Chiara Valerio per “la Repubblica”
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Corpo e oggetti devono essere trattati separatamente perché è ancora facilissimo assimilare i corpi delle donne agli oggetti. Il discorso sul corpo di Liliane Murekatete non dovrebbe esistere. Né per chi la accusa né per chi la difende e non sarà argomento di queste righe perché col proprio corpo e del proprio corpo ognuno fa ciò che vuole fino a che questa libertà non limita fisicamente la libertà degli altri. Il discorso sulla rappresentazione scelta da Murekatete è invece l'occasione che ci consente di dire quanto Liliane Murekatete siamo noi. E siamo noi perché l'immagine di una democrazia la stabiliamo tutti insieme.
liliane murekatete e marie therese mukamitsindo
Che la proprietà privata non sia mera sussistenza ma identifichi una classe sociale e che la ricchezza non sia solo una faccenda di accumulazione (come per Paperone) ma pure di ostentazione (come Gatsby) lo ha scritto Thorstein Veblen ne La teoria della classe agiata (1899, Einaudi, a cura di F.L. Viano), testo nel quale si legge che il valore estetico ed economico di un oggetto non sono distanti. Vale per Liliane Murekatete ciò che vale per i videogiochi, le raccolte punti e Bel-Ami, protagonista dell'omonimo romanzo di Maupassant: si arriva da un mondo a un altro e, per essere accettati nel nuovo, ci si innamora, si briga, si tradisce e ci si ravvede, ma soprattutto ci si circonda di certi oggetti.
Desumiamo così dalla rappresentazione che Liliane Murekatete ha dato di sé stessa il mondo al quale ha scelto di appartenere, e osserviamo che questo mondo rappresentato, pur antipodale al mondo nel quale lavora, è una aspirazione.
Un passo indietro, alla prima premessa, al tempo e alla Storia e alla politica degli oggetti. In Giovanni Leone. La carriera di un presidente (Feltrinelli, 1978), Camilla Cederna non sanziona le preziosissime sete di San Leucio che tappezzano i divani di Donna Vittoria ma il cellophane che le ricopre. Tra il 1976 e il 1986, la sinistra critica Lucio Magri per la sua storia con Marta Marzotto, ma le ville della contessa non inficiano né il marxismo né la credibilità politica di Lucio Magri. Si possono fare molti altri esempi, ovviamente.
Gli oggetti venivano notati e pur misurando economicamente un essere umano non lo misuravano politicamente.
Scrivo da signora di mezza età cresciuta in un ambiente comunista e cattolico e da lettrice del Cardinale de Retz che, Simone Weil descrive così (S. Weil, A. Weil, L'arte della matematica, Adelphi, 2018, trad. M. C. Sala): «...un galantuomo e un animo nobile, benchè questo sia in parte occultato sotto il cumulo di intrighi abilmente orditi.
Oggi può dare l'impressione di un traditore, perché in quell'epoca felice non esistevano partiti, e la fedeltà a un'idea astratta, anche religiosa, sarebbe parsa il colmo della stupidità. Si era fedeli a esseri umani viventi a cui si era vincolati da legami di amicizia, da impegni, dal dovere di protezione o di obbedienza, oppure dalla stima. In questo senso, la preoccupazione per la fedeltà e per l'onore domina tutti gli intrighi... E così pure la preoccupazione per il bene pubblico».
Retz, è buono o cattivo?, la fedeltà agli intrighi è giusta o sbagliata? E quella a una idea astratta come accogliere gli esseri umani? Così, mentre ribadisco che il metodo di smantellamento personale e politico è peggiore di qualsiasi cosa Liliane Murekatete abbia commesso (niente ad oggi, non c'è sentenza, solo indagini), e sottolineo ciò che non dovrebbe essere sottolineato e cioè che il governo del nostro corpo è solo nostro, penso che la rappresentazione di sé scelta da Liliane Murekatete è la misura di quanto il capitalismo abbia vinto su qualsiasi ideologia, contenuto, partito politico e pratica.Che considerare il contesto nel quale si lavora e si vive è una tensione e una pratica di tipo etico. Considerare il contesto sottolinea quanto in una comunità la coerenza sia un obiettivo.
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