Marco Giusti per Dagospia
“L’Alzheimer che malattia è? Si attacca?”. Annamo bene… Un vecchio signore, addirittura un poeta di 85 anni un bel po’ svanito, e un ventiduenne ignorantello trasteverino, ma de core, si incontrano. Il giovane, che è l’inedito Andrea Carpenzano, fa da accompagnatore al vecchio, interpretato da Giuliano Montaldo, che vive tra un presente nebuloso e un passato da ventenne in tempo di guerra che ritorna prepotentemente. Nel passato c’è qualche segreto che porterà a una buffa caccia al tesoro in Toscana che coinvolgerà il vecchio poeta, il suo giovane accompagnatore e altri tre pischelli, suoi amici fraterni.
Alla fine del viaggio chi dovrebbe aver capito qualcosa dalla vita e dalla poesia l’avrà capito. Intelligente, benissimo scritto, Tutto quello che vuoi, opera terza di Francesco Bruni, di fatto uno dei maggiori sceneggiatori italiani, e uno dei pochissimi che sappiano davvero costruire un film dando un senso a ogni scena, torna sui passi e sui temi di Scialla.
Torna anche quel tipo di gioventù romana coattella e rappettara, uno degli amici è Arturo Bruni, rapper dei DarkPoloGang nonché figlio del regista. Anche qui, poi, c’è un incontro tra un padre, addirittura un nonno, che ha perso quasi tutti i legami con la realtà e un figlio, orfano (qui di madre) che ha bisogno di una guida, di un affetto. Geograficamente il film è perfetto.
Il giovane Alessandro è trasteverino purissimo, frequenta pure le zecche del Cinema America Occupato, mentre il vecchio poeta Giorgio abita a Via Dandolo, nel quartieri alti di Trastevere, dove abitano registi e scrittori di fama. Non è neanche romano, ma torinese. Alessandro, quindi, ogni mattina deve muoversi verso il quartiere alto per portare a spasso il vecchio signore. Bruni sa come muovere i suoi due protagonisti, come farli dialogare e come costruire attorno a loro una serie di personaggi minori riusciti.
Il padre un po’ coatto di Alessandro, interpretato da un Antonio Gerardi in gran forma e molto umano, la madre del suo miglior amico, Donatella Finocchiaro, con cui ha una storia un po’ infamella. Quello che rispetto a Scialla, finora il film più riuscito di Bruni, e al successivo Noi quattro, il più complesso ma più difficile, manca a questo Tutto quello che vuoi, è un po’ un vero e proprio meccanismo di storia.
Bruni si è innamorato della situazione, il vecchio e il giovane che di volta in volta, a seconda della memoria di Giorgio, diventano padre-figlio o figlio-figlio o figlio-padre, e si è innamorato, ovviamente, anche dei suoi personaggi, che sa muovere con grande eleganza. Montaldo è adorabile nel suo ruolo di poeta svampito, Andrea Carpenzano una bella scoperta (ha girato, ma dopo, Il permesso), gli altri pischelli pure e fanno parecchio ridere.
Ma forse il meccanismo della caccia al tesoro nascosto al tempo di guerra è un po’ lieve. Bruni, da sceneggiatore provato, chiude però tutte le finestre e finestrelle che ha lasciato aperte durante il suo racconto. Forse, e ripeto forse, avrebbe potuto muovere con più libertà il racconto e i suoi personaggi.
Ma, evidentemene, era interessato solo al rapporto fra il vecchio e il ragazzo e quello è comunque riuscito. Non è bello vedere un film così un po’ buttato via alla fine della stagione, anche se posso capire che non è di facile distribuzione, inoltre senza attori forti e di richiamo (ma chi fa richiamo oggi in Italia?), senza un titolo accattivante e senza una qualche etichetta. In sala dall’11 maggio.