Marco Giusti per Dagospia
nanni moretti renato scarpa habemus papam
E in chiaro che vediamo stasera? Io mi sentirei già appagato, Cine 34 alle 21, dalla rilettura di “Anche gli angeli mangiano fagioli” di E.B. Clucher alias Enzo Barboni con la coppia Giuliano Gemma e Bud Spencer e fior di caratteristi come Robert Middleton, Bill Vanders, ma anche Salvatore Baccaro, Alvaro Vitali e Mario Brega. Allora mi sembrò che Bud non funzionasse benissimo in coppia con Gemma, ma forse perché lo vedevo come parte della coppia con Terence Hill.
Ma va bene anche rivedersi su La7 alle 21, 15 “Habemus Papam” di Nanni Moretti con Michel Piccoli che viene eletto papa, Nanni Moretti come psicanalista e allenatori di pallavolo di cardinali, Margherita Buy, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Peter Boom, Harold Bradley e il grande Camillo Milli. Confesso che “Habemus Papam” mi piacque e lo ritengo uno dei migliori di Nanni. E Piccoli è favoloso.
robert downey jr jake gyllenhaal zodiac
Su Iris avete un capolavoro come “Zodiac” di David Fincher con Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo, Robert Downey jr., Anthony Edwards, Brian Cox. Dopo Zodiac penso che olo David Fincher potrebbe girare un film definitivo sul caso Orlandi. So benissimo che molti di voi guarderanno invece su Canale 20 alle 21,05 “Mission: Impossible – Rogue Nation” di Christopher McQuarrie con Tom Cruise, Rebecca Ferguson, Alec Baldwin, Jeremy Renner, Simon Pegg, Ving Rhames. E’ proprio quello che volevamo, scrivevo quando uscì nel 2015.
Ultraclassico. Con tutte le battute giuste, la Cia che non capisce, il messaggio che si autodistruggerà dopo cinque secondi, un Tom Cruise che a 52 anni sembra ancora un ragazzino e corre in moto come Valentino Rossi, e la nuova ragazza della serie, Rebecca Ferguson, star anglo-svedese, il grosso Ving Rhames che torna come Luther per la quinta volta, un grande Simon Pegg come parte comica.
Va detto che l’inizio, con tanto di Tom Cruise che si attacca al portellone dell’aeroplano dei briganti ucraini, e con titoli di testa supermontati, è strepitoso. E tutta la prima parte vola via rapidissima e con grande piacere del pubblico vecchio e nuovo. c’è una gran voglia di ridisegnare il mondo stilosissimo delle spie anni ’60, soprattutto quello delle capitali del tempo, Londra, Parigi, Vienna.
mission impossible 5 rogue nation 7
Perfino Simon Pegg è costretto a mettersi in smoking per la prima della Turandot all’Opera di Vienna, mentre Rebecca Ferguson fa il suo esordio dietro le quinte con un fucilone e un grande spacco sulla coscia. Ma più che la coscia, Tom Cruise nota da subito le sue scarpe.
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“Cambio vita” di David Dobkin con Olivia Wilde, Ryan Reynolds, Jason Bateman, Leslie Mann, Mircea Monroe, Alan Arkin, che trovate su canale 27 alle 21,10, è una commedia dove due amici si ritrovano uno nel corpo dell’altro. Avete magari visto il remake italiano con Luca Argentero e Stefano Fresi. Il maschio single scopatore si ritrova nel corpo e nella vita dell’amico pieno di figli e casalingo. Non è un capolavoro ma placherà il desiderio di vecchio western americano “La via del west” di Andrew V. McLaglen, ma scritto da Ben Maddow e tratto dal romanzo di A.B.Guthrie jr con tre star come Kirk Douglas, Robert Mitchum e Richard Widmark, oltre a Lola Albright, Stubby Kaye, Jack Elam e una Sally field al suo esordio, Rai Movie alle 21,10.
Lo dovevano girare qualche anno prima Burt Lancaster, James Stewart e Gary Cooper. Mica male. Mitchum e Widmark non sopportavano Kirk che si atteggiava troppo a padrone e litigava col regista. Mitchum parla in lingua Lakota, sembra benissimo.
