Massimiliano Panarari per “la Stampa”
Allo studio delle metamorfosi della concezione del sesso in Occidente è stato dedicato uno dei cantieri concettuali più significativi dell' opera di Michel Foucault. Originariamente il filosofo lo aveva pensato come uno studio di quello che considerava il dispositivo biopolitico della sessualità nell' età moderna (tra Cinque e Ottocento), per poi scegliere, invece, di fare una genealogia storica del «soggetto desiderante» attraverso l' analisi di alcuni testi paradigmatici della cultura greco-romana. Un cantiere aperto, ma rimasto incompiuto per la sua morte prematura nel 1984.
Da poco è uscito anche in italiano Le confessioni della carne (Feltrinelli, pp. 426, 29), il quarto volume della sua incompleta Storia della sessualità (la cui pubblicazione era iniziata nel 1976), che dall' universo classico greco-romano trasporta il lettore al mondo cristiano. Un volume che era «quasi pronto», ma non ultimato, appena uscito dall' archivio di Gallimard, dopo oltre un trentennio di interruzione della pubblicazione dei suoi testi che erano rimasti inediti. E un' esperienza intellettuale affascinante, come tutti i lavori foucaultiani.
Il filo conduttore rimane, in uno scenario temporale successivo, il medesimo dei libri precedenti di questa progettata opera in più volumi, giustappunto i processi di costituzione del soggetto nell' antichità.
Seguiti e ricostruiti in queste pagine, passo per passo, con la rilettura dei Padri del cristianesimo dei primi secoli (dal II al IV d. C.) mediante un approccio ermeneutico (ma di matrice «decostruttiva e decostruzionistica», per così dire).
Pure in questo libro vediamo così in azione il Foucault del confronto serrato, tra generalogia e archeologia dei saperi, con libri e pensieri nei quali ravvisava la strutturazione di una dottrina e di un apparato di precetti che riorientavano e piegavano la libertà degli individui.
In alcune sue lezioni al Collège de France del febbraio 1978, il filosofo aveva cominciato a delineare le specificità del contesto della «governamentalità pastorale», fondata su una serie di «atti di verità» (prevalentemente intorno a se stessi), che si articolavano attraverso un ventaglio di pratiche di obbedienza. È la prospettiva che guiderà i suoi appunti e le sue note confluiti in maniera quasi organica in questo IV volume della Storia della sessualità.
Grazie alla quale metteva in luce il processo di traslazione per certi aspetti senza soluzione di continuità nei Padri della Chiesa di tutta una precettistica che proveniva dal paganesimo. Che nei primi due secoli dell' era cristiana finisce per venire assoggettata, per l' appunto, a una governamentalità di tipo pubblico.
Per i filosofi greci e romani, che l' avevano inizialmente elaborata, rimaneva prevalentemente destinata all' arte del vivere e alle «tecniche del sé» del singolo. La decostruzione foucaultiana era così approdata alla sovversione di una convinzione molto radicata: quella di una morale dominante di tolleranza nei riguardi della diversità delle condotte sessuali nell' età antica.
Per mezzo dell' ermeneutica testuale delle «confessioni della carne», il celebre professore di Storia dei sistemi di pensiero al Collège de France evidenziò invece come le radici dell' idea della sessualità per fini procreativi, del divieto dell' omosessualità e dell' esaltazione della temperanza (e, quindi, della continenza) si trovino nelle scuole e nelle sette filosofiche greco-romane, e specialmente nello stoicismo.
Le regole della carne, dunque, vengono già codificate dalla filosofia antica, ma la sua disciplina dell' esistenza si svolge in un quadro razionalistico e di formazione spirituale volontaria, che il cristianesimo avrebbe definito di libero arbitrio. E l' individuo, quindi, non era affatto obbligato a sottoporvisi, mentre la patristica convertì queste tecnologie del sé, sulla base dell'«antropologia negativa» di san Paolo - secondo cui la malvagità, di fatto, alberga dentro di noi e, di conseguenza, l' annullamento del piacere diventa la strada esclusiva per contrastarla - nel pilastro dell'«arte di vivere cristianamente».
Edificata sulla dimensione pubblica della sorveglianza e sulla figura del pastore come consigliere spirituale al quale rendere conto di ogni aspetto della sfera privata, attraverso la definizione di pratiche e regole (dal battesimo alla penitenza) che configureranno un «regime», come lo chiama Foucault sulla scorta dei medici antichi, da seguire strettamente.
Così il cristianesimo - prima religione del mondo antico a generare una Chiesa, come sottolinea il filosofo francese - darà vita alla disciplina penitenziale e quella dell' ascesi monastica, che orienteranno fortissimamente il soggetto occidentale stabilendo un collegamento tra il concetto di male e quello di verità.
Qui si colloca anche la nuova morale sessuale cristiana, frutto della giustapposizione e stratificazione di una certa trattatistica (dimenticata) dei primi secoli, che va dalla dottrina del matrimonio di Clemente di Alessandria all' arte cristiana della verginità (di san Cipriano e dei vescovi Basilio di Ancira e Metodio di Olimpo), fino alla categorizzazione della libido da parte di sant' Agostino.
E, in particolare, in Clemente Alessandrino, il filosofo individuava i due ambiti principali destinati a indirizzare l' etica cristiana: il tema della verginità e quello della concupiscenza. Ed è come se, ci fa leggere in controluce Foucault, il cristianesimo avesse inventato il soggetto dell' inconscio, tanto distante da quello sempre presente a sé che aveva voluto costruire l' amatissimo universo culturale tardopagano.