Marco Giusti per Dagospia
Stasera che vediamo in tv? Vi dico subito che “Glass Onion Knives Out”, scritto e diretto da Rian Johnson con un Daniel Craig un filo invecchiato e un ricco cast di star, da Edward Norton a Dave Bautista, figo, con la pistola nelle mutande, da Kate Hudson in versione coatta alla fascinosa Janelle Monae, con apparizioni inutili di Ethan Hawke, Hugh Grant, Stephen Sondheim, Serena Williams, ricchissima, lunghissima (2h e 20 minuti…) e firmatissima sciocchezza gialla targata Netflix che doveva seguire da vicino un successo di pubblico e di critica come il primo “Knives Out”, visto proprio il giorno di Natale steso sul divano, non mi è piaciuto per nulla.
Eppure il primo “Knives Out” mi era piaciuto. E qui era tutto giusto. Grande cast, grandi critiche (94% di gradimento su Rotten Tomatoes) bella storia iniziale, con un ricco, anzi ricchissimo eccentrico, Edward Norton, che invita sulla sua isola greca, nel suo megapalazzo, chiamato appunto Glass Onion, un gruppo di amici che potrebbero tutti tramare alla sua vita e da molto presto si capirà che, invece, il caro estinto, è un altro e il gioco sarà appunto scoprire chi è l’assassino.
E proprio per questo è stato chiamato sull’isola il celebre Benoit Blanc di Daniel Craig, grande investigatore che può risolvere qualsiasi enigma. Strepitose sulla carta anche le scenografie di Rick Heinrichs, quello di “Sleepy Hollow”. Non riescono a piacermi, però, come non mi piacciono nemmeno gli estrosi abiti dei protagonisti.
Daniel Craig entra nella piscina col completino a righine celesti e esce senza che gli si attacchi al corpo. Eddai. E Janelle Monae gira con degli abiti sbagliati per tutto il tempo. E non sopporta che la Monna Lisa di Leonardo venga sbeffeggiata così in un film. E tutto questo gioco di scatole cinesi dentro altre scatole mi annoia mortalmente.
Più interessante, allora, la curiosa serie a due attori su Disney+ “The Patient”, scritta da Joel Fields e Joe Weisberg, diretta da Kevin Bray e Chris Long, dove un serial killer in cerca di redenzione, Domhnall Gleeson, rapisce il suo psicanalista, ebreo, il dottor Strauss di Steve Carell con barba e qualche problema familiare, e gli mette una grossa catena da carcerato attaccata al piede, per costruire con lui un percorso curativo. Costruito su dieci episodi di 20 minuti l’uno, mi sembra ben scritto, ben diretto e benissimo interpretato.
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