Su Cielo alle 21,15 avete il modesto “L’uomo bicentenario” di Chris Columbus con Robin Williams come umanissimo uomo-automa, Sam Neill, Oliver Platt, Hallie Kate Eisenberg. E’ un bel film civile e anticapitalista dedicato ai guai provocati dall’eternit “Un posto sicuro”, opera prima di Francesco Ghiaccio, fortemente voluto da Marco D'Amore, che è anche cosceneggiatore, Matilde Gioli, Giorgio Colangeli, Rai 5 alle 21,15.
L’eternit, come dice il nome, non può essere smaltito. E’ eterno e i suoi frammenti, le sue polveri volano ovunque. E chi lo respira a lungo, soprattutto chi lo ha lavorato e chi ancora ci lavora, come in Cina, in Brasile, difficilmente non si ammala. Negli anni ’60 a Casale Monferrato, dove c’era la più grande fabbrica di eternit d’Europa, nata a inizio secolo, ci lavoravano fino a 2.500 operai, Quando ci si è accorti del massacro, qualcosa come duemila morti, era troppo tardi.
I detriti d’amianto erano addirittura scaricati nel Po e i bambini lo trattavano come sabbia. “Un posto sicuro”, racconta tutto questo. In maniera un po’ teatrale, visto che D’Amore e Ghiaccio si sono conosciuti studiando assieme alla Paolo Grassi a Milano, da fiction, mettendo cioè in scena la storia di un operaio che sta morendo, Giorgio Colangeli, e di suo figlio, attore, che gli sta vicino nell’agonia, appunto D’Amore, innamorato di una bella ragazza del posto, Matilde Gioli, e lo fa come un documentario, riprendendo molte scene dalla realtà del posto, riutilizzando dialoghi veri di operai e volti di persone coinvolte in prima persona nella battaglie processuali che gli abitanti della cittadina hanno intrapreso contro i proprietari della fabbrica.
Tutto il bellissimo racconto che a un certo punto fa Colangeli sulla fabbrica e sul significato che aveva per gli operai, a esempio, è frutto di un lavoro di documentazione che Ghiaccio e D’Amore hanno potuto fare ascoltando e trascrivendo le vere testimonianze degli operai.
Su Rai4 alle 21,20 trovate invece l’interessante, scatenatissimo “Danny the Dog” di Louis Leterrier con Jet Li, Morgan Freeman, Bob Hoskins, Kerry Condon, Vincent Regan, Dylan Brown. Il violento Danny è stato cresciuto alla catena, pronto a azzannare come fosse un cane killer dal suo cattivo padrone, ma quando incontra un accordatore di pianoforti cieco e la sua bella nipote, le cose cambiano.
Su Canale 5 alle 21,20 siamo sul favolistico con “Storm Boy – Il ragazzo che sapeva volare” di Shawn Seat con Finn Little, Jai Courtney, Geoffrey Rush, Trevor Jamieson, Morgana Davies, Erik Thomson, dove un bambino è cresciuto sulle coste australiane con tre pellicani. Su Tv8 alle 21,30 trovate il James Bond di Daniel Craig nel bellissimo “007 Skyfall” di Sam Mendes con Daniel Craig, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Bérénice Marlohe. E dobbiamo ammettere che “Skyfall”, avventura numero 23 dell’agente segreto James Bond diretta dal Sam Mendes di “American Beauty” e “Era mio padre”, è nettamente il film più elegante, meglio diretto e più politico del dopo Connery e, malgrado il suo tono triste e nostalgico, funziona da vero reboot della serie.
La critica in patria lo esaltò. “Il film che ogni fan di James Bond, vecchio o giovane, vorrebbe vedere”, “Non è solo un gran film, è la resurrezione del personaggio”, “Una rinascita”, Il più cool della serie”, “Cool ma non camp”. Pochissime le voci negative. E un coro di lodi per Daniel Craig, al suo terzo Bond, per il grande cattivo biondo, Raul Silva, di Javier Bardem, e per la M di Judy Dench, che vede qui uno sviluppo fortissimo, da co-protagonista, del personaggio.
I produttori, Barbara Broccoli e il fratellastro Michael J. Wilson, non solo non hanno badato a spese, 200 milioni di budget, esterni, oltre che a Istanbul per la prima in Cina, tra Shanghai e Macao, ma hanno finalmente puntato su un regista di serie A che non fosse soltanto un praticone, ma che potesse rinnovare davvero storie e personaggi. Stavolta il male da combattere, come nei Batman dei Christopher Nolan, è tutto interno alla nostra società, non ci sono associazioni criminali come la Spectre o nazioni bellicose, ma Joker che sono gli specchi di noi stessi.
