dolomiti»: «È l’attrazione fatale di Cortina, topos massimo del provincialismo italiano in versione Vanzina, icona dei Covelli e dei Braghetti d’Italia (“Arboreto is nothing” dice niente?)».
No, non ci dice niente. Anche perché la battuta pronunciata da Donatone Braghetti (Guido Nicheli), cumenda milanese smargiasso, nel film Vacanze di Natale (1983) di Carlo Vanzina, era: «Via della Spiga, hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti e 27 secondi... Alboreto is nothing!». Infatti il pilota di Formula 1 che correva per la Ferrari si chiama Michele Alboreto, non Arboreto.
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Ansa, Zelensky versus Zelensky
Sul medesimo tema si produce Massimo Gramellini nella sua rubrica Il caffè, in prima pagina sul Corriere della Sera: «Se poi sei il capo dei cinquestelle e ozieggi a Cortina in un hotel omonimo, vieni costretto a giustificarti neanche ti fossi pagato la vacanza taglieggiando i percettori del reddito di cittadinanza». Ci sfugge in che cosa consista l’omonimia: Giuseppe Conte alloggiava al Grand hotel Savoia. L’albergo Cortina è invece un 4 stelle.
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Titolo dall’Ansa: «Ucraina, raid e blackout. Esplosioni anche a Kiev. Zelensky dice no alla formula di pace di Zelensky». Adesso è proprio guerra totale.
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Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Il wc ora fa l’esame delle urine. Riparte il Ces, la fiera tech più innovativa (e folle)». Non si vede in quale altro modo avrebbe potuto chiamarsi l’esposizione.