Marco Giusti per Dagospia
marcello mastroianni giulietta masina ginger e fred
Volete proprio cercarvi qualche film in alternativa alla finalona del sabato di Sanremo con tanto di ritorno di Chiara Ferragni e proclamazione del vincitore? Devo dire che la prima serata in chiaro riserva qualche sorpresa.
A cominciare dallo strepitoso “Ginger e Fred” di Federico Fellini, Rai Storia alle 21, 10, dove mette insieme il ritorno di una vecchia coppia d’avanspettacolo, la Ginger di Giulietta Masina e il Fred di Marcello Mastroianni, complice il vero Toto Mignone, fratello di Milly, e la satira durissima sulla tv berlusconiana, con i suoi spettacoli infiniti costruiti come un circo, il presentatore, un simil Mike-Corrado interpretato da Franco Fabrizi doppiato da Alberto Lionello, con i suoi camerini pieni di ogni mostruosità, dai sosia di Dalla e Celentano ai politici in sciopero della fame, e con i suoi incredibili spot su mortadellone e salse di ogni tipo, dominati dalla presenza della vera Moana Pozzi.
Fellini si diverte nella pubblicità, che non aveva mai fatto fino agli anni ’80, a ricostruire suoi sogni e ossessioni femminili, ricordo che ne aveva fatti anche altri di spot e Tatti Sanguineti li mostrò tutti assieme in un vecchio Festival di Taormina, al punto che ne girerà di veri negli ultimi anni. Tra i tanti attori che appaiono anche per pochi secondi ricorderete (ne dubito) il vecchio nobile galiziano Friedrich von Ledebur, già ufficiale della cavalleria asburgica, che divenne attore per il suo amico John Huston impersonando addirittura il selvaggio Queequeg in “Moby Dick”.
Questo è il suo ultimo glorioso film. Ma ci sono anche volti celebri della Cinecittà più favolosa, Capritti come Kojak, Antonelli come cameriere, Baghino, il piccolo Davide Marotta. Il mio amico Nick Di Gioia, tuttofare del regista sul set, recuperò ben otto piccoletti per Fellini. Li andò a prendere e li mise nella sua 2 Cavalli. Venne fermato da un pizzardone romano che aveva visto otto persone a bordo più Nick al volante. Ma do cazzo annate? “No… no…. “, si scusò Nick, “so nanetti… li porto allo studio 5 da Fellini”. “Ah… so nanetti”, replicò il pizzardone che si era avvicinato dall’alto alla macchina, “Annate… annate”.
Rete 4 alle 21, 25 presenta invece un classico di Bud Spencer come “Lo chiamavano Bulldozer” con Raimund Harmstorf, Ottaviano Dell'Acqua, Nando Paone giovanissimo, Enzo Santaniello. Botte e risate garantite. Su Italia 1 alle 21, 20 il cartone animato 00settesco “Spie sotto copertura” di Nick Bruno, Troy Quane. Tv2000 alle 21, 20 si butta sul supercattolico “La passione di bernadette” direttonel 1988 da un vecchissimo Jean Delannoy con Sydney Penny, Jean-Marc Bory, Jean-Marie Bernicat, Philippe Brigaud.
Cielo alle 21, 15 invece indaga sotto le mutande di Stefania Sandrelli in uno dei suoi erotici letterari anni ’80, “L’attenzione”, tratto da un romanzo di Moravia, diretto dal marito Giovanni Soldati con Ben Cross, Amanda Sandrelli, Arnoldo Foà. Magari è più divertente il vecchio noir di Damiano Damiani “L’angelo con la pistola” con Tahnee Welch, figlia di Raquel che molto bazzicò in Italia, Remo Girone, Eva Grimaldi, Sergio Fiorentini, Cine 34 alle 21, 15.
Rispetto ai look di Chiara Ferragni ci divertiremo sicuramente di più con i look delle protagoniste del buffo “Le streghe di Eastwick” di George Miller con Jack Nicholson, Michelle Pfeiffer, Cher, Susan Sarandon, Richard Jenkins, canale 27 alle 21, 10. Grande film da rivedere anche “Suburra” di Stefano Soillima con Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, che allora sembrò proprio qualcosa di nuovo.
Ricupero quello che ne scrissi quando uscì. “Io ti rispetto. Ma non si può fa’ sempre pippa!”. Ecco, diciamo che è questa la morale che viene fuori dalla visione di Suburra di Stefano Sollima, due ore interamente dedicate a Mafia Capitale, sceneggiato da Stefano Rulli e Sandro Petraglia di piovriana memoria e tratto dal libro dei cosceneggiatori Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo.
