Marco Giusti per Dagospia
David di Donatello 2018.
manetti bros ammore e malavita
I David tornano in Rai. Anzi a Rai Uno con Carlo Conti. Alla faccia di tutti quelli che si dicevano pazzi per Alessandro Cattelan nella versione Sky. Ci sarà un motivo se tornano a casa. Ecco le nomination di quelli che dovrebbero essere i migliori film italiani del 2017. Con qualche nota polemica. Ben 15 nomination per Ammore e malavita dei Manetti Bros, inclusi miglior film e miglior regia, e i non protagonisti Carlo Buccirosso e Claudia Gerini. Non possiamo che essere contenti per i Manetti, Napoli, il musicarello, il cinema di genere.
11 nomination anche per Napoli velata di Ferzan Ozpetek, miglior regia ma non miglior film, migliori protagonisti, i nudissimi Alessandro Borghi e Giovanna Mezzogiorno, miglior non protagonisti (vestiti), Peppe Barra e Anna Buonaiuto. 8 nomination per The Place di Paolo Genovese, miglior regia ma non miglior film, miglior protagonista, Valerio Mastrandrea, e miglior non protagonista femminile, Giulia Lazzarini. 8 anche per Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli, miglior film ma non miglior regia (boh?), ma non miglior protagonista, anche se Trine Dyrhlom era meravigliosa.
E 8 anche per La tenerezza di Gianni Amelio, miglior film e miglior regia, miglior protagonista, Renato Carpentieri, che dovrebbe vincere facilmente. 7 per il bellissimo A ciambra, opera seconda di Jonas Carpignano, snobbato agli Oscar per il miglior film straniero, candidato ai David come miglior film e miglior regista. 7 per Gatta cenerentola di Rak, Cappiello, Guarnier, Sansone, ed è la prima volta che un film d’animazione viene candidato al miglior film.
Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Bene per la gatta, ma anche il gatto, cioè Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milani, ha un bel po’ di nomination, i due protagonisti, Paola Cortellesi e Antonio Albanese, la non protagonista Sonia Bergamasco, tifo per lei. Non ha però la nomination per la miglior sceneggiatura originale, e mi dispiace perché è una delle migliori sceneggiature di commedia degli ultimi tempi.
Tra i cinque esordienti poche sorprese, Brutti e cattivi di Cosimo Gomez, un film con grandi potenziali non capito dal pubblico, Cuori puri di Roberto De Paolis, che si era fatto molto notare alla Quinzaine di Cannes, Easy di Andrea Magnani, che piazza anche una nomination da protagonista per Nicola Nocella, I figli della notte di Andrea De Sica e La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi.
Insomma, che dire? Trionfo della Rai, certo, anche perché sono tutti coprodotti dalla Rai i cinque candidati al Miglior Film. Qualche commedia e qualche film di genere c’è. Ma dei tanti, troppi, film italiani presentati a Venezia l’unico che è stato davvero segnalato è Ammore e malavita, mentre Hannah di Andrea Pallaoro e Una famiglia di Sebastiano Riso sono proprio stati cancellati. Mentre da Cannes i soli davvero ricordati sono quelli della Quinzaine, cioè A ciambra e Cuori puri.
Non c’è da nessuna parte, però, L’ora legale di Ficarra e Picone, che, oltre a essere stato il campione di incassi del 2017, è uno dei migliori film dell’anno, se non il migliore (per me), e sicuramente il più politico e il meno omologato. E qui scatta la polemica. Perché Ficarra e Picone fanno sapere che già da tre anni hanno “rinunciato al ruolo di giurati dell’Accademia non ricoscendoci nel metodo di votazione”. E’ quindi per coerenza che non hanno iscritto L’ora legale al concorso.
“Non critichiamo il premio in sé”, scrivono, “anzi, ne riconosciamo l’importanza e il prestigio. Non condividiamo però un meccanismo di votazione che spesso ha prodotto situazioni a nostro avviso paradossali”. Sperano però che la nuova direttrice, Piera Detassis, “venga messa nelle condizioni di avviare un processo di rinnovamento”. Lo speriamo tutti. Intanto, però, Ficarra e Picone si sono polemicamente defilati. E non è un bene per né per il premio né per il nostro cinema.
piera detassis saluta gli invitati
E sul meccanismo di votazione, magari, vorremmo tutti saperne di più, perché già ai tempi di Rondi veniva molto criticato. Detto questo, magari, c’è anche parecchia ruggine tra il David e la commedia italiana, anche quella più popolare, come nei casi di Checco Zalone e di Ficarra e Picone. Anche se la presenza di Ammore e malavita ci sembra indicativa di un nuovo corso, iniziato lo scorso anni con il premio a Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese. Forse poteva ottenere qualcosa in più il film di Francesco Bruni, Tutto quello che vuoi, bella commedia che viene segnalata solo dalle nomination alla sceneggiatura e al non protagonista Giuliano Montaldo.
O Amori che non sanno stare al mondo di Francesca Comencini, che vantava una notevole protagonista come Lucia Mascino. Tra i film più drammatici non è stato proprio ricordato il bel polar Il permesso di Claudio Amendola, forse perché film troppo indipendente, ma neanche Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi, che aveva un’interprete forte come Emmanuelle Devos, o L’intrusa di Leonardo Di Costanzo, o il divertente esordio di Karen Di Porto, Maria per Roma. Un film forte come Fortunata di Sergio Castellitto ha ricevuto nomination solo per Jasmine Trinca e Alessandro Borghi, l’unico attore che ha due nomination, oltre che per trucco e parrucco.
In generale, è stata una stagione, quella del 2017, che sembrerebbe di transizione, senza grandi risultati, soprattutto se escludiamo dalla gara L’ora legale e, ancor di più, Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, uscito da noi però nel 2018. Ma il film di Guadagnino, uno dei pochi non coprodotto dalla Rai, e neanche da Mediaset, che con un budget di 2,7 milioni euro ha già incassato 22 milioni e che è in corsa con quattro nomination agli Oscar, ci fa capire, come A ciambra, che il nostro cinema può esistere e farsi sentire, ormai, quando va fuori dai binari produttivi della nostra industria. Un tempo si sarebbe detto lontano da Roma. Ma in qualche modo è proprio così.
Anche perché a Roma, schiacciati dalla forza delle serie di Sky e di Netflix, obbligati a percorrere le vie del cinema d’autore un po’ standardizzato da festival, i nostri cineasti più interessanti fanno veramente fatica a sopravvivere se vogliono fare solo cinema. Perfino la commedia, quest’anno, a parte pochi casi, è crollata a livello di incasso e di qualità. E il disastro dei cinepanettoni lo conferma.
Le uniche strade sembrano quelle che guardano a un cinema internazionale, più moderno, dove già molti dei nostri registi, come Stefano Sollima e Luca Guadagnino, si stanno ormai affermando. E non potrà che essere un bene per tutti.