Estratto dell'articolo di Natascia Festa per www.corriere.it
Non ha mai nascosto le sue fragilità Francesco Nuti. Amori compresi. L’attore scomparso ieri a 68 anni le aveva confessate, insieme con i successi, nell’autobiografia scritta con il fratello Giovanni, «Sono un bravo ragazzo. Andata caduta e ritorno» (Rizzoli). Il sottotitolo di uno dei capitoli centrali potrebbe essere «Credevo fosse amore invece era Clarissa».
Clarissa come Clarissa Burt, la bella americana contesa tra Nuti e Massimo Troisi, che lasciò l’uno per l’altro con uno strappo raccontato come in una scena di un film dallo stesso regista toscano. L’incontro nel 1986 con la bellissima top model avviene a Roma.
«Francesco è stato una delle prime persone che ho conosciuto in Italia» racconterà lei. Lui si innamora subito tanto da convincere i produttori di «Caruso Pascoski (di padre polacco)» a sceglierla come protagonista. Nuti si fa dunque pigmalione della fidanzata con la quale ormai convive ai Parioli. Amore, cinema e risate.
Tutto sembra procedere al meglio quando la coppia, ricercatissima, viene invitata a una festa capitolina da sorrentiniana “grande bellezza”. «Sapete quelle feste – scrive Nuti - dove non si fa niente: ci si guarda, si chiacchiera, si beve, a volte si rimorchia. Furoreggiava il Craxismo… io ero comunista (mah, comunista si fa per dire). Quella sera passò il tempo e tutto finì nel solito triangolo delle bevute romane. Ma successe qualcosa».
[…] «Le coppie – racconta - solitamente si mettevano al centro e quella sera ero io al centro con Clarissa. All’angolo c’era Massimo Troisi. Capii subito che Massimo era a caccia». Prima aveva spiegato: «Quando non ero fidanzato e andavo alle feste – diciamo a caccia – per corteggiare qualcuna mi mettevo sempre in un angolo della casa. Stare in un angolo mi permetteva infatti di avere una visuale migliore…».
Finita la festa si crea però un triangolo: «Non so perché e non so come, ma tornammo a casa insieme, con la stessa auto… Non so perché e non so come, ma so di certo che dopo un mese Clarissa fece baracca e burattini e lasciò il mio attico ai Parioli. Mi lasciò e si fidanzò con Massimo Troisi, andando ad abitare nella sua villetta a cento metri da casa mia. Qui cominciò tutto: dolore, rabbia, orgoglio, gelosia e soprattutto invidia».
Nelle pagine autobiografiche, Nuti si mette a nudo e confessa anche di aver fatto un appostamento alla sua ex. «…lei abitava un po’ in casa propria e un po’ a casa di Massimo. Con la macchina mi piazzai in una posizione strategica». Armato di vodka e sigarette, aveva solo un obiettivo masochistico, capire dove andasse a dormire quella notte la donna che gli aveva spezzato il cuore. Ma fu tutto inutile. Si fece mattina, lui uscì dall’auto mentre una frotta di ragazzi entrava a scuola e gli toccò firmare una ventina di autografi perché, all’apice del successo, gli studenti lo avevano riconosciuto.
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Il film uscì nel 1988 e fu un successo con quindici miliardi di lire al botteghino. Fu però un dolore vedersi sullo schermo con Clarissa e nella realtà senza. Il successo «non me lo sono goduto – raccontava – stavo ancora male, non riuscivo a vedere quel film. Non so se era dolore, rabbia, rancore orgoglio … era invidia». Poetica la definizione che ne dà: «Mi pare il quarto vizio capitale. Bando alle ciance, ebbene sì, l'invidia, una volta e per lungo tempo mi ha graffiato l'anima con unghie da felino adulto».
Invidiava Troisi già «per la sua sincera arte di comico di razza, ma questo era veramente troppo». Così Nuti lascia tutto e se ne va a Los Angeles. Da lì confessa di aver addirittura goduto dello scarso successo che ebbe al botteghino il film del suo rivale, «Che ora è» di Scola-Troisi.
[…]
Durante le feste di Natale del 1991 escono «Donne con le gonne» di Nuti e «Pensavo fosse amore e invece era un calesse» di Troisi. La sfida amorosa si trasforma in sfida di incassi. Nuti narra la sua rivincita: «Feci quasi 25 miliardi, Massimo 15».
Intanto la storia d’amore tra Troisi e Burt era finita. La stessa attrice racconterà al Corriere i dettagli. Dal corteggiamento che fu così: «Nel 1988, a cena da amici, era inverno, io mi lamentavo per il riscaldamento ma avevo in casa un camino. Massimo il giorno dopo mi mandò un furgoncino pieno di legna con un bigliettino: per tenerti al caldo». Alla fine per infedeltà dell’attore napoletano: «Ci lasciammo perché quando si sta insieme si sta in due e non in duecento. Ci lasciammo per questo».
Nel '94 Nuti finisce «con la lingua in terra» il suo Pinocchio, Massimo muore. Il toscano restituisce così il suo conflitto interiore: «Ero molto indeciso se andare. Poi, con un amico, vado… lì c’è tutto il cinema italiano. Lì c’è tutta la stampa. Lì ci sono tutte le televisioni. Lì mi sembra ci sia tutto il mondo. Arrivo trafelato. Secondo me non mi vede nessuno. Arrivo al letto dove riposa Massimo. Mi piego. Gli do un bacio sulla fronte. Gli sussurro: t'ho invidiato tanto».
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