Un viaggio nel novembre del 2011, nei sette giorni prima dell’Apocalisse che cancellò il Governo Berlusconi e che portò Papa Ratzinger a dimettersi. In mezzo, una storia di malavita, morti ammazzati, guerre tra bande, onore e orgoglio e, soprattutto, di intrecci con la politica di destra che ha governato il paese e, soprattutto, la Roma di Alemanno.
Diciamo a metà tra i film di duri alla Ferdinando Di Leo e le nuove serie americane e italiane che vediamo su Sky, con un quanto basta di riferimenti alle grandi bellezze e alla nuova graphic novel alla Zerocalcare. Ma senza ironia, senza elementi da talk show politico (a un tratto si sente Bruno Vespa, però) o da puntata speciale di “Report”, perché Sollima fa veramente sul serio. Che dire? Per me, è una bomba.
Solo vedere Pier Francesco Favino nei panni dell’onorevole Malgradi che pippa e tromba con la celtica al collo due mignotte all’Hotel De Reussy e poi va nudo a pisciare dalla terrazza dell’albergo mentre la pioggia si scatena su Piazza del Popolo e sul suo obelisco è qualcosa che non si era mai visto nel nostro cinema. E non si è mai visto neanche la tossica Viola di Greta Scarano, qua fantastica, che vuole vendicare il suo uomo ferito, Numero 8, cioè Alessandro Borghi, il re di Ostia, e gli urla “Vai a sventrà quegli zingari di merda”.
E quando mai, in un film, si erano viste le famiglie di zingari cravattari che vivono come questo Manfredi Anacleti, interpretato dal notevolissimo Adamo Dionisi (subito il “premio Mario Brega” come coatto cinematografico dell’anno), che comanda la sua tribù in una casa rifugio piena di donne e bambini. O un pr di feste romane come il Sebastiano di Elio Germano, che solo quando suo padre, Antonello Fassari, si butta nel Tevere, scopre di essere in mano ai cravattari e che la sua vita è appesa a un filo.
Certo, il Samurai di Claudio Amendola, perfetto come sempre, è un po’ troppo simile al vero Carminati, er Cecato, il re di Roma, ma ha delle battute fantastiche. Come quando incontra Bacarozzo, il vecchio camerata dei Nar uscito di galera che vuole una fetta di torta del suo impero e gli ricorda di quando aveva un’idea nel core. “Io, ormai, l’idea me la porto qua e basta”. O quando deve rispondere di un simpatico omicidio. “Sei stato tu?” – “E’ stata Roma”. Nessuno ha toccato così da vicino la Roma fascista di questi anni. Che è poi quella che ha vinto. E che non si è presa solo Roma.
Bellissimo anche “Gone Girl”, grande noir di David Fincher con Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Kim Dickens, Emily Ratajkowski. Un capolavoro di equilibrio, costruzione e intelligenza. Non scava nelle regole del giallo, ma del matrimonio nella vita borghese americana. Criminali? No combattenti. Questioni di punti di vista, come in "House of Cards", basta che si salvi un matrimonio o le apparenze di questo o si mantenga il potere. Come nella realtà.
Amy, la grandiosa Rosamund Pike, stellina della serie di racconti per ragazzi "Amazing Amy", è una complessa, snobissima newyorkese che ha il vizio di costruirsi i rapporti, obbligando i suoi maschi a comportamenti che servono solo alla solidificazione del suo personaggio. Nick Dunne, suo adorato marito, è un bravo ragazzo del Missouri con sorella gemella che è quasi parte della sua vita e del suo essere. Arrivato a New York in cerca di gloria per fare il giornalista è stato presto inghiottito dalla crisi e restituito al paesello più sfigato di quando è partito.
I due si amano, malgrado le differenze di classe e di cultura, anche perché lui la fa impazzire subito leccandola proprio lì sotto le mutande e lui si sente più realizzato fingendo di essere al suo livello. Ma nel matrimonio, come nella vita di tutti i giorni, chi non recita un ruolo? Così i due sposini, complice la crisi e la malattia della suocera, sono tornati nel Missouri a North Carthago, dove vive la famiglia di lui, la sorella virago e il vecchio padre sporcaccione e rincoglionito. Sono i maschi americani.