Come nella crisi mondiale che stiamo attraversando tutto passa da internet e non ci sono più ideologie rivali o patriottismi da sostenere. M e James Bond sono rimasugli di una società ormai antiquata, che a stento sopravvivono, con i loro gadget e i loro sistemi sbrigativi, in un mondo dominato da un capitalismo inafferrabile, lo stesso che sta distruggendo il nostro futuro. La guerra che si sviluppa contro gli stessi servizi britannici non tocca più neanche il terrorismo islamico o nessun altro tipo di terrorismo, è tutto interno allo scontro fra il vecchio mondo delle spie e della politica internazionale alle prese con la propria inadeguatezza ad affacciarsi al nuovo mondo dominato dal sistema di potere economico internazionale.
L’intelligenza del film è tutta nella ricostruzione del mito Bond alle prese col proprio passato reale e mitologico. C’è una madre, la “M” di Judy Dench, dei figli che muoiono e rinascono continuamente, non a caso 007 muore nella grande sequenza pre-titoli e rinasce subito dopo, c’è un male che si sposta tra la Turchia e la Cina, regno del nuovo potere economico, dove il cattivo Silva di Javier Bardem affronterà il suo doppio in una scenografia da installazione d’arte.
C’è addirittura una casa paterna, in Scozia, dove si svolgerà il grande finale shakespeariano tra M e i suoi due figli in lotta. Le donne, per la prima volta, sono ridotte al minimo. In pratica sono due, la giamaicana Naomie Harris (l’abbiamo vista in “Miami Vice” e in due avventure dei “Pirati”), fedele compagna di lotta, e la francese Bérénice Marlohe, la donna del cattivo. Certo, Bond le castigherà come da copione, che Bond sarebbe altrimenti?, ma non esistono come richiamo sessuale. E’ pura routine. La vera scena di sesso e di coinvolgimento fisico è quella fra lui e il cattivo, con Bardem biondo che lo stuzzica e Bond che rivela che forse non è così etero come si è sempre pensato.
In seconda serata Tv200 alle 22,50 propone l’ottimo “Tucker – Un uomo e un sogno”, uno degli ultimi filmoni sul sogno americano diretti da Francis Ford Coppola con Jeff Bridges nei panni di Preston Tucker, fabbricante di auto incredibili negli anni ’50, Joan Allen, Martin Landau, Frederic Forrest, Dean Stockwell, Christian Slater, Mako. Coppola voleva girare il film fin dai tempi di “Apocalypse Now”, magari con Burt Reynolds… pensò poi di farne un musical con le musiche di Leonard Bernstein.
Avete anche l’ottimo “Chato”, Rai Movie alle 23,20, western con indiani di Michael Winner con Charles Bronson, Jack Palance, James Whitmore, Richard Basehart. Bronson è appunto Chato, indiano di pochissime parole che ha ucciso per legittima difesa uno sceriffo razzista e si ritrova preda di un gruppo di onesti cittadini, capitanati da Jack Palance, che hanno deciso di eliminarlo al più presto. Ma Chato sa dove scappare. Quando gli inseguitori violentano la sua donna, Chato è pronto alla vendetta.
Buon cast americano, gran ritmo e violenza eccessiva. Lo stupratore Ralph Waite finisce con i genitali arrostiti. Tutti i critici si lamentano dell’uso eccessivo degli zoom da parte di Winner e della sceneggiatura piena di clichés di Gerald Wilson. Richard Basehart torna a girare un western dopo aver fatto tanti anni prima quello che, forse, fu il primo western girato in Spagna... Può darsi che tra gli stunt si riconoscano John Landis e il suo amico James O’Rourke.
Su Cine 34 alle 23,30 si procede con Bud Spencer grazie a “Un piede in paradiso” di E. B. Clucher con Bud Spencer, Carol Alt, Thierry Lhermitte, Jean Sorel, Ian Bannen, Sharon Madden. Su Iris a mezzanotte e 5 minuti avete il divertente “The Disaster Artist” di James Franco con James Franco, Dave Franco, Ari Graynor, Seth Rogen, Alison Brie, Jacki Weaver, praticamente il making di un film trash di culto, “The Room” di Tommy Wiseu, misterioso personaggio del cinema americano, che si scoprirà poi essere nato a Poznan in Polonia nel 1955 come Piotr Wieczorkiewicz.
Ma quando nobiliti un autore e la sua opera, in qualche modo, togli per sempre a questi film terrificanti, appunto i più brutti del mondo, il valore di guilty pleasures. E perdono per sempre quella gradazione di stracult immortali, proprio perché diventano popolari e riconosciuti a livello mondiale. Non sia mai! Anche per questo il misterioso Tommy Wiseau, sorta di Richard Benson (lo sapete chi è, vero?) del cinema americano, è stato più che contento di farsi sbertucciare pubblicamente da un film e da un altro regista, fa pure un piccolo ruolo dove incontra l’altro se stesso, perché in questo modo si eleva dallo stato di stracult privato, grande trash, al livello di stracult riconosciuto da tutti, cioè popolarità hollywoodiana.
Al punto da poter presentarsi assieme a James Franco a ritirare il Golden Globe come miglior attore di commedia in un gioco geniale di personaggi specchianti. Se la scelta del tema, il making del film di culto The Room di Tommy Wiseau, sei milioni di dollari di budget, provenienti chissà da dove, bruciati in pochi giorni di programmazione, è comunque vincente, e mai un film diretto da James Franco era stato accolto così trionfalmente, va detto che alla fine lo spettatore smaliziato si ritrova un filo deluso dal gioco. Il film è delizioso, ma tutta l’operazione è un po’ facile.
Rai Movie all’1,05 spara “I quattro dell’Ave Maria”, spaghetti western piuttosto ricco diretto da Giuseppe Colizzi con Eli Wallach, Bud Spencer, Terence Hill, Kevin McCarthy, Brock Peters, Steffen Zacharias. La7 all’1,45 se ne esce con un capolavoro dell’infanzia di molti come “Mezzogiorno di fuoco” diretto da Fred Zinnemann, prodotto da Stanley Kramer e scritto da Carl Foreman con un occhio preciso al maccartsimo del momento che lasciava la gente sola di fronte al suo destino, con Gary Cooper, Grace Kelly, Lloyd Bridges, Thomas Mitchell, Lee Van Cleef, vincitore di quattro Oscar, a Gary Cooper, al montaggio, alla musica di Dimitri Tiomkin e alla canzone di Tiomkin cantata nel film da Tex Ritter e poi resa popolarissima dalla version e di Frankie Laine, "Do Not Forsake Me, Oh, My Darlin'". E chi se la scorda…
Leggo che Gary Cooper, cinquantenne, ebbe davvero una relazione con Grace Kelly, allora ventenne, durante la lavorazione del film. Leggo anche che gran parte delle scene con Jack Elam come l’ubriacone del paese (ti pareva…) venne tagliata al montaggio. Foreman, lo sceneggiatore, scappò subito dopo l’uscita del film in Inghilterra, per non essere messo in galera dai maccartisti.
Sembra che la figura di Foreman, che rifiutò di fare i nomi dei suoi amici comunisti, servì da modello per quella di Will Kane, lo sceriffo che non si piega. Cooper pensò anche alla figura di suo padre, giudice inflessibile e onestissimo. Ma fu lui a insistere per avere sul set e sui titoli di testa Carl Foreman, ormai preso di mira dai falchi di Hollywood. In molti avrebbero voluto, dopo le preview, che la canzone di Tiomkin venisse tolta dal film, ma Kramer e Zinnemann si rifiutarono. Avevano ragione, perché fu uno dei motivi del suo grande successo.
Su rete 4 alle 2,30 avete il rarissimo pornofavolistico “La principessa sul pisello” di Piero Regnoli con Susanna Martinkova come Cenerentola, Christa Linder come Biancaneve, Gianfranco De Angelis, Gino Milli, Amparo Pilar, Franca Maresa, Liliana Chiari, Marisa Bertoni, Gino Pagnani, Fausto Tommei. Favolistico erotico demenziale anni ’70. I sette nani si chiamano Sozzolo, Mosciolo, Fregnolo, Caccolo, Petolo, Michiolo e Ciucciolo. Chiudo con l’ancor più raro “Compagne nude” di Bruno Pischiutta con Helga Blumen, Rocco Morleo, Irma Olivero, Bruno Pischiutta, Luca Ruiu, Susana Salmaso, Cine 34 alle 2, 55. Vedere per credere.
cleavon little e gene wilder in mezzogiorno e mezzo di fuoco mezzogiorno e mezzo di fuoco