Marco Giusti per Dagospia
Aiuto. Confesso di non averci capito molto in questo simpatico ma disastrato “The Marvels” di Nia Da Costa con Brie Larson come Captain Marvel, Teyonah Parris come Captain Rambeau alias Professor Marvel, nipotina di Catain Marvel e la più giovane Iman Vellani come Kamala Khan alias Ms Marvel, tutte e tre in lotta contro la cattivissima Dar-Benn di Zawe Ashton che, armata di martellone, vuole riportare il sole sul suo pianeta (sono rimasti al buio per colpa di Captain Marvel…) e prendersi il bracciale col superpotere di Kamala Khan perché ne ha già uno e con due sarebbe perfetta. E quindi usa martellone e bracciale per menare parecchio.
Quarto film Marvel diretto da una donna regista, dopo “Eternals” di Chloe Zhao, “Captain Marvel” di Anna Boden, “Black Widow” di Cate Shortland, ma primo film Marvel diretto da una donna regista afro-anmericana, la bravissisima Nia Da Costa che ci aveva dato un’opera prima di tutto rispetto come “Little Woods” con Tessa Thompson e Lily Jones e l’horror sociale “Candyman”, è stato girato insieme a altri due film Marvel usciti quest’anno, cioè “Thor: Love and Thunder”, “Ant-Man and the Wasp: Quantumania”, che ho visto e scordato con la stessa rapidità.
Non capisco perché brave registe esordienti di piccoli film, come Chloe Zhao o Nia Da Costa, cadano nella trappola di dirigere film da 200 e passa milioni di dollari con supereroi che, in gran parte, non controllano e finiscono per bruciarle. Non so quanta libertà abbia avuto sia nella scrittura, anche se vedo che è sceneggiatrice assieme alle altrettanto giovani e inedite Megan McDonnell e Elissa Karasik, che hanno scritto la serie “Wandavision”, che nella lavorazione.
Perché un film di questo tipo, ha da subito tanti di quegli incastri narrativi coi film e le serie precedenti che non so se puoi davvero metterci qualcosa di tuo. Un paio di gattini in più, qualche dialogo divertente tra le ragzze, che ne so? E’ vero però che con un film di questo tipo arrivi a milioni di spettatori e, soprattutto, di piccoli spettatrici che non toccheresti mai con un piccolo film d’arte, e che puoi toglierti il lusso di offrire alla pakistana Iman Vellani, bravissima, già star della serie Disney “Ms Marvel”, il primo ruolo da supereroe musulmano in un momento particolare come quello che stiamo ahimé vivendo.
Alla fine, il film che stiamo vedendo, ci offre una specie di nuova famiglia al femminile costruita da tre ragazze di età e origine diversa, una bianca e bionda, una nera e una musulmana, che devono interagire al più presto legate da una forza misteriosa perché solo unite riporteranno l’ordine nell’universo e metteranno a cuccia la cattiva Dar-Benn e il suo martellone luminoso. Cazzatona per ragazzine, salvato da qualche battuta divertente, dal personaggio di Kamala Khan che si trascina dietro la famiglia pakistana del New Jersey, ma che sprofonda nel kitsch con gli abitanti ballerini e canterini del pianeta Adlena, che sembrano provenire da qualche vecchio sceneggiato Rai coi Cetra piuttosto che da qualche rimasuglio di Bollywood.
Per giunta si scopre che Captain Marvel lì ha pure un marito, un bell’orientale, interpretato da Park Seo-joon, e quindi è una principessina bionda come un pupazzetto della Disney. Se è kitsch la scena del pianeta canterino coloratissimo, non so cosa penserete di fronte all’idea dei gattini dello spazio che possono inghiottire umani interi e poi risputarli sulla terra.
Per quanto cerchi di trovare qualche spunto di interesse, magari le astronavi della cattiva che hanno una forma orizzontale altamente vaginale, il disastro dell’ordine cosmico causata dall’americana Captain Marvel che produce pianeti oscurati in cerca di vendetta e di luce, alcune presenze, come Samuel L. Jackson, Gary Lewis davvero irriconoscibile, Tessa Thompson, capisco perché il film sia così poco piaciuto.
E non so come si possa inserire in questo nuovo universo inclusivo ma un po’ cazzarone l’arrivo l’anno prossimo (precisamente il 3 maggio 2024), in “Captain America: New World Order”, della prima supereroina israeliana, Sabra, interpretata dalla magrissima Shira Hass di “Unorthodox” e del più recente “Bodies”. Ma ancora una volta, caos o ordine, sarà un universo tutto al femminile.
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