Così il loro rapporto si è incrinato. Amy è scomparsa. E Nick, pur difeso dalla sorella, si ritrova la polizia alle costole. E' innocente? E lei dove è finita? Chi dei due è davvero il mostro? E qual è il rapporto fra i due, coppia senza figli dove lei è troppo colta e intelligente per vivere con un marito bello ma un po' bifolco che guarda i reality e si tromba la ragazzetta procace del posto? La detective Rhonda Boney indaga e non si fida delle prove che trova.
Il suo vice, maschio, ci casca subito. Solo le donne, per Fincher, capiscono e reggono il gioco. Non si fermano di fronte a nulla. Grande film sui rapporti di coppia e sul potere, "Gone Girl" è una variazione del noir alla Hitchcock-De Palma in salsa fincheriana, un gran divertimento capace di cambiare e farci cambiare di fronte da un momento all'altro. Dominato dalla grazia malvagia di Rosamund Pike al punto da farsi desiderare come le grandi femme fatales del cinema.
In seconda serata avete su Italia 1 alle 23, 15 un bellissimo film di animazione da far vedere al pubblico più piccolo (e non solo), “Kubo e la spada magica” di Travis Knight, figlio quarantenne del padrone e fondatore delle Nike, cioè un miliardario, che ha passato vent’anni dietro all’animazione stop motion, ha lavorato con Will Vinton, poi come animatore in Coraline, ha prodotto con la Laika Production Boxtroll e ParaNorman, prima di arrivare a questo giocattolone da 60 milioni di dollari, che è un film d’arte e il film della sua vita. ma anche film d’arte.
Troppo sofisticato, troppo artistico? Per molti è un capolavoro. Il piccolo Kubo, ragazzino sveglio con un occhio solo, doppiato nell’edizione originale dall’Art Parkinson di Games of Throne, vive con la mamma in uno sperduto villaggio dell’antico Giappone e si guadagna da vivere suonando una chitarra con tre corde e raccontando storie favolose dove i suoi origami prendono vita. Gli ordini della mamma sono di rientrare prima che faccia buio.
Ma una sera si ritrova al buio e scopre che le sorelle della mamma, due streghe, doppiate da Rooney Mara, lo stanno cercando e il vecchio nonno, doppiato da Ralph Fiennes, vuole anche l’altro occhio. Nello scontro con le streghe la mamma muore e ritorna accanto a lui come scimmia, doppiata da Charlize Theron. Al gruppo si unirà Beetle, uno scarafaggio samurai, doppiato da Matthew McConaughey, che è in realtà il padre di Kubo. Scimmia e Scarafaggio lo proteggeranno dalla furia delle streghe e del nonno, che vogliono togliere a Kubo la libertà di vivere una vita da umano.
Rete 4 alle 23, 50 passa da Bulldozer a “Cobra” di George P. Cosmatos con Sylvester con Sylvester poliziotto sbrigativo, Brigitte Nielsen, Andrew Robinson. Adoro la scena dove Marion “Cobra” Cobretti taglia la pizza con un coltellaccio assurdo e pronuncia la celebre frase “Tu sei il male, io la cura” prima di accoppare i cattivi. Sembra che esista una copia per i fans con 40 minuti in più di scene X-rated con cattivi fatti a pezzi.
Stallone, ingombrante protagonista e sceneggiatore, si lamentò col direttore della fotografia Ric Waite che stavano perdendo troppo tempo. Certo, gli rispose quello," ma se togli le mani dal culo di Brigitte Nielsen e lei la smette di mettersi in mostra con le sue guardie del corpo, forse non ci sarebbero problemi di tempo". Cine 34 alle 0, 30 per combattere Sanremo tira fuori dalla naftalina la pizza dei successi di Carmen Villani e ci mostra “Ecco lingua d’argento” di Mauro Ivaldi con Carmen assieme a Nadia Cassini.
pippo franco valeria marini gole ruggenti
Rai 3 risponde alle 0, 50 con “Taxi Teheran” di e con Jafar Panahi, seguito da un altro film del regista iraniano, “Tre volti” del 2018. Nella notte più fonda trovate di tutto, da “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini, La7 alle 3, 45, a “Gole ruggenti”, parodia di Sanremo diretta da Pier Francesco Pingitore con Pippo Franco, Pamela Prati, Valeria Marini, Leo Gullotta, Stefano Antonucci, Manlio Dovì, Italia 1 alle 2, 50. Chiudo col terribile e stracultissimo “L’alba” di Citto Maselli con Nastassja Kinski e Massimo Dapporto, Cine 34 alle 4, 45. Finì anche a Venezia…
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