Marco Giusti per Dagospia
Sarà un genio questo celebratissimo drammaturgo e regista Florian Zeller, ma nemmeno un vecchio sceneggiatore di z movie come Piero Regnoli, scrivevo da Venezia, avrebbe sistemato un fucile da caccia dietro la lavatrice del bagno dove abita un figlio sedicenne minorenne fortemente disturbato.
Non è uno spoiler, tranquilli, visto che gran parte di questo "The Son" diretto da Florian Zeller e scritto con Christopher Hampton, che segue il più riuscito e fortunato "The Father", che aveva una scrittura più originale premiato con l’Oscar, è costruito appunto sulla tensione che il disturbato ragazzo Nicholas, Zen Mcgrath, distribuisce tra casa della mamma architetta divorziata Kate, una Laura Dern che ti attacca l’ansia da ex-moglie querula, e quella del padre, avvocato belloccio che pensa solo a se stesso e sta per entrare in politica.
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Peter, cioè Hugh Jackman, che si è risposato con la bella e comprensiva Vanessa Kirby e con la quale ha da poco fatto un figlio, Theo. Visto che Nicholas, che vive a casa della mamma, dà brutti segni di malessere (ti credo) e chiede aiuto al padre, Peter, malgrado la nuova famiglia e gli impegni per la campagna elettorali che lo portano a Washington, pensate che le cose migliorino?
See... mettiamoci anche le accuse che il giovane Nicholas rivolge al padre, la scarsa simpatia per la nuova compagna di Peter, e la grande scena, chiarificatrice, del vecchio padre di Peter cuore di pietra e portafoglio gonfio, un Anthony Hopkins magistrale, che spiega al figlio la dura legge delle famiglie come la loro con padre ricco e stronzo. Quando vuoi incominciare a crescere? Gli fa. Ecco. Il pubblico di tutti i Parioli del mondo capirà.
Inoltre così il titolo potrebbe suonare bene anche per i padri. Ma questo non porta a uno scivolamento politico o sociale del film, che si rinchiude nella dimensione del polpettone drammatico della famiglia dove si perde più tempo a chiedere come va? come stai? stai migliorando? che arrivare ai fatti.
In un ruolo insolito Hugh Jackman ha poche espressioni, ma se la cava, benché sia surclassato dalle ragazze, Laura Dern che ripete il ruolo di ansiosa di sempre, e una magistrale Vanessa Kirby. Per non parlare di Anthony Hopkins nell’unica scena che vale davvero il prezzo del biglietto. In sala.
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