IL CINEMA DEI GIUSTI - "NON HO NESSUNA IDEA DI COSA POSSA SIGNIFICARE ESSERE UNA RAGAZZA LESBICA NELL’INDIANA MA GIÀ SAPEVO CHE PER NIENTE AL MONDO MI SAREI PERSO LA PRIMA IN DIRETTA DAL DIVANO DI CASA MIA DI “THE PROM”, LA VERSIONE NETFLIX ULTRALUSTRINATA DIRETTA DA RYAN MURPHY DEL CELEBRE MUSICAL DI MATTHEW SKLAR E CHAD REGUELIN INTERPRETATO QUI DA UNA SCATENATA MERYL STREEP - CHE DIRE? DIVERTENTE, È DIVERTENTE” - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

THE PROM 4 THE PROM 4

Non ho nessuna idea di cosa possa significare essere una ragazza lesbica nell’Indiana, che è il punto principale del film. Né ho mai visto uniti nella lotta per l’inclusione gay di provincia con icone gay del musical americano che irrompono al grido di “We are liberals from Broadway!”. Ma già sapevo che per niente al mondo mi sarei perso la prima in diretta dal divano di casa mia di “The Prom”,

 

la versione Netflix ultralustrinata diretta dal Ryan Murphy di “Glee”, “Ratched” e “Hollywood” della celebre musical di Matthew Sklar e Chad Reguelin interpretato qui da una scatenata Meryl Streep come Dee Dee Allen, star di Broadway che non può entrare in un gay bar per il terrore di essere assalita dai fan, James Corden come il suo compare grassottello Barry Glickman, Nicole Kidman come la ballerina di fila Angie Dickinson che sogna da sempre di avere il ruolo di Roxie Hart in “Chicago”,

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ma Tina Louise glielo soffia sempre!, Jo Ellen Pellman come la ragazzetta lesbica Emma, oltre alla divina Mary Kay Place come nonna di Emma. Peter Bradshaw su “The Guardian” scrive, a ragone, che si tratta del primo film dell’era Biden alla faccia dell’omofobo Trum, il puzzone numero Uno che ora se ne sta chiuso in casa a scrivere messaggi deliranti su Twitter e a decretare pene di morte a gogò.

 

Che dire? Divertente, è divertente, soprattutto quando vedete Meryl Streep che come Dee Dee, per farsi dare una suite in un albergo dell’Indiana, tira fuori i suoi Due Tony Awards dalla borsetta, o quando scopre che il preside nero del liceo di Emma, Keegan Michael-Key, è suo big fan pur essendo etero. I Miracoli esistono. Ryan Murphy perde la testa mischiando nel suo calderone ormai da subcultura Netflix (forse non è più subcultura, che dite?) in pari parti mélo e musical cucinate nei suoi colori più sgargianti come fosse un regalo di Natale. I critici americani e gli spettatori più attenti notano che, in maniera non dissimile a quel che scrivono i critici falsi sul musical nel musical “Eleanor”, dedicato a Eleanor Roosevelt, il problema sono gli attori e il loro narcisismo. E puntano il dito soprattutto su James Corden, un po’ eccessivo, va detto.

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Ma certe sue battute sono divertenti. “Gay io? Io sono gay come un cesto di parrucche!”. Insomma, è un po’ prendere o lasciare. Se ti piace il musical, io ho trovato divertente anche “Cats”, se non ti disturbano i lustrini e gli horror di Ryan Murphy, se vai pazzo per Meryl Streep che balla e canta alla sua età, se trovi adorabile Nicole Kidman che fa un ruolo che sarebbe andato alla perfezione a Gloria Paul più che a Tina Louise, te lo vedi. Altrimenti lasci perdere. La storia parte proprio col flop del musical “Eleanor” interpretato da De Dee Allen come Eleanor e da Barry Glickman come Franklyn D. Roosevelt. Le critiche impietose colpiscono loro e il loro ego e non la commedia. Si rendono conto allora, assieme alla ballerina Angie e al barista Oliver Trent, un tempo attore di di successo, interpretato da Andrew Rannel, che hanno bisogno di muoversi per fare un bagno di umiltà con una grande impresa umanitaria.

 

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Non salvano il mondo da Trump o dal Covid, ma quando Angie legge su Twitter che alla giovane Emma in uno sperduto liceo dell’Indiana, sarà impedito di portare la sua fidanzata al ballo delle debuttanti, The Prom, della scuola, decidono di partire per cambiare le cose.

 

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Così, al grido du “We are liberals fronm Broadway”, irrompono nel consiglio della scuola e si prenderanno cura di Emma. Me lo sono bevuto, anche se, come il preside della scuola, credo di essere etero, ma non si sa mai, non adoro particolarmente Ryan Murphy né i nuovi musical di Broadway. Certo, Ryan Murphy non ha la grazia di Stanley Donen, Meryl Streep non è Rosalind Russell, Tina Louise me la ricordavo più come protagonista di “Saffo venere di Lesbo” che come attrice di musical, non capisco bene perché Nicole Kidman sia ancora una ballerina di fila che deve dimostrare qualcosa.

 

Ma il messaggio bideniano di un’America che cerchi di includere anche i gay dell’Indiana è qualcosa di sano. Finalmente